Il Forum dei Tifosi dell'Empoli F.C.

Non solo Empoli, Parliamo di Calcio in libertà

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CLAY60
view post Posted on 4/11/2009, 09:08




La colpa fu' dell'assessore allo sport. Doveva esse lui a pensarci. Per la cronaca, ieri lo Zurigo ne ha presi 6 a Marsiglia.
 
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view post Posted on 4/11/2009, 09:37
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CITAZIONE (CLAY60 @ 4/11/2009, 09:08)
La colpa fu' dell'assessore allo sport. Doveva esse lui a pensarci. Per la cronaca, ieri lo Zurigo ne ha presi 6 a Marsiglia.

lei ha firmato un divieto di mescita e non di vendita (un genio) e non si è coordinata con vinci
poi ha detto qualcosa in merito?
no
è mediocre. punto
gli ultimi 5 anni di danni
 
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lena1404
view post Posted on 5/11/2009, 14:55





“Ospite” dal Pep

. . . . Finale di CHAMPIONS a Roma, Manchester Utd-Barcellona, come sempre, solo a guardare l’incontro (preferisco così perchè i commenti continui, vedendo le partite con altri, mi danno fastidio specialmente quando ho l’esigenza di guardare la gara come lavoro, a meno che non ci sia mio figlio, che mi conosce benissimo e che parla solo alla fine del primo tempo e nell’analisi finale) che è stato degno delle aspettative ma magari non nel pronostico visto che la favorita non era certamente la squadra di Guardiola. Fatta la premessa vengo a descrivere la conseguenza di quello che è stato il mio pensiero e la mia emozione più forte alla fine dell’incontro: SONO ALLA PRESENZA DI UNO DEI PIU’, SE NON IL PIU’, BRAVO ALLENATORE DEL MONDO. Questa considerazione è stata istintiva per quello che avevo visto e cioè la sua bravura nella preparazione tattica della gara ma,sopratutto,della lettura della gara stessa “DURANTE” che è la dote migliore per un allenatore. Aggiungo che mi ha anche impressionato lo stile di stare in piedi nell’area tecnica senza fare atti inconsulti e senza isterismi con gli arbitri ma solo per dare consigli,o ordini, conforme a quello che serviva. E’ scattato in me il desiderio di conoscerlo e vedere come lavora, così, 15 gg fa con i miei due collaboratori, siamo andati a Barcellona per constatare se il mio istinto non mi aveva tradito. Siamo rimasti 4gg che hanno compreso, la gara vinta con il Saragoza per 6 a 1, e i due giorni successivi in cui ha fatto anche la preparazione tattica della partita del mercoledi di Coppa del Re.Non voglio dilungarmi troppo perche questo è il primo approccio con quello che potrebbe diventare una grande opportunità per me e cioè: INTERAGIRE ATTRAVERSO IL MIO BLOG PER PARLARE DELLA COSA CHE AMO PIU’ AL MONDO(escludendo la famiglia naturalmente)e cioè “IL CALCIO”.
Vedremo se quello che tutti mi dicono è vero e cioè che internet è il futuro.

A presto.

Gigi Cagni


Sempre un grande Mister ..... image image
 
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CLAY60
view post Posted on 5/11/2009, 15:44




Sempre. Ha scritto un capitolo intero della nostra storia.
 
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view post Posted on 9/11/2009, 17:28
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Campione Bronostico 2009/10 - 2011/12 ; Campione TotoMondiale 2010

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Vieri scuote il mondo del calcio
Cristian Vieri, annunciando il suo ritiro dal calcio giocato, dalle aule del tribunale dichiara che i giocatori dell'Inter firmarono una clausola dove non dovevano rivelare il piano Moratti-Telecom di elimininare le squadre più forti penalizzandole dalla serie A, unico modo per dar vita al ciclo Inter . "Sono pronto a far vedere il documento, tutti sapevano, sono stato ingannato perchè spiato telefonicamente, non mi riesco a tenere dentro queste cose" -dichiara Bobo, che continua : " Il 70% del contratto veniva pagato dall’Inter, mentre il 30% da Telecom , azienda per la quale mi fecero fare da testimonial per una campagna pubblicitaria. Il tutto allo scopo di pagare meno tasse. Di questa questione ne ho parlato unicamente con il signor Ghelfi dell’Inter, concordando il tutto con lui, mi dispiaceva per la Juventus perchè ho affetti con loro,lo stesso per il Milan, ma credevo di fare del bene al mio presidente che come doppie personalità ne ha da vendere». Ieri è stata ascoltata anche la fidanzata del calciatore Melissa Satta: «Quando la notizia uscì sui giornali nel settembre 2006 Bobo faticava a dormire preso dall’ansia e dalla preoccupazione, fino a dover consultare uno psicologo. Da allora esce poco e ha sempre il timore di essere seguito. Abbiamo in passato addirittura pensato di ingaggiare una guardia del corpo, ma poi la fede gli ha dato la forza di ammettere tutto, il vero motivo e ragione per imbrogliare Moggi, la Juve, il Milan, la Fiorentina , ora non c'è più ragione per fingere». Soddisfatto l’avvocato di Bobo Vieri Danilo Buongiorno: «C’è grande soddisfazioni. Ora dovremo valutare attentamente gli atti penali acquistati in questa causa, dove sono emersi fatti gravi che potrebbero portare anche alla riapertura del processo disciplinare. Ci rivarremo anche davanti alla giustizia sportiva, questa volta gli scudetti tornerebbero al loro posto, l'Inter sarà declassata da tutto ciò vinto finora e finalmente si farà chiarezza su chi è davvero Moratti e non solo».
calciomercato.com
06 Novembre 2009


