| I giocatori dovrebbero essere pagati meno gli stipendi assorbono l’80% delle risorse E’ GIUSTO TAGLIARE GLI INGAGGI? Beppe MAROTTA a.d. Sampdoria «Sarebbe etico ma cambiamo prima lo status» L’amministratore delegato della Sampdoria Beppe Marotta spiega: «L’assioma “chi più spende più vince” non credo funzioni sempre. Detto questo, le cause degli ingaggi alti sono tre. Primo: la concorrenza che non è solo interna, ma sopratutto esterna, se è vero come è vero che nel 2011 rischiamo di perdere quota nel ranking e di portare solo tre club in Champions. E’ chiaro che i grandi giocatori se all’estero prendono di più se ne vanno. Secondo: ci mancano i ricavi del botteghino che, rispetto agli inglesi, per esempio, ci mettono 500 milioni di euro sotto nel match day. Terzo: la cultura. E spiego: l’Arsenal può decidere di rifondare, vendere i pezzi forti e nessuno dice nulla. Da noi se fai giocare i ragazzi e perdi 5-0 ti contestano fuori dallo stadio. Aggiungo a questo che, nel calcolo lordo, l’Italia per tassazione batte tutti: 500 mila euro di ingaggio sono 1006 in Italia, 924 in Inghilterra, 912 in Germania e 680 in Spagna. Calmierare gli ingaggi sarebbe giusto per un fatto etico: ma con una legislazione diversa, che non consideri più i calciatori lavoratori subordinati. Sono aziende, per me vanno equiparati agli artisti». Sergio CAMPANA presidente Aic «In pochissimi prendono tanto La massa no» L’avvocato Campana, presidente dell’Aic, commenta così le parole del presidente del Coni Gianni Petrucci: « Credo che definire alti gli ingaggi dei calciatori significa affrontare un discorso generalizzandolo probabilmente troppo. Bisogna vedere quali giocatori sono pagati troppo. Dei nostri tremila, per esempio, qualche centinaio può avere ingaggi im- portanti » . Campana va avanti nel ragionamento: « Sì, perché nella stessa serie A, e così in serie B, per non dire in prima e in seconda divisione, ci sono ingaggi normalissimi. E potrei aggiungere che ci sono situazioni, penso sopratutto alla prima e alla seconda divisione in maniera più massiccia, in cui bisogna anche vedere quando li prendono questi ingaggi » . Il presidente dell’Aic conclude la sua riflessione sulle parole del presidente del Coni: « Mi spiace ma anche il riferimento percentuale non mi sembra esatto: l’ 80 per cento delle risorse, non credo. Insomma, l’approccio dal mio punto di vista è semplicistico e un po’ superficiale. Ripeto, in ogni settore della vita sociale ci sono i top. Ma conta la maggioranza». Massimo GILETTI tifoso Juventus «Il calcio non può più permettersi stipendi così alti» Massimo Giletti, presentatore tv e tifoso della Juventus, crede che, di fronte all’attuale crisi, il calcio non possa permettersi più gli ingaggi esistenti: «Se si sono fatti certi contratti ai calciatori, soprattutto ai fuoriclasse, vuol dire che il sistema calcio poteva permettersi spese del genere. Oggi secondo me non è più così: la crisi imperversa e va fatta una riflessione. Una soluzione potrebbe essere un gesto da parte dei calciatori. Di fronte alla situazione attuale loro potrebbero fare dei sacrifici, tagliandosi gli stipendi o accordandosi per spalmare su più anni le cifre da percepire: sarebbe davvero un bel segnale. Il Paese avrebbe bisogno di un gesto del genere, i tifosi che non vanno allo stadio per mancanza di soldi aumentano » . Per Giletti c’è anche una responsabilità delle società: «E comunque la colpa è anche dei club: si è investito troppo sui calciatori, mentre per esempio sugli stadi è mancato lo stesso tipo di impegno economico, e oggi spunta il problema degli stadi. Il calcio non è più quello di una volta» Beppe BOZZO avvocato calciatori «Le eccezioni sono necessarie Poi giusti i tetti» L’avvocato Beppe Bozzo cura gli interessi di diversi calciatori: da Cassano a Grosso, da Quagliarella a Pizarro, a Rosina, Perrotta, Palladino, Modesto. Ecco il suo punto di vista: «Direi che per alcuni calciatori, se le squadre italiane vogliono restare competitive rispetto alle grandi società europee, è giusto fare eccezioni sugli ingaggi. Pensate uno come Pato quante socie- tà potrebbe trovare se non avesse l’ingaggio che ritiene adeguato. Insomma, non si può pretendere che i club come Juve, Inter e Milan abbassino troppo dovendosi confrontare con la Champions e i giganti d’Europa. Altri ingaggi, invece, e questo discorso riguarda anche gli stessi top club, non sono giustificati comunque e una maggiore avvedutezza quando si fanno i contratti sarebbe auspicabile, modulandoli a obiettivi e risultati. Credo che i tagli indiscriminati, è stato dimostrato anche in passato, non servono a nulla. Ma ci sono molti club che lavorano con i tetti e quella mi sembra una politica sana che semplifica anche il lavoro di chi deve gestire gli interessi di un calciatore. Sai quanto puoi chiedere, senza trattative estenuanti».
