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Antonino Currò, era il 17 Giugno del 2001, Ha avuto giustizia? NO! Dimenticato? SI!

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view post Posted on 17/2/2010, 11:25
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LA TRAGEDIA / Un ragazzo di 24 anni vittima dell' ennesima follia ultrà avvenuta domenica, prima dello spareggio con il Catania
Colpito a morte allo stadio, caccia al killer
In coma irreversibile il tifoso del Messina ferito da una bomba-carta. Indagini con le riprese tv

LA TRAGEDIA / Un ragazzo di 24 anni vittima dell' ennesima follia ultrà avvenuta domenica, prima dello spareggio con il Catania Colpito a morte allo stadio, caccia al killer In coma irreversibile il tifoso del Messina ferito da una bomba-carta. Indagini con le riprese tv MESSINA - Non saprà mai che la sua squadra del cuore è arrivata in serie B dopo nove anni di purgatorio. Il suo cuore giallorosso - come i colori del Messina - batte ancora, ma per i medici del reparto di rianimazione del policlinico Antonino Currò, 24 anni, residente a Mistretta, centro a pochi chilometri dal capoluogo, è in coma irreversibile. Probabilmente neppure un miracolo potrebbe ridargli una vita. Una vita che ha perduto domenica scorsa, allo stadio Celeste, mentre si trovava nella curva Nord per assistere allo spareggio contro il Catania per un posto nella B. Currò, un' ora prima del calcio d' inizio, è stato raggiunto al viso da una bomba-carta lanciata dalla tribunetta «Valeria», che nell' occasione ospitava i cinquecento tifosi del Catania. L' ordigno gli ha sfigurato il volto, provocandogli seri danni al cervello. Domenica sera i sanitari erano ottimisti sul recupero del giovane, poi le condizioni si sono aggravate. Così l' équipe del professor Giovanni La Rosa è stata costretta a intervenire chirurgicamente per tamponare un' emorragia al cervello. Poi altre complicazioni. Un vero e proprio calvario, non soltanto per i genitori del ragazzo, che ieri sono rimasti per tutta la giornata attaccati al vetro del reparto di rianimazione che li separa da Antonino, ma anche per gli amici che domenica si trovavano allo stadio. Un episodio di ordinaria violenza, che s' aggiunge al lancio di un bullone che aveva raggiunto a una gamba anche il questore di Messina, poco prima dell' inizio del derby-spareggio vinto dai peloritani grazie a un rigore. La Procura ha aperto un' inchiesta. Si potrebbe prefigurare già il reato di tentato omicidio colposo. A coordinare le indagini sui fatti del «Celeste» il sostituto procuratore Giuseppe Sidoti, che ieri mattina s' è recato al Policlinico per cercare di raccogliere ulteriori elementi sul petardo lanciato dagli ultrà del Catania all' indirizzo dei tifosi del Messina. Digos e polizia scientifica stanno passando al setaccio i filmati del prepartita, perché Antonino Currò sarebbe stato ripreso dalle telecamere quando s' è accasciato sui gradoni dello stadio in una pozza di sangue. Indagini estese anche a Catania e - per quel che si dice - l' autore dello scriteriato gesto potrebbe avere le ore contate. La vittima era un accanito sostenitore del Messina: seguiva la squadra anche in trasferta, talora piantando in asso i suoi fratelli, con i quali gestisce un ristorante a San Filippo del Mela, presso Milazzo. La tragedia che ha colpito la famiglia Currò ha pure cancellato i festeggiamenti per la tanto sospirata promozione. L' ha esternato anche il sindaco, Salvatore Leonardi, che ieri mattina ha incontrato, a Palazzo di Città, i calciatori neopromossi, i dirigenti, il presidente della società, Emanuele Alliotta, e l' intero staff. Il primo cittadino, mentre si trovava col team giallorosso, ha telefonato dal salone di rappresentanza ai sanitari del Policlinico per avere notizie sulle condizioni del tifoso. «Purtroppo i medici hanno riferito che Antonino Currò viene tenuto in vita artificialmente - ha comunicato Leonardi ai calciatori -. Se il cuore batte ancora è perché si tratta di un giovane di 24 anni». Si è parlato della tragedia anche nell' incontro che la squadra ha avuto con l' arcivescovo Giovanni Marra e con il presidente della Provincia, Giuseppe Buzzanca. Da tutti è arrivata la condanna per un episodio che ha macchiato di sangue quella che doveva essere una festa del calcio siciliano. Corrado Maiorca I PRECEDENTI 1979: IL CASO PAPARELLI La tragedia di Antonino Currò è l' ennesimo atto di una trama di violenza folle attorno al calcio italiano. Una delle prime vittime fu Vincenzo Paparelli (foto), il tifoso della Lazio colpito a morte da un razzo lanciato dalla curva opposta dello stadio Olimpico, poco prima del derby tra Roma e Lazio dell' ottobre 1979. 1984: UCCISO A COLTELLATE Il 30 settembre 1984, vicino allo stadio di San Siro, fu ucciso a coltellate Marco Fonghessi, 23enne tifoso milanista di Cremona, scambiato per tifoso della squadra avversaria. L' omicida, Giovanni Centrone, fu arrestato e condannato a 28 anni di reclusione (22 in appello). 1989: MORTO DALLA PAURA Il 4 giugno 1989, prima di Milan-Roma, il 19enne tifoso romanista Antonio De Falchi morì stroncato da un collasso mentre veniva inseguito da un gruppo di ultrà rossoneri (tre di loro furono processati per omicidio preterintenzionale). Pochi giorni dopo, il 18 giugno, Ivan Dall' Olio, tifoso bolognese, rimase gravemente ustionato per una molotov lanciata sul treno da tre ultrà fiorentini. 1995: DELITTO A MARASSI Il 29 gennaio 1995, prima di Genoa-Milan, il 25enne Vincenzo Spagnolo (foto), genoano, fu ucciso davanti allo stadio di Marassi da un ultrà rossonero, Simone Barbaglia.
Maiorca Corrado
Corriere della sera.