Premetto che Bobone mi sta sul kaiser, e non poco.
Fatto sta che se ha detto cose vere si deve far luce. Io a Moratti santo, non ho mai creduto.
Se invece ha sparato cagate, possono benissimo denunciarlo.

Eppure la cosa che mi fa venire i brividi è che nessuna testata pare aver pubblicato queste dichiarazioni (o se lo ha fatto erano articoletti poco visibili...).

PS: ah, zeman! se ti pare dai pure un titolo più appropriato alla discussione, era per rendere l'idea di ciò che volevo dire... (ma come titolo m'è venuto fuori un po' un pastrocchio)

Ho spostato qui il messaggio, creando questa discussione per racchiudere un po' di tutto, si può far un forum con tante discussioni con il titolo molto preciso, o meno discussioni con titolo un po' generico e infilarci un po' più cose....visto che per molti il passato era con troppe discussioni, proviamo così...
zeman!


Edited by Zeman! - 9/11/2009, 18:22
 
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view post Posted on 11/11/2009, 10:38
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I numeri da brivido del calcio inglese di terza serie
(CALCIOPRESS) - Un breve e istruttivo viaggio attraverso la terza serie inglese (la Footbal League 1), che corrisponde alla nostra Prima Divisione. Una semplice rassegna di dati numerici, che esemplificano più di mille parole e non mentono mai, conferma come la vittoria di Albione sia schiacciante. Soprattutto all’interno di questa categoria professionistica, opaca e priva di identità in Italia.
Qualcuno storce ancora la bocca quando sente parlare, a proposito di calcio, del fatidico modello inglese. Un atteggiamento condivisibile se, sul versante italiano, fosse fruibile un sistema organizzativo in qualche misura antagonista rispetto a quello anglosassone. Le cose non stanno esattamente in questi termini.
In un precedente articolo abbiamo stigmatizzato su Calciopress la incredibile pletora del calcio nostrano. Ingorgato da 132 società professionistiche, 90 delle quali (che spesso di professionistico hanno molto poco) confinate nel ghetto mediatico della Prima e Seconda Divisione di Lega Pro.
Un sistema lungimirante, anche per mettersi nella condizione di attuare i controlli capaci di arginare una precarietà finanziaria non ulteriormente sostenibile, dovrebbe premere da subito per una drastica modifica del format dei campionati. In questo senso l’esempio inglese, con le sue 92 squadre distribuite su quattro serie professionistiche, è largamente vincente sotto tutti i profili.
Se qualcuno avesse ancora dei dubbi in proposito, lo invitiamo a fare con noi un breve ma istruttivo viaggio dentro la terza serie inglese (la Footbal League 1), che corrisponde alla nostra Prima Divisione. Si accorgerà, attraverso una semplice rassegna di dati numerici che non mentono mai, come la vittoria di Albione sia schiacciante soprattutto all’interno di questa categoria professionistica da noi così opaca.
La FL1 conta 24 squadre, contro le 36 della Prima Divisione italiana, inserite in un girone unico. L’elemento che dimostra, in modo inconfutabile, come questo modello organizzativo sia nettamente vincente (anche e soprattutto per la sua agilità) rispetto all’obsoleto format nostrano è rappresentato dall’affluenza del pubblico negli stadi. Perché il calcio senza tifosi è morto e, in Italia, la fine è ormai prossima vista la disaffezione degli appassionati.
Vi sottoponiamo una breve rassegna di quella che in inglese si chiama attendence, aggiornata ad oggi 30 ottobre. Sono dati che fanno rabbrividire, se raffrontati con quelli risicati della povera consorella italica. Senza contare che una ricerca analoga sul nostro incerto fronte è, di fatto, impossibile. In pari data, il sito web della Lega Pro non consente di raccogliere alcun elemento numerico sull’affluenza negli stadi. Il relativo link risulta, infatti, non cliccabile.
La specifica graduatoria in terza serie inglese vede ai primi cinque posti (i dati si riferiscono all’affluenza media): 1) Norwich City (24.108); 2) Leeds United (23.527); 3) Southampton (19.545); 4) Charlton (16.856), 5) Hudderfield (12.877). In questo scorcio di campionato il record assoluto di pubblico in una gara spetta al Leeds United (31.838 spettatori nella partita giocata con il Charlton il 03/10/2009). Il club con la media più bassa è l’Hartlepool (3.601), il solo che ha una media inferiore ai 4mila spettatori. La media generale per gara, distribuita sulle 24 squadre partecipanti, è di 8.864 spettatori. Questo è calcio ad alti livelli, anche se si gioca in FL1.
I siti web delle 24 società inglesi iscritte alla FL1 sono dei veri gioielli e rappresentano una fonte di informazione eccelsa rispetto al mediocre livello della maggior parte di quelli delle consorelle italiane (fermo restando che in alcuni casi il sito web non esiste o esiste sulla carta, essendo di fatto una scatola vuota). I biglietti possono essere comprati direttamente sul sito per via internet. Questo semplifica al massimo la circolazione dei tifosi e contribuisce a giocare in stadi sempre affollati, quasi al limite della capienza (l’indice di occupazione medio supera l’80%).
Se, al termine di questo fugace ma istruttivo viaggio nel calcio di terza serie inglese (che ci riproponiamo di approfondire meglio e consigliamo vivamente al presidente della Lega Pro, Mario Macalli) qualcuno se la sente ancora di difendere il modello italiano e di storcere la bocca di fronte a quello di oltre Manica, è certamente libero di farlo.
Resta il fatto che, di fronte a numeri tanto schiaccianti, non si vede come una tale tesi possa ritenersi ancora sostenibile nel terzo millennio. Per di più in presenza di una pari categoria italiana che appare, salvo eccezioni come quella rappresentata dai tifosi dell’Hellas Verona (che sono un caso a parte e si trovano in Prima Divisione per avventura), alla deriva e spesso in balia di se stessa.