Se la Roma e la Lazio lottassero per lo scudetto lo stadio Olimpico sarebbe sempre pieno E’ VERO CHE IL PROBLEMA DI LAZIO E ROMA NON SONO GLI STADI? Gian P. MONTALI coord. tec. Roma «Stadi di proprietà l’unica salvezza per il calcio futuro» ROMA - «Non credo assolutamente che ci fosse ironia da parte del presidente del Coni Gianni Petrucci, quando ha parlato di Olimpico pieno con Roma o Lazio in grado di puntare allo scudetto » : così il coordinatore tecnico della Roma, Gian Paolo Montali, ha voluto rispondere a quella che poteva essere interpretata anche come una provocazione, soprattutto nei confronti di una società come la Roma che recentemente ha presentato la sua idea di stadio. Montali, come la proprietà giallorossa del resto, è comunque convinto che calcio italiano non possa non passare attraverso gli stadi di proprietà: « L’Olimpico è uno stadio straordinario, nessuno credo possa pensare il contrario. Ma il problema non è certo l’Olimpico. Io credo che lo stadio di proprietà sia l’unica via percorribile per avere in futuro un calcio sostenibile, è l’unica ancora di salvezza per due fattori a mio giudizio fondamentali: il primo è quella della cultura sportiva perché vorrebbe dire senso d’appartenenza e d’identità; il secondo fattore ovviamente è di natura economica» . Claudio LOTITO presidente Lazio Nessuno parla «No, preferiamo non rispondere» «Preferiamo non commentare » . Questa la magra reazione della Lazio alle parole del presidente del Coni, Gianni Petrucci, che, ospite nella redazione del nostro giornale, aveva risposto alla domanda sugli stadi di proprietà con un eloquente « se Roma e Lazio lottassero per lo scudetto, lo stadio Olimpi- co sarebbe sempre pieno » . Il club biancoceleste ha invece evitato la risposta, il presidente Lotito non ha voluto interrompere il suo silenzio stampa nonostante la sollecitazione e la centralità dell’argomento per la politica aziendale mostrata in questi ultimi anni dalla Lazio, perché lo stesso patron biancoceleste ne ha fatto un cavallo di battaglia peraltro cavalcato a ogni pie’ sospinto. Nessun segnale però questa volta dai vertici del club e dall’ufficio stampa della società, che ha chiesto il silenzio. Una pratica tutta italiana, quella del silenzio stampa, per affrontare le crisi di risultati. Zibì BONIEK tifoso Roma «Con i risultati la gente tornerà all’Olimpico» Zbigniew Boniek, ex attaccante di Juve e Roma, si allinea alla tesi sostenuta da Petrucci al nostro giornale: «Assolutamente non sono gli stadi i problemi delle due squadre romane. L’Olimpico si riempirebbe di nuovo se Roma e Lazio giocassero per obiettivi più grandi, scudetto o comunque zone alte della classifica. Sono d’accordo con il Presidente Petrucci» . Boniek però, è convinto che i due club della Capitale debbano avere l’ambizione di possedere impianti di proprietà: «Lo stadio è sicuramente un diritto. Lo hanno tutti i club d’Europa, è giusto che anche Roma e Lazio ne abbiano uno loro. Un impianto moderno dove si possa vedere bene la partita, costruito per il calcio. Ma ripeto: se le due squadre tornassero a lottare ai vertici del campionato, anche l’Olimpico tornerebbe a riempirsi, è stato sempre così, non vedo perché la situazione debba essere cambiata. La gente, i tifosi, vogliono i risultati: se questi non arrivano il pubblico può disamorarsi e la conseguenza più logica è il calo delle presenze allo stadio » . Dino ZOFF tifoso Lazio «Stadio pieno se si gioca per il vertice» Dino Zoff, ex allenatore e presidente della Lazio, è convinto che se Roma e Lazio fossero impegnate nella lotta per lo scudetto, l’Olimpico tornerebbe a riempirsi: «Ho letto le parole di Petrucci e credo che abbia ragione. D’altronde è stato così solo fino a qualche tempo fa. Quando la Lazio e la Roma si giocavano lo scudetto con Juve, Milan, Inter, o anche tra di loro, l’Olimpico era praticamente pieno tutte le domeniche» . Anche Zoff è convinto dell’utilità e quasi della necessità degli stadi per tutte i club, ma l’affluenza secondo lui dipende dal grado di soddisfazione dei tifosi: « Lo stadio di proprietà è un’altra storia, qui il problema è legato alle ambizioni delle società. Certo, con gli impianti creati per il calcio, senza barriere e piste di atletica varie, la partita si vedrà meglio, ma la differenza la fa la competitività della squadra. Se la Lazio va bene, la gente tornerà allo stadio. Stesso discorso vale per la Roma. Due squadre da vertice riporterebbero i propri tifosi all’Olimpico e poi ci sarebbe tutto il tempo di parlare dei nuovi stadi» . corriere dello sport
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