Messina, dalla festa alla tragedia "Mio figlio in coma irreversibile"
di LUCIO LUCA
MESSINA - Santo Currò nasconde le lacrime dietro gli occhiali scuri. Seduta in un angolo c'è la giovane fidanzata di Nino, 24 anni, il ragazzo che domenica sognava di scendere in piazza per festeggiare la promozione del "suo" Messina e invece lotta con la morte in un lettino di ospedale. "Me l'hanno ammazzato", dice con un filo di voce il padre del giovane tifoso giallorosso colpito alla testa da una bomba carta lanciata dalla curva dei supporter catanesi. "Si va allo stadio solo per uccidere la gente", sospira dietro una smorfia di rabbia e impotenza. "Spero soltanto che chi ha scagliato quel petardo abbia il coraggio di costituirsi alle forze dell'ordine".
Nino è in coma che i medici definiscono irreversibile. L'esplosione gli ha provocato danni permanenti. Attaccato alle macchine, il giovane messinese ha una flebile attività cerebrale, ma ci sono poche speranze. Non vogliono arrendersi, però, gli amici del ragazzo, originario di Rometta Marea, un piccolo centro a pochi chilometri da Messina. Hanno registrato una cassetta con le loro voci: "Svegliati Nino, abbiamo vinto, siamo in serie B. Svegliati, ti aspettiamo per fare baldoria".
Al Policlinico arrivano giocatori del Messina, il presidente Emanuele Aliotta, il sindaco Salvatore Leonardi. Anche durante la premiazione della squadra in Comune, nessuno ha esultato più di tanto. Non c'è festa in riva allo Stretto per una serie B che mancava da nove anni e che è stata conquistata dopo lo spareggio con il Catania. Non c'è festa a piazza Cairoli, il cuore della città, dove domenica sera, quando si è diffusa la notizia del gravissimo incidente a Nino Currò, i tifosi hanno ammainato le bandiere. Quella maledetta bomba carta, lanciata dalla tribunetta Valeria che ospitava cinquecento tifosi del Catania, ha trasformato una giornata di gioia in tragedia.
Tutto è avvenuto qualche minuto prima dell'inizio della partita. Dal settore riservato agli ospiti, parte l'ordigno che centra in pieno Nino Currò e il fratello Filippo, di un anno più giovane. Nino crolla a terra, mentre Filippo rimane ferito lievemente al braccio e al torace. Un terzo fratello, Alessandro, ignaro di quanto è avvenuto, continua a fare il tifo dall'altra parte dello stadio: lui è riuscito a trovare un biglietto di gradinata, lontano dagli scontri. "Me lo sentivo, non volevo che andassero alla partita racconta il padre dei ragazzi era troppo pericoloso. Ma Nino si è impuntato: l'aspettava da un campionato intero questa sfida, per il Messina avrebbe fatto di tutto. Seguiva la squadra in casa e in trasferta, non poteva perdersi la partita della promozione. Ma io me lo sentivo che finiva male...".
La Procura di Messina ha aperto un'inchiesta. Gli inquirenti stanno visionando le riprese effettuate allo stadio e sono certi di individuare in tempi brevi i responsabili. I cinquecento tifosi del Catania, infatti, sono stati tutti schedati prima dell'ingresso allo stadio "Celeste" e le attenzioni sarebbero puntate su alcuni minorenni. Resta però la rabbia per un incidente che forse si poteva evitare: "All'ingresso siamo stati perquisiti da cima a fondo racconta un amico di Nino Currò possibile che nel settore dei catanesi sia entrata una bomba senza che nessuno se ne accorgesse? È uno scandalo, qualcuno deve pagare".
Gli amici di Nino, che lavorava nel bar del padre, ce l'hanno anche con il questore di Messina che ha definito gli incidenti del "Celeste" "normali per un incontro di calcio, così come viene vissuto oggi". Battuta infelice, subito corretta dal questore Giuseppe Zannini Quirini, che allo stadio era stato colpito di striscio da un bullone di ferro lanciato dai soliti teppisti: "Volevo semplicemente dire che, grazie alle forze dell'ordine, si è evitata la guerriglia in città tra le opposte fazioni. L'episodio del "Celeste" è triste e gravissimo. Ho solo sottolineato che il bullone contro di me e i ripetuti lanci di oggetti in campo, negli stadi purtroppo stanno succedendo spesso".
Oltre alla tragedia di Nino Currò, nel bilancio del derby bisogna inserire i danni alle stazioni ferroviarie prese d'assalto dai catanesi per smaltire la rabbia della sconfitta. A Galati Marina, un passeggero ha lanciato dal treno in corsa un estintore contro la cabina del dirigente della stazione. E in diversi casi i tifosi hanno lanciato pezzi di giornale imbevuti di benzina e poi incendiati.