Sergio Mutolo


Stadi fatiscenti, punto critico del sistema calcio
(CALCIOPRESS) – L’11 settembre 2008 una società di consulenza, la StageUp Sport & Leisure Business, giunse alla conclusione cui da tempo sono giunti i coraggiosi tifosi che hanno ancora voglia di assistere alle partite dal vivo. Vale a dire che gli stadi italiani, per limitarsi a quelli della Serie A, sono tra i più obsoleti e i meno frequentati d’Europa.
L’analisi venne illustrata a Parma, in una Tavola Rotonda organizzata con la locale Università degli Studi, dal titolo “L’impiantistica per lo sport: una risorsa per la collettività”, per presentare il nuovo master in organizzazione dello sport e dello spettacolo sportivo (Moss) che lo stesso ateneo emiliano ha messo a punto proprio insieme a StageUp.
I punti salienti di quella interessante disamina sono ancora oggi interamente validi e vale la pena di passarli ancora in rassegna.
1. I 16 stadi nei quali giocano le 20 società della massima serie italiana di calcio, la cui età media è di 67 anni, sono obsoleti. Quelli della Bundesliga e della Liga hanno un’età media di 46 anni. Gli impianti della Premier League inglese, pur gravati da un età media di 72 anni, hanno beneficiato di importanti ristrutturazioni. Senza considerare che, nell’ultimo ventennio, sono stati costruiti vari impianti nuovi e multifunzionali: l’Emirates Stadium di Londra (nuovo stadio dell’Arsenal), inaugurato nel 2006, l’Old Trafford (di proprietà del Manchester United), ristrutturato nel 2005 e il City of Manchester Stadium aperto nell’agosto del 2003.
2. Gli stadi della serie A italiana sono i meno frequentati d’Europa. Il tasso di riempimento medio è infatti pari al 53% (dati della stagione 2007/2008), valore che rappresenta la risultante del rapporto tra numero medio di spettatori e capienza media degli impianti. Tutti gli altri maggiori campionati di calcio europei hanno un tasso di riempimento che supera i tre quarti della loro capienza e tengono a rispettosa distanza le medie del pubblico italiano. In testa la Premier League inglese, con una percentuale del 92%. Seconda la Bundesliga tedesca con l’84% e terza la Ligue 1 francese con l’80%. La Liga spagnola si attesta appena uno scalino più sotto, con un più che significativo 76%.
3. Questi dati sottolineano la necessità, non solo per il calcio ma per il Sistema Italia, di avviare la costruzione di nuovi stadi multifunzionali di terza generazione. Ciò potrebbe avvenire attraverso il ddl in discussione alla Camera, che però va avanti tra stop and go e finora rimane solo teorico.
4. E’ ormai necessario costruire stadi in cui la gente possa vivere tutta la settimana. Uno stadio che vive solo nel momento della partita, non permette infatti di recuperare i costi necessari alla costruzione né di avviare proficue politiche di marketing.
5. Gli impianti polifunzionali creano numerosi vantaggi per le società, il primo dei quali è quello di colmare il gap della sicurezza. Senza contare che stadi obsoleti sono anche causa di mancati ricavi accessori per le società, che restano facile preda delle pay per view. Tuttavia, in un momento di crisi come quello che il mondo sta attraversando travolto da scandali finanziari a ripetizione, pochi sodalizi in Italia sono in grado di autofinanziare la costruzione dello stadio di club.
6. Oggi le società dipendono dallo stadio virtuale (quello della pay per view), che genera reddito ma allontana gli spettatori-tifosi e inaridisce uno spettacolo che vive anche del calore del pubblico.
La soluzione resta dunque una e una sola, vale a dire offrire al pubblico che frequenta gli stadi e assiste alle partite dal vivo una comodità maggiore rispetto a quanto non faccia la stessa tv.

