Stamani ho letto un posto su Facebook di Alessandro Marinai che secondo me rappresenta il pensiero della stramaggioranza dei tifosi Empolesi. So che ogni tanto Alessandro legge il forum ma vorrei comunque riportare qui di seguito. Sulla stagione appena conclusa si potrebbe scrivere un libro. E forse non basterebbe. L'Empoli ha fallito il proprio obbiettivo. E probabilmente non meritava nemmeno di entrarci nei play off dov'è uscito giocando una gara anche positiva fra l'altro. "Fa male uscire così" è una frase gettonata nel post-gara del Bentegodi. Beh, potevate pensarci prima e guadagnare posizioni migliori in classifica anziché offrire prestazioni indecenti come quelle, per non andare troppo lontano, di Ascoli e col Cosenza in casa. L'Empoli non esce di scena per la partita contro il Chievo, questa è solo lo specchio di una stagione costellata di errori, fatta di 3 allenatori e 2 campagne acquisti sostanziose. Di una stagione inverosimile che ha portato la squadra a giocarsi le sfide decisive mentre il proprio allenatore era già seduto sulla panchina della Spal. Non vuol essere un'accusa di mancata professionalità, ma è normale che qualcosa può togliere al gruppo che dovrebbe essere focalizzato su un preciso obbiettivo. A me non è piaciuto Marino alla resa dei conti, non mi è piaciuto per come ha gestito il post Covid, per le troppe formazioni cambiate, per la scarsa voglia di vincere trasmessa alla squadra, cammin facendo è diventata una squadra prevedibile. Fin troppo. Ed è rimasta a galla per la qualità individuale dei propri calciatori, non certo per un gioco organizzato e spumeggiante. L'Empoli è entrato nei play off grazie alla classifica avulsa, vincendo contro il derelitto Livorno all'ultima giornata, nel campionato probabilmente più mediocre della storia della Serie B. Dopo aver speso una ventina di milioni. A cose normali il presidente, che a sua volta dovrebbe recitare il mea culpa ma sono sicuro che lo farà, dovrebbe chiedere conto al dirigente responsabile e sollevarlo dall'incarico. Domani stesso perché la prossima stagione è alle porte. E subito dopo scegliere un allenatore emergente, che abbia idee ed entusiasmo (in pratica l'opposto di Marino) per andare alla ricerca di giocatori funzionali per stilare un nuovo progetto, anche biennale, per costruire qualcosa di importante. Questa società ha dimostrato negli anni che i successi più grandi li ha ottenuti quando non erano preventivati, quando non venivano sbandierati. Di contro, ogni volta che l'asticella si è alzata per ammissione stessa della società (come quest'anno), le cose non sono andate bene. Tre anni fa l'Empoli ha svoltato, per comodità abbiamo tutti detto che è diventato l'Empoli 2.0, ha voluto dare un'impronta più manageriale sotto ogni punto di vista: dal rapporto con la città a quello con la stampa, mettendo i propri tesserati sotto una campana di vetro e istituzionalizzando le pubbliche relazioni. Negli ultimi anni abbiamo visto personaggi che con questo ambiente avevano poco a che fare tipo Butti e Pecini, ma l'elenco sarebbe più lungo. Purtroppo debbo constatare che non è l'Empoli il problema, ma è il calcio tutto che sta andando in questa direzione, quella in cui le big sono incanalate da anni. Oggi anche le cosiddette provinciali hanno sposato questo cliché. Anche l'Empoli. Forse era inevitabile arrivare a questo, forse il famoso management "pane e salame" che ha contraddistinto a lungo la società non era più una strada percorribile per riuscire a stare al passo. Ma la società si è dimostrata in difficoltà a cavalcare questa onda, costretta anche a prendere decisioni impopolari che l'hanno resa meno simpatica agli occhi di tanti. Poco tempo fa con fierezza veniva sventolato il motto "con poco si fa tanto" ed era vero, verissimo. Oggi si potrebbe tranquillamente capovolgere e dire "con tanto si fa poco". Mi rendo conto che probabilmente le logiche di mercato impongono questo, ma così si perde la poesia; il tifoso non vuol vivere la propria squadra di calcio come un prodotto preconfezionato o di laboratorio. Il tifoso ama la purezza, l'istinto, la passione, l'essenza di questo sport unico che va oltre il campo da gioco, va oltre i 90 minuti della partita. Ecco, tutto questo non c'è più. E manca terribilmente. A tutti ... Alessandro Marinai Facebook 05/08/2020
|