(20 giugno 2001)
repubblica

Antonino Currò, il ragazzo di 24 anni ferito il 17 giugno non ce l' ha fatta: il colpevole è minorenne e verrà accusato di omicidio
Messina in lutto: è morto il giovane tifoso colpito da una bomba carta

Antonino Currò, il ragazzo di 24 anni ferito il 17 giugno non ce l' ha fatta: il colpevole è minorenne e verrà accusato di omicidio Messina in lutto: è morto il giovane tifoso colpito da una bomba carta MESSINA - Antonino non ce l' ha fatta. Il tifoso messinese ferito da una bomba carta durate il derby Messina-Catania del 17 giugno scorso è morto ieri mattina nel reparto rianimazione del Policlinico di Messina. Da due settimane era in coma irreversibile e solo un miracolo avrebbe potuto strapparlo alla morte. Sulla promozione in serie B del Messina, scende così un altro velo di tristezza. L' incidente del «Celeste» aveva da subito tagliato le gambe all' entusiasmo dei tifosi e della città, ma da ieri le bandiere giallorosse sono definitivamente listate a lutto e la morte di un giovane di appena 24 anni marchia tutto il mondo del calcio. La tragedia umana di Antonino Currò si è consumata giorno dopo giorno nello strazio di familiari e conoscenti. È stato tentato di tutto per svegliarlo dal cupo sonno del coma. Per notti intere gli amici si sono alternati al capezzale di Antonino facendogli ascoltare le sue canzoni preferite e persino i cori da stadio. Anche i giocatori del Messina hanno fatto a gara registrando messaggi d' incoraggiamento: «Dai Antonino, forza che ce la fai», «Resisti, torneremo a giocare per te», «Stai tranquillo, puoi farcela». Quelle voci erano state riprodotte decine e decine di volte mentre genitori, i due fratelli e la fidanzata gli accarezzavano le mani nella speranza di un pallido accenno di ritorno alla vita. Con loro hanno sperato tutti i tifosi del Messina. Come in un film della stupidità avevano visto il loro amico agonizzare sugli spalti di uno stadio e come in un film pensavano che potesse magicamente tornare a svegliarsi. Ma non c' è stato alcun lieto fine, ieri sera Antonino Currò si è spento nel silenzio assoluto del mondo del calcio. E la tragedia corre veloce da un capo all' altro della Sicilia. Per un ragazzo di 24 anni che muore ce n' è un altro, non ancora maggiorenne, che ne porterà il peso per il resto dei suoi giorni. Ed anche questa è tragedia. Anche se i suoi avvocati si daranno da fare per evitare l' accusa di omicidio volontario in favore del reato preterintenzionale un' altra giovane vita è rovinata per sempre. Chi lo conosce descrive l' ultrà responsabile della morte di Antonino Currò come un ragazzotto sprovveduto. Più che un teppista ha i lineamenti di un aspirante ultrà ansioso di emulare i «più bravi» di lui e mettersi in mostra a dispetto delle sue rotondità da garzone di bar. I veterani delle curve sanno benissimo che non si lanciano i lacrimogeni in favore delle telecamere. Quando la polizia spia le curve gli ultrà stanno stretti in cerchio e dall' interno uno s' incarica di sparare razzi e bombe-carta senz' alcuna possibilità di essere identificati. Il ragazzotto-ultrà di Catania non ha fatto nulla di tutto questo. Ha quasi voluto conquistare il proscenio, ha preso la rincorsa e con forza ha scagliato la sua bomba carta. E dopo ha persino esultato soddisfatto di aver fatto centro conquistando un posto d' onore tra gli ultrà più incalliti. Faceva parte dei cosiddetti «irriducibili», il gruppo organizzato che occupa la curva sud dello stadio Cibali di Catania. Quegli stessi «irriducibili» che prima del derby col Messina sulla loro rivista avevano titolato «Uccidiamoli». Quel giornale la polizia l' ha trovato in casa del minorenne di Catania assieme a lacrimogeni e a materiale esplosivo. Le riprese televisive e le altre prove raccolte dagl' investigatori pesano ora sulle piccole spalle del ragazzotto-ultrà, chiamato a rispondere dell' uccisione di Antonino Currò e magari coprire le responsabilità di tanti teppisti incalliti che continueranno ad aggirarsi per gli stadi italiani.
Alfio Sciacca
corriere della sera