Sergio Mutolo
 
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view post Posted on 11/11/2009, 16:24
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PETRUCCI
«Ingaggi e stadi io la penso così»
«Il calcio può ridurre i costi solo riducendo gli stipendi Roma e Lazio da scudetto riempirebbero l’Olimpico...»

Hanno partecipato il Direttore Alessandro Vocalelli, Sergio Rizzo, Mario Arceri, Leandro De Sanctis, Marco Evangelisti, Luigi Ferrajolo, Dario Torromeo, Francesco Volpe
Il presidente del Coni, Giovanni Petrucci, al Corriere dello Sport-Stadio. Una visita gradita e costruttiva, un colloquio serrato di oltre due ore, spaziando attraverso tutte le tematiche dello sport, dal calcio alle altre discipline, dall’imminente Olimpiade invernale di Vancouver alla candidatura italiana per i Giochi del 2020, dal problema degli stadi di calcio alle iniziative italiane per ottenere l’organizzazione di eventi di grande valenza internazionale, all’impegno, infine, per la diffusione dello sport nelle scuole, un mondo finora proibito e che ora si apre grazie all’accordo recentemente firmato con il Ministro Gelmini e che verrà presentato il prossimo 2 dicembre. Senza dimenticare il primo amore, il basket, per il quale ha lavorato da segretario generale e da presidente della Federazione per tanti anni, e che non sta attraversando un momento particolarmente felice. E proprio il basket gli offre l’assist per riproporre un tema che da sempre è un suo cavallo di battaglia: l’eccessivo numero di stranieri.
Nel panorama dello sport italiano, è forse la disciplina che presenta i margini maggiori di ombre.
«Giudico un presidente per il lavoro di anni. Meneghin guida la Fip da soli nove mesi, è appena arrivato, deve ancora raccogliere i frutti del suo impegno».
Si tratta comunque di uno sport ormai da tempo in declino.
«In parallelo con la proliferazione degli stranieri. Finchè continueremo a vedere squadre che in campo mandano cinque giocatori stranieri, la pallacanestro non farà un solo passo avanti».
Però con gli stranieri si vince: Siena domina da anni il campionato.
«Appunto. Le auguro di sfondare anche in Europa, ma per il momento vince solo in Italia. E gli spettatori cominciano a diminuire, lo dicono le statistiche. Le mie simpatie vanno a squadre come Roma o Treviso perchè investono su giocatori giovani e italiani».
Gli italiani costano di più.
«E’ così da dieci anni. Credo che la stessa Giba sarebbe disponibile a mettere dei tetti ai compensi in cambio di una utilizzazione soddisfacente dei giocatori italiani. La meritocrazia? Giusta, ma se non giochi non diventerai mai forte».
In più c’è la figuraccia fatta dalla Nazionale.
«Che tuttavia ha alle spalle due titoli europei e due argenti olimpici. Ma il problema esiste, inutile negarlo. Tra l’altro è cambiata anche la filosofia: le nazionali giocano solo dopo la fine del campionato. Noi abbiamo tre fenomeni nella Nba, ma arrivano da una realtà diversa, con ritmi e regole differenti. Non è come inserire nel calcio Rossi o Toni ».
Il problema degli stranieri esiste anche nel calcio.
«Ma, se si eccettua l’Inter, la situazione è ben diversa da quella del basket, dove la presenza massiccia degli stranieri è generalizzata. E poi nell’Inter Balotelli e Santon giocano, e dai vivai delle nostre squadre continuano ad uscire talenti».
Anche l’Inter monopolizza il campionato.
«Sono convinto che anche Moratti prima o poi si renderà conto che gli italiani pagano. E lui sceglie gli stranieri, ma non è a capo di un movimento che vuole esclusivamente giocatori stranieri. E comunque io tiferò sempre, nel calcio come nel basket, per le squadre con tanti italiani».
E’ tornato Nesta.
«E a grandi livelli, eppure nessuno mette nel dovuto risalto quanto ha fatto, l’anno di sosta forzata, il modo con cui è uscito dai suoi guai, la correttezza, l’educazione, la professionalità».
Ha rinunciato alla Nazionale.
«Ci sono rinunce e rinunce. Nesta ha rinunciato in un determinato momento. Non ha dato la sua disponibilità? Ma nemmeno Lippi gliel’ha mai chiesta, a lui come a Totti. Magari lo chiama e Nesta dice sì».
Per Cassano invece la porta della Nazionale è sbarrata.
«Io ho una stima e una simpatia particolare per Cassano, però nessun esperto di sport può sostenere che un giocatore forte si possa inserire bene in qualsiasi squadra. Undici fenomeni non fanno mai una squadra fenomenale. E comunque Lippi ha abbastanza esperienza per sapere cosa serve alla Nazionale ».
