| Pescara, tutti contro tutti. Sebastiani & c lasciano. De Cecco: "Non pagheremo i loro debiti, si rischia il fallimento". A sentirli parlare sembra un incubo. Uno di quegli incubi che ti gelano il sangue e che ti fanno venire voglia di svegliarti il più in fretta possibile. Poi ci ripensi e invece di spaventarti ti viene da ridere e pensi che no, davvero non può essere possibile. E intanto la domanda resta inevasa: la crisi del Pescara è una farsa o sta diventando una tragedia? Ieri Peppe De Cecco, dopo un lungo silenzio, ha parlato e lo ha fatto scaricando tutta la rabbia accumulata in questi giorni di polemiche seguite all’abbandono, formalizzato ieri, da Sebastiani, Di Tieri, Di Cosimo, Pirocchi e Acciavatti. Lo ha fatto scatenando nella tifoseria una preoccupazione che a tratti pareva trasformarsi in panico: « Questi soci che hanno confermato la loro uscita dalla società, sono stati scorretti e non hanno mantenuto fede ai loro impegni economici. Ora che bisogna ripianare le perdite se ne vanno dicendo di non voler saldare i debiti che anche loro, pro quota, hanno contratto. Noi restiamo, abbiamo già versato la nostra parte, ma non abbiamo alcuna intenzione di accollarci anche quello che dovevano versare loro. La città deve sapere che il Pescara finirà male e sarà colpa loro. Se entro lunedì questi signori non ricapitalizzano per le loro quote, i libri finiranno in tribunale e la società fallirà. Per il momento ho già dato incarico al direttore generale Lucchesi di vendere tutti i giocatori per i quali ci sarà qualche richiesta. Speriamo di salvarci sul campo, ma non sarà facile. Almeno così si potrà ripartire dalla Seconda Divisione. Altrimenti vorrà dire che si ricomincerà dalla Promozione, perché questo è quello che offre la città. Ma deve essere chiaro chi ha pagato, tenendo fede ai propri impegni e restando al timone della nave, e chi invece al momento di pagare ha imboccato la porta e si è chiamato fuori. Anche dopo che avevamo accettato tutte le condizioni». Un colpo che ha tramortito tutti, a un anno appena dal fallimento della Pescara Calcio s.p.a e la nascita del Delfino. Parole forti e amare alle quali però è difficile credere fino in fondo. Pensare che nomi altisonanti come Edmondo, Caldora e soprattutto De Cecco lascino il Pescara alla deriva e leghino la loro immagine a un disastro sportivo epocale, è una ipotesi difficilmente praticabile. E allo stesso modo, malgrado il costo elevato di questa stagione, è difficile immaginare che il venir meno del 30 % della società provochi un crollo così devastante. Se da un lato può essere comprensibile l’ amarezza dell’uomo che era stato il grande promotore di questa avventura, a nostro avviso è stato sbagliato lanciare questo messaggio fosse anche una semplice provocazione. Da parte sua, Sebastiani alle accuse di De Cecco ha ribattuto ricordando la mail inviata ai soci il 25 novembre, si era detto disposto a ricapitalizzare per intero, qualora la fuoriuscita del 30 % avesse portato problemi gravi alla società. «Ma dovevano avvertirmi per tempo - ha detto ieri - . Invece hanno sempre dichiarato e ribadito che la società sarebbe andata avanti lo stesso senza problemi. E adesso parlano di fallimento...?» La terza ipotesi, che potrebbe evitare complicazioni e riportare tutto alla normalità, sarebbe l’ingresso ormai molto probabile, di nuvi soci. Uno dovrebbe essere Angelo Renzetti, che nel Pescara ha già avuto un’esperienza per nulla fortunata. Lui potrebbe rilevare un 15 % mentre si stringono i contatti per un ulteriore socio. Ormai, vista l’aria che tira, va bene tutto. purchè si faccia in fretta e si cerci di salvare la stagione sul piano tecnico. Stavolta però, hanno fatto tutto i dirigenti. Non ci sono nè tifosi nè giornalisti si quali scaricare le responsabilità. Si sono rotti rapporti personali e adesso, come si dice, volano gli stracci. L’importante è che il conto non debba pagarlo il Pescara e i tifosi. Hanno già dato... Pierpaolo Marchetti Il Messaggero
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