Prosciolto l'ultrà catanese accusato per la morte di Currò
venerdì 01 marzo 2002
La vicenda di Catania aveva sollevato molte proteste del mondo ultrà, perché dalle immagini si vedeva chiaramente che il tifoso catanese accusato di aver lanciato il razzo, aveva tirato qualcosa solo dopo che Antonino Currò era stato colpito. "Dalle approfondite indagini espletate è emerso che l'indagato non ha commesso i delitti contestati". E' la motivazione con la quale il Gip del Tribunale per i minorenni di Messina, Michele Saya, ha archiviato il fascicolo di un giovane ultrà del Catania che era stato accusato di avere causato la morte di un tifoso messinese.
Antonio Currò era deceduto dopo 15 giorni di coma a seguito delle ferite riportate alla testa per l'esplosione di una bomba carta durante il derby Catania-Messina del 17 giugno del 2001. La polizia ritenne di individuare in un diciassettenne tifoso etneo l'autore del lancio dell'ordigno mortale. A smontare la tesi dell'accusa furono i filmati in possesso della magistratura dai quali emerse che il lancio compiuto dall'ultrà etneo sugli spalti dello stadio erano avvenuti in tempi non compatibili. Inoltre l'indagato non aveva alcun oggetto esplodente.
"Gli accurati accertamenti posti in essere - ha scritto il Gip di Messina nel decreto d'archiviazione - hanno evidenziato che Antonino Currò è stato colpito quando il minorenne non aveva ancora effettuato il lancio dell'oggetto per il quale è stato indagato". La decisione d'archiviazione del giudice per le indagini era stata sollecitata anche dalla Procura per i minorenni di Messina e dal legale dell'indagato, l'avvocato Nello Pogliese.