Restiamo al calcio: a gran voce i presidenti reclamano la possibilità di costruire stadi propri.
«Se ne parla da una vita, ma negli ultimi dieci anni, da che sono presidente del Coni, hanno costruito solo quello di Reggio Emilia ed ora stanno costruendo a Torino quello della Juventus. La verità è che gli stadi non si annunciano: si fanno».
E l’Olimpico a Roma sembra funzionare.
«Sappiamo come farlo fruttare. Un concerto consente un incasso cinque volte superiore a quelli di un Roma-Lazio».
Vive dunque grazie ad eventi non sportivi.
«Forse è umiliante che un impianto costruito per il calcio e l’atletica debba trovare altrove risorse. Tra l’altro è uno stadio a cinque stelle che ha fatto una gran bella figura con la finale di Champions».
Dicono che la pista di atletica non consenta di vedere bene le partite, e così gli spettatori diminuiscono.
«Tanti stadi in Europa ce l’hanno e sono ugualmente sempre pieni. Se Lazio e Roma lottassero per lo scudetto, all’Olimpico verrebbe più gente. Il calo del pubblico non di- pende dagli stadi. E’ endemico del nostro calcio, e comunque la tendenza si è invertita negli ultimi due anni».
Le società sostengono che la crisi è accentuata dalla mancanza di stadi di proprietà.
«Non voglio nemmeno sentirlo dire. Basterebbe pagare meno i giocatori: l’80% delle risorse dei club va via in compensi».
Milan e Inter, con le cessioni di Kaka e Ibrahimovic, hanno aperto una strada.
«Brave a rinunciare ad alcune stelle e a continuare a lottare alla pari di Barcellona e Real Madrid che hanno invece investito tantissimo».
Ingaggi troppo alti, dunque, ma il problema degli stadi è reale.
«Non lo nascondo, ma siccome se si faranno passeranno degli anni, e sette, non due, nel frattempo bisogna trovare dei rimedi all’interno dei club per sistemare i bilanci».
Per i Mondiali del ‘ 90 furono costruiti nuovi impianti, poi considerati cattedrali nel deserto.
«Anche perchè l’avvento della pay-tv ha spinto i tifosi a seguire comodamente da casa le partite. Da allora sono passati 19 anni e in 19 anni cambia tutto».
Una nuova generazione di impianti è necessaria se l’Italia vuole ottenere l’organizzazione degli Europei.
« Altrimenti la candidatura sarebbe improponibile, e Abete lo sa».
Forse allo stadio non si va più anche per timore di episodi di violenza.
«Quand’ero alla Federcalcio monitorammo il fenomeno del tifo, e sembra che oggi la situazione sia nettamente migliorata. Da tempo non avvengono più incidenti all’interno dello stadio».
Eppure Fabio Capello recentemente ha parlato dei club italiani ostaggio degli ultras.
«Credo che volesse riferirsi al condizionamento che alcune frange di tifosi vogliono imporre ai club».
Comunque un giudizio inopportuno.
«Sì. E’ molto antipatico che, quando si va all’estero, si venga poi a dare lezioni facendo vedere che il luogo dove stai è un eden felice. E’ vero, in Italia ci sono ancora problemi, ma gli episodi di violenza sono in diminuzione e aumentano le iniziative anche di legge per contrastarli. In Inghilterra, invece, il fenomeno degli hooligans non è stato ancora debellato, solo che lì non enfatizzano gli episodi negativi. Ripeto, da noi eventuali incidenti ormai avvengono solo all’esterno degli stadi. In circostanze analoghe, in Inghilterra la repressione è più dura, utilizzando ad esempio la polizia a cavallo, noi adottiamo altri provvedimenti».
Torniamo alla Nazionale: da tifoso, chi vedrebbe in panchina dopo Lippi?
«Spetta ad Abete, che è bravo e che sta lavorando assai bene e al quale andrebbe riconosciuto il merito del titolo mondiale del 2006, così come a De Gaudio, da capodelegazione, spettò quello per la vittoria di Madrid nel 1982. Ha sofferto in silenzio, gli spetta il riconoscimento morale di aver guidato il calcio italiano a quello splendido risultato
Troppi stranieri, nel calcio come nel basket Ma almeno l’Inter fa giocare Balotelli e Santon, Siena schiera cinque americani Nesta è tornato a grandi livelli. La rinuncia alla maglia azzurra? Lippi non l’ha convocato E per Cassano il ct sa cosa serve alla Nazionale I club in crisi prendano esempio da Milan e Inter: cedute le stelle, restano competitivi in Champions come Barcellona e Real Madrid

corriere dello sport
 
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CLAY60
view post Posted on 12/11/2009, 11:04




Il Siena scarica anche Baroni e ririprende Beretta. Tanto quest'anno un li salva nessuno!
 
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view post Posted on 12/11/2009, 14:17
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CITAZIONE (CLAY60 @ 12/11/2009, 11:04)
Il Siena scarica anche Baroni e ririprende Beretta. Tanto quest'anno un li salva nessuno!

et voilà! scommetto una brioches che BERETTA salva il Siena anche quest'anno.. ho già in ballo una scommessa per un caffè, così facciamo caffè e brioches.. che ne dici? ^_^
 
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view post Posted on 12/11/2009, 18:07
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I giocatori dovrebbero essere pagati meno gli stipendi assorbono l’80% delle risorse
E’ GIUSTO TAGLIARE GLI INGAGGI?

Beppe MAROTTA a.d. Sampdoria «Sarebbe etico ma cambiamo prima lo status»
L’amministratore delegato della Sampdoria Beppe Marotta spiega:
«L’assioma “chi più spende più vince” non credo funzioni sempre. Detto questo, le cause degli ingaggi alti sono tre. Primo: la concorrenza che non è solo interna, ma sopratutto esterna, se è vero come è vero che nel 2011 rischiamo di perdere quota nel ranking e di portare solo tre club in Champions. E’ chiaro che i grandi giocatori se all’estero prendono di più se ne vanno. Secondo: ci mancano i ricavi del botteghino che, rispetto agli inglesi, per esempio, ci mettono 500 milioni di euro sotto nel match day. Terzo: la cultura. E spiego: l’Arsenal può decidere di rifondare, vendere i pezzi forti e nessuno dice nulla. Da noi se fai giocare i ragazzi e perdi 5-0 ti contestano fuori dallo stadio. Aggiungo a questo che, nel calcolo lordo, l’Italia per tassazione batte tutti: 500 mila euro di ingaggio sono 1006 in Italia, 924 in Inghilterra, 912 in Germania e 680 in Spagna. Calmierare gli ingaggi sarebbe giusto per un fatto etico: ma con una legislazione diversa, che non consideri più i calciatori lavoratori subordinati. Sono aziende, per me vanno equiparati agli artisti».
Sergio CAMPANA presidente Aic «In pochissimi prendono tanto La massa no»
L’avvocato Campana, presidente dell’Aic, commenta così le parole del presidente del Coni Gianni Petrucci: « Credo che definire alti gli ingaggi dei calciatori significa affrontare un discorso generalizzandolo probabilmente troppo. Bisogna vedere quali giocatori sono pagati troppo. Dei nostri tremila, per esempio, qualche centinaio può avere ingaggi im- portanti » . Campana va avanti nel ragionamento:
« Sì, perché nella stessa serie A, e così in serie B, per non dire in prima e in seconda divisione, ci sono ingaggi normalissimi. E potrei aggiungere che ci sono situazioni, penso sopratutto alla prima e alla seconda divisione in maniera più massiccia, in cui bisogna anche vedere quando li prendono questi ingaggi » . Il presidente dell’Aic conclude la sua riflessione sulle parole del presidente del Coni:
« Mi spiace ma anche il riferimento percentuale non mi sembra esatto: l’ 80 per cento delle risorse, non credo. Insomma, l’approccio dal mio punto di vista è semplicistico e un po’ superficiale. Ripeto, in ogni settore della vita sociale ci sono i top. Ma conta la maggioranza».
Massimo GILETTI tifoso Juventus «Il calcio non può più permettersi stipendi così alti»
Massimo Giletti, presentatore tv e tifoso della Juventus, crede che, di fronte all’attuale crisi, il calcio non possa permettersi più gli ingaggi esistenti: «Se si sono fatti certi contratti ai calciatori, soprattutto ai fuoriclasse, vuol dire che il sistema calcio poteva permettersi spese del genere. Oggi secondo me non è più così: la crisi imperversa e va fatta una riflessione. Una soluzione potrebbe essere un gesto da parte dei calciatori. Di fronte alla situazione attuale loro potrebbero fare dei sacrifici, tagliandosi gli stipendi o accordandosi per spalmare su più anni le cifre da percepire: sarebbe davvero un bel segnale. Il Paese avrebbe bisogno di un gesto del genere, i tifosi che non vanno allo stadio per mancanza di soldi aumentano » .
Per Giletti c’è anche una responsabilità delle società: «E comunque la colpa è anche dei club: si è investito troppo sui calciatori, mentre per esempio sugli stadi è mancato lo stesso tipo di impegno economico, e oggi spunta il problema degli stadi. Il calcio non è più quello di una volta»
Beppe BOZZO avvocato calciatori «Le eccezioni sono necessarie Poi giusti i tetti»
L’avvocato Beppe Bozzo cura gli interessi di diversi calciatori: da Cassano a Grosso, da Quagliarella a Pizarro, a Rosina, Perrotta, Palladino, Modesto. Ecco il suo punto di vista:
«Direi che per alcuni calciatori, se le squadre italiane vogliono restare competitive rispetto alle grandi società europee, è giusto fare eccezioni sugli ingaggi. Pensate uno come Pato quante socie- tà potrebbe trovare se non avesse l’ingaggio che ritiene adeguato. Insomma, non si può pretendere che i club come Juve, Inter e Milan abbassino troppo dovendosi confrontare con la Champions e i giganti d’Europa. Altri ingaggi, invece, e questo discorso riguarda anche gli stessi top club, non sono giustificati comunque e una maggiore avvedutezza quando si fanno i contratti sarebbe auspicabile, modulandoli a obiettivi e risultati. Credo che i tagli indiscriminati, è stato dimostrato anche in passato, non servono a nulla. Ma ci sono molti club che lavorano con i tetti e quella mi sembra una politica sana che semplifica anche il lavoro di chi deve gestire gli interessi di un calciatore. Sai quanto puoi chiedere, senza trattative estenuanti».