Gazzetta del Sud


Tonino Currò 8 anni dopo: nessun colpevole, tutti colpevoli
Mercoledì 17 Giugno 2009 18:23
Era il 17 Giugno del 2001. Una calda domenica sia per la temperatura che per al gara che si sarebbe giocata al Celeste. Messina-Catania, finale dei play off di Serie C. I giallorossi vinsero quella gara, ma lo sport fu sconfitto. La barbarie e la violenza ebbe la meglio sul Calcio. Una bomba carta fu lanciata dagli ultrà (se così volgiamo definirli) catanesi e centrò in pieno Tonino Currò. Oggi il caso è chiuso, la magistratura ha archiviato il fascicolo contro ignoti, ma i tifosi non dimenticano.Tonino Currò era un ragazzo bellissimo, lavorava nel bar del padre a Rometta Marea, sognava di sposarsi ed avere tanti bimbi, ma una maledetta bomba carta spezzò la sua vita ed ha aperto una ferita insanabile nel cuore di tutti gli sportivi ed i tifosi messinesi. Quella domenica, accanto a lui, c'era il fratello Filippo, più giovane di un anno, rimasto ferito al torace e ad un braccio. Nella gradinata, un terzo fratello, Alessandro, ignaro di quanto accadde, continuò a tifare per la propria squadra del cuore.
Il padre non avrebbe voluto che Tonino andasse allo stadio a vedere quella partita: "Me lo sentivo che sarebbe finita male - dichiarò Santo Currò - non volevo che andasse a quella gara, ma Tonino aspettava da tempo quella partita, seguiva il Messina in casa ed in trasferta e mai se la sarebbe persa". Che sarebbero successi scontri era quasi inevitabile, ma da 70 anni al Celeste non era mai morto nessuno e le forze dell'ordine avevano sempre gestito le situazioni, anche le più complicate, in maniera egregia, ma nessuno si sarebbe aspettato un gesto così folle da un ultrà.
Nonostante la vittoria che sancì la promozione del Messina in serie B, in città non ci furono festeggiamenti. Le bandiere dei tifosi furono ammainate, a Piazza Cairoli ed in tutta la zona del centro non si videro automobili scorazzare suonando i clacson e sbandierando le sciarpe giallorosse. Un ragazzo di 24 anni era stato colpito a morte e non c'era davvero nulla da festeggiare. Il presidente Aliotta, insieme al sindaco Leonardi ed i calciatori del Messina, subito dopo la partita, accorsero al Policlinico, ma i medici furono chiari e lasciarono pochissime speranze di sopravvivenza: Tonino Currò era in coma irreversibile ed era tenuto in vita dalle macchine.
I tifosi non si arresero. Registrarono una cassetta con le loro voci per farla ascoltare a Tonino: "svegliati Tonino, abbiamo vinto, siamo in serie B, ti aspettiamo per festeggiare". Non sapremo mai se Tonino ascolto le parole dei suoi compagni di club, ma non si svegliò mai dal coma e dopo qualche giorno il suo cuore cessò di battere. Il suo ricordo è ancora vivo tra i messinesi che sperano di vedere un giorno intitolata la curva sud a questo tifoso che pagò con la vita la passione per la propria squadra del cuore.
Dopo anni di inchieste ed indagini, il caso fu archiviato. L'assassino di Tonino Currò non venne mai scoperto, ma dovrà vivere tutta la vita col rimorso di avere spezzato l'esistenza di un ragazzo che ha pagato con la morte, il gesto folle di un assassino che si mischiò insieme ai tifosi. La giustizia umana non è riuscita laddove quella divina non fallisce. Arriverà il giorno del giudizio anche per lui. Adesso non ci resta che ricordare quello splendido ragazzo che da lassù starà continuando a tifare per il Messina e starà ancora sperando nella rinascita del nostro calcio cittadino.

Giovanni De Francesco
infomessina.it
 
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CLAY60
view post Posted on 17/2/2010, 15:00




Infatti nessun colpevole per quella morte assurda. E a Catania hanno continuato a colpire, fino a Raciti. Fino a sconquassare ulteriormente il mondo del calcio. e ancora adesso sono in serie A :(
 
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view post Posted on 17/2/2010, 17:02
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CITAZIONE (CLAY60 @ 17/2/2010, 15:00)
Infatti nessun colpevole per quella morte assurda. E a Catania hanno continuato a colpire, fino a Raciti. Fino a sconquassare ulteriormente il mondo del calcio. e ancora adesso sono in serie A :(

io la vedo sotto un altro aspetto, non son mai mancati (giustamente o meno non importa) rimenbranze, manifestazioni, striscioni ecc. per molti morti allo stadio, ma antonino è un morto di serie c, lo stato ricorda il suoi caduti, gli ultras i loro...ma lui ammazzato da un fuoco pirotecnico è stato dimenticato o quasi.
paparelli viene citato spesso, scritti libri...lui...nulla, non è che cambi qualcosa, ne per lui ne per la famiglia...
solo una considerazione.
ancora sentiamo i botti negli stadi...ancora vediamo razzi e torce.
 
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CLAY60
view post Posted on 17/2/2010, 17:10




Amara (e condivisibile) considerazione.
 
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3 replies since 17/2/2010, 11:25   2934 views
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