Se la Roma e la Lazio lottassero per lo scudetto lo stadio Olimpico sarebbe sempre pieno
E’ VERO CHE IL PROBLEMA DI LAZIO E ROMA NON SONO GLI STADI?

Gian P. MONTALI coord. tec. Roma «Stadi di proprietà l’unica salvezza per il calcio futuro»
ROMA - «Non credo assolutamente che ci fosse ironia da parte del presidente del Coni Gianni Petrucci, quando ha parlato di Olimpico pieno con Roma o Lazio in grado di puntare allo scudetto » : così il coordinatore tecnico della Roma, Gian Paolo Montali, ha voluto rispondere a quella che poteva essere interpretata anche come una provocazione, soprattutto nei confronti di una società come la Roma che recentemente ha presentato la sua idea di stadio. Montali, come la proprietà giallorossa del resto, è comunque convinto che calcio italiano non possa non passare attraverso gli stadi di proprietà:
« L’Olimpico è uno stadio straordinario, nessuno credo possa pensare il contrario. Ma il problema non è certo l’Olimpico. Io credo che lo stadio di proprietà sia l’unica via percorribile per avere in futuro un calcio sostenibile, è l’unica ancora di salvezza per due fattori a mio giudizio fondamentali: il primo è quella della cultura sportiva perché vorrebbe dire senso d’appartenenza e d’identità; il secondo fattore ovviamente è di natura economica» .
Claudio LOTITO presidente Lazio Nessuno parla «No, preferiamo non rispondere»
«Preferiamo non commentare » .
Questa la magra reazione della Lazio alle parole del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che, ospite nella redazione del nostro giornale, aveva risposto alla domanda sugli stadi di proprietà con un eloquente « se Roma e Lazio lottassero per lo scudetto, lo stadio Olimpi- co sarebbe sempre pieno » .
Il club biancoceleste ha invece evitato la risposta, il presidente Lotito non ha voluto interrompere il suo silenzio stampa nonostante la sollecitazione e la centralità dell’argomento per la politica aziendale mostrata in questi ultimi anni dalla Lazio, perché lo stesso patron biancoceleste ne ha fatto un cavallo di battaglia peraltro cavalcato a ogni pie’ sospinto.
Nessun segnale però questa volta dai vertici del club e dall’ufficio stampa della società, che ha chiesto il silenzio. Una pratica tutta italiana, quella del silenzio stampa, per affrontare le crisi di risultati.
Zibì BONIEK tifoso Roma «Con i risultati la gente tornerà all’Olimpico»
Zbigniew Boniek, ex attaccante di Juve e Roma, si allinea alla tesi sostenuta da Petrucci al nostro giornale: «Assolutamente non sono gli stadi i problemi delle due squadre romane. L’Olimpico si riempirebbe di nuovo se Roma e Lazio giocassero per obiettivi più grandi, scudetto o comunque zone alte della classifica. Sono d’accordo con il Presidente Petrucci» . Boniek però, è convinto che i due club della Capitale debbano avere l’ambizione di possedere impianti di proprietà: «Lo stadio è sicuramente un diritto. Lo hanno tutti i club d’Europa, è giusto che anche Roma e Lazio ne abbiano uno loro. Un impianto moderno dove si possa vedere bene la partita, costruito per il calcio. Ma ripeto: se le due squadre tornassero a lottare ai vertici del campionato, anche l’Olimpico tornerebbe a riempirsi, è stato sempre così, non vedo perché la situazione debba essere cambiata. La gente, i tifosi, vogliono i risultati: se questi non arrivano il pubblico può disamorarsi e la conseguenza più logica è il calo delle presenze allo stadio » .
Dino ZOFF tifoso Lazio «Stadio pieno se si gioca per il vertice»
Dino Zoff, ex allenatore e presidente della Lazio, è convinto che se Roma e Lazio fossero impegnate nella lotta per lo scudetto, l’Olimpico tornerebbe a riempirsi:
«Ho letto le parole di Petrucci e credo che abbia ragione. D’altronde è stato così solo fino a qualche tempo fa. Quando la Lazio e la Roma si giocavano lo scudetto con Juve, Milan, Inter, o anche tra di loro, l’Olimpico era praticamente pieno tutte le domeniche» .
Anche Zoff è convinto dell’utilità e quasi della necessità degli stadi per tutte i club, ma l’affluenza secondo lui dipende dal grado di soddisfazione dei tifosi: « Lo stadio di proprietà è un’altra storia, qui il problema è legato alle ambizioni delle società. Certo, con gli impianti creati per il calcio, senza barriere e piste di atletica varie, la partita si vedrà meglio, ma la differenza la fa la competitività della squadra. Se la Lazio va bene, la gente tornerà allo stadio. Stesso discorso vale per la Roma. Due squadre da vertice riporterebbero i propri tifosi all’Olimpico e poi ci sarebbe tutto il tempo di parlare dei nuovi stadi» .

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view post Posted on 7/12/2009, 19:04
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Rissa fra genitori, Pulcini a casa
I dirigenti: "Ci vergogniamo"
Un acceso diverbio sugli spalti spaventa i bambini in campo: i due allenatori decidono di sospendere la gara fra Affrico calcio e Firenze Sud ritirando le squadre. Il d.s. spiega: "Quel gesto non ci appartiene. La partita sarà recuperata e organizzeremo una festa"

FIRENZE, 7 dicembre 2009 - "Ci vergogniamo per quanto accaduto, ma quell'invito a picchiare urlato da un adulto ai nostri bambini non ci appartiene e per rimediare abbiamo già programmata una serie di iniziative". Così il direttore sportivo della società Affrico calcio, Matteo Petrachi commenta la sospensione della gara tra i Pulcini dell'Affrico e del Firenze Sud perchè dalle tribune arrivavano inviti ad un agonismo sfrenato. "Lavoriamo con 250 ragazzi, cinque anni fa ne avevamo 50. Insegniamo a giocare e trasmettiamo valori - spiega Petrachi -, per questo dico che quel gesto non ci appartiene. Da molti siamo ritenuti un esempio. La partita sarà recuperata e in quella occasione organizzeremo una festa. Ho già parlato con l'altra società e c'è l'ok: faremo entrare in campo i ragazzini tenendosi per mano, faremo il cosiddetto "terzo tempo" a fine gara e poi una merenda che coinvolga tutti". All' Affrico lavora come consulente Celeste Pin, ex stopper della Fiorentina e dal vivaio della società sono usciti diversi giocatori che sono arrivati al professionismo: l'ultimo è l'attaccante dell'Albinoleffe Marco Cellini che nelle ultime due stagioni ha segnato per i bergamaschi 28 reti.
Una partita fra Pulcini l'episodio — Ieri l'episodio: una lite in tribuna tra i genitori; i giocatori, tutti della categoria Pulcini, età 8 anni, che si spaventano e non riescono più a giocare; quindi la decisione degli allenatori di ritirare le squadre dal campo. L'episodio è avvenuto a Firenze durante la gara Affrico-Firenze Sud ed è stato riportato oggi dal quotidiano Il Firenze. I bambini stavano disputando la loro partita - una gara di esibizione - al campo sportivo di viale Fanti, sede della società Affrico, una delle polisportive più antiche di Firenze. Ad un certo punto, però, nel secondo tempo, genitori e parenti dei bambini hanno cominciato ad offendersi. La lite si sarebbe scatenata dall'eccessivo incitamento di un padre che pretendeva più agonismo e più cattiveria. Un suggerimento lontano dal fair play che dovrebbe valere sempre nello sport e in particolare a livello giovanile, e che ha scatenato una furibonda discussione. Anche i due allenatori in campo si sono messi a discutere. Le urla hanno talmente spaventato i bambini da inibirli nel seguire il gioco. Si sono fermati per la paura di quello che stava succedendo tra i loro familiari. Uno dei due allenatori, sembra quello del Firenze Sud, ha deciso di ritirare la squadra, seguito dal collega. Oggi partirà il report alla Figc, un resoconto dovuto al termine di ogni incontro disputato sotto l'egida della federazione in cui verrà spiegato il motivo dell'interruzione della partita.

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CLAY60
view post Posted on 9/12/2009, 08:49




Purtroppo non un caso isolato.
 
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lena1404
view post Posted on 9/12/2009, 09:15




Vero clay ....però che tristezza ....
a me fortunatamente non è mai successo con Lenino ....
ma non capisco come si possano avere certi atteggiamenti ...
 
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CLAY60
view post Posted on 9/12/2009, 09:48




Quando si abdica alla morale o a certi valori, tutto diviene possibile.....
"Il sonno della ragione genera mostri" (Goya)
 
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159 replies since 22/10/2009, 06:20   2083 views
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