Il Forum dei Tifosi dell'Empoli F.C.

La tessera del tifoso

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view post Posted on 22/10/2009, 06:20
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Manifestazione " No alla tessera del Tifoso " - 14 Novembre - Roma
Fonte: "Comunicato Ufficiale Organizzazione"


Con la seguente,
vorremmo sollecitare tutte le tifoserie e/o gruppi organizzati che ancora non hanno dato risposta ( positiva o negativa) in riguardo alla partecipazione alla manifestazione Nazionale che si terrà a Roma il 14 Novembre 2009, ore 10:00 , a difesa del nostro essere contro la Tessera del Tifoso e l'abbattimento del muro di oppressione verso gli strumenti di Tifo e della passione che da sempre ci ha contraddistinto nel mondo ; ad inviarci al più presto in caso di risposta positiva le seguenti informazioni :

- Nome tifoseria e/o gruppo
- Numero Partecipanti
- Nome e contatto telefonico dei referenti che si occuperanno del servizio d'ordine interno alla tifoseria stessa.

Con la convinzione che anche e sopratutto in queste piccole cose l'essere Ultras , l'essere uniti in questa battaglia , che è in voi ci potrà esser di grande aiuto.
Siamo ad un passo da una vittoria che si tramanderà di generazione in generazione, avanti tutta.
In attesa di vostre info vi ringraziamo anticipatamente per quello che avete fatto e farete per il nostro mondo.
INFO PER ROMA email [email protected]


SPOILER (click to view)
oppure telefonate a GABRIELE 331- 9794172
 
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ecco che significa essere un paese delle banane
http://www.osservatoriosport.interno.it/pr...o_programma.pdf

nella prima pagina si legge in alto a destra, grosse e ben evidenziato
Documento finale approvato dall’Osservatorio
ma nella seconda pagina, pagine bianca con scritti grande in mezzo
In fase di revisione


:D :D :D
 
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Diritto & Diritti - il Portale Giuridico italiano
Bilotti Domenico
Tessera del tifoso verso ulteriori profili di incostituzionalità


Il diffuso allarmismo sociale relativo alle violenze commesse in occasione di eventi sportivi ha avuto la funzione pratica di detonatore per quelle tendenze di riforma, e rimodulazione aspra, degli strumenti legislativi volti al contenimento del tifo organizzato.
Questa ipotesi di politica legislativa ha radici antiche, e risale al 1989[1], quando, pochi mesi dopo il nuovo codice del rito penale, che teoricamente doveva servire ad adeguare il processo penale italiano agli standard garantistici ed accusatori propri degli altri ordinamenti e di specifiche convenzioni internazionali[2], veniva invece concepita una legge che affrontava in modo non lieve il fenomeno della violenza sportiva, delineando sempre più concretamente la possibilità di usare norme ad hoc, anche in deroga ai principi generali dettati dalla Costituzione. La creazione di una classe normativa dedicata alle manifestazioni sportive, e agli eventuali illeciti commessi da supporters organizzati, si è definitivamente consolidata nel 2005, con un’accoppiata, sempre più scontata nella legislazione delle nuove emergenze, D.L.-legge ordinaria[3]: in questo caso, l’applicazione della normativa italiana sembrava essere pronta ad estendersi anche alle competizioni sportive disputate all’Estero. Il che, se non altro per opportunità strategica, si dimostrava strategia poco apprezzata, sia per l’obbligo perlomeno programmatico di leale cooperazione che dovrebbe informare i rapporti tra Stati, sia per il concreto rischio di conflitto di giurisdizione.
Le modifiche che risalgono al D.L. n. 8/2007 (cd “Amato-Melandri”), lungi dall’intervenire sulle dinamiche inflative che stanno contraddistinguendo la giustizia relativa a presunti fatti di violenza avvenuti negli stadi o in occasione di eventi sportivi, prevedono una lunga serie di inasprimenti a limitazioni già esistenti, e sostanzialmente ripropongono la strategia dilatoria già sperimentata: introduzione di norme ad hoc, che sono idonee a determinare procedimenti sin qui extra ordinem, modifiche più o meno incisive ad articoli del Codice sostanziale[4].
Il dibattito giurisprudenziale e dottrinario degli ultimi anni ha riguardato soprattutto la misura del DASPO (Divieto di Accedere alle manifestazioni SPortive), ciò specialmente perché essa si è dimostrata minare la nozione codicistica e costituzionale di flagranza del reato -introducendo ipotesi di flagranza differita sino a 48 ore- e, non secondariamente, perché lo strumento “DASPO” è stato individuato in modo almeno parzialmente inesatto dalla stessa giurisprudenza costituzionale, che gli ha attribuito natura preventiva[5], ma che non ha affrontato in modo soddisfacente il necessario rispetto del principio ex art. 16 Cost[6].
Né è sin qui emersa una netta strategia di coordinamento idonea a limitare i potenziali conflitti tra questo peculiare divieto e altre disposizioni costituzionali, come quelle desumibili in base al successivo art. 19[7], o ad altre “sezioni” ancora del testo costituzionale[8].
Chiariti gli antecedenti storici, non stupisce il tentativo di adottare per via amministrativa l’ulteriore “strozzatura” agli accessi della “tessera del tifoso”.
La terminologia adoperata nelle fonti ministeriali rimanda al tifoso ritualmente tesserato -recte, ad oggi: tesserando- come supporter “fidelizzato”. Per la sociologia dei movimenti collettivi e per l’antropologia culturale potrebbe trattarsi di una conferma, retroattiva, di intuizioni sviluppate da gran tempo. Sulla componente metropolitana del tifo sportivo, tralasciati gli istant books[9] che hanno spesso accompagnato singoli episodi luttuosi, ma che non forniscono ragguagli sostanziali fruibili anche dal giurista, è ormai accertata l’ansia di controllo e commercializzazione del fenomeno. Anzi, le tesi più significative sostengono la biunivocità della direzione[10].
Va inoltre precisato che parlare di “fonti ministeriali” significa avvalorare il deficit di performatività del decreto ministeriale sul punto[11], e perciò doversi richiamare alla direttiva[12], anch’essa a rischio di valutazione extra ordinem, in quanto non solo specificativa del già stabilito in atto ministeriale (e lo strumento non sembra congruo), ma persino, sì dettagliata, introduttiva dell’aliquid novi che non dovrebbe contraddistinguere la fonte esplicativa. Risulterà dall’analisi dei punti qualificanti[13]:

1. il primo punto della richiamata direttiva sembra subordinare la richiesta della tessera ad una scelta in capo all’acquirente del singolo tagliando o dell’intero abbonamento. Posto che, però, non vi è discrimine alcuno tra le due opzioni, è da chiedersi come mai nelle precedenti stagioni sportive si rivelò invalsa la pratica di garantire l’accesso per determinate manifestazioni ai soli titolari dell’abbonamento annuale e non anche ad acquirenti occasionali, la cui eventuale pericolosità sociale -sempre che possa essere questa la ratio giustificativa della previsione- dovrebbe a maggior ragione non essere correlata alla specificità dell’evento calcistico in atto[14];
2. al secondo punto si introduce un profilo apparentemente premiale nel possesso della tessera, ovverosia l’accesso alle tribune attraverso ingressi preferenziali. Ma delle due l’una: o la norma intende restare provvisoria e residuale, elitaria, per cui pochi titolari si troveranno certamente avvantaggiati rispetto alle normali code d’ingresso, o se il fenomeno resterà settario ed eventuale non può certo essere la più rapida confluenza allo stadio il grimaldello attraverso cui promuoverne la diffusione[15];
3. la “tessera” ha valenza identificativa solo rispetto alla manifestazione sportiva, salvo “[…] contingenti valutazioni degli Ufficiali ed Agenti di P.S. […]”;
4. nella prima parte del punto quarto sembra essere introdotto un principio di reciprocità tra società sportive (garantire l’ingresso ai rispettivi titolari delle tessere durante un incontro), e subito dopo però si enuncia espressamente il principio di prevalenza dei propri “fidelizzati”[16];
5. nei riguardi dei non tesserati, le società calcistiche, quasi venissero investite di autonoma potestà regolamentare, possono aumentare gli stewards, o (pare) addirittura prevedere orari d’accesso differenziati o comunque anticipati[17];
6. dal primo gennaio del 2010, probabilmente ancora una volta in conflitto col principio tutelato ex art. 16 Cost., i biglietti d’accesso al “settore ospiti” potranno essere destinati soltanto a possessori della tessera del tifoso[18]. Si noti che, magari per refuso, non si specifica se gli “ospiti” tesserati debbano esserlo necessariamente per conto della società sportiva che gioca in trasferta oppure no[19];
7. dalla stessa data, potrà abbonarsi soltanto chi è già in possesso della tessera predetta (l’automatismo è apparente, perché l’indicazione dovrà allora riferirsi all’anno 2010/2011, essendo concluse le campagne abbonamenti generali destinate all’annata in corso).

A corredo di quest’analisi testuale può allora argomentarsi che, se il difetto di comprensibilità giuridica è pure a monte, dietro la disciplina generale e contemporaneamente speciale relativa al fenomeno del tifo sportivo, proprio quegli atti destinati a fornire i dovuti chiarimenti operativi sembrano riproporre, o accrescere, incertezze, lacune e finanche perplessità d’ordine costituzionale suscitate dalle fonti primarie. Il che potrebbe non giovare in alcun modo al contenimento degli episodi di violenza.
Domenico Bilotti

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[1] Cfr. l. 401/1989 (di multiforme contenuto, assimilabile al cd fenomeno della “legislazione [o “decretazione”] omnibus”, difatti “INTERVENTI NEL SETTORE DEL GIUOCO E DELLE SCOMMESSE CLANDESTINI E TUTELA DELLA CORRETTEZZA NELLO SVOLGIMENTO DI COMPETIZIONI AGONISTICHE”).
[2] L’intento va giustamente rapportato alla (tardiva) novella costituzionale -cfr. l. cost. 2/1999, la quale, come noto, irrobustiva il sistema di tutele e garanzie previsto ex art. 111 Cost.
[3] Il gioco delle modifiche in sede di conversione non migliora la leggibilità delle norme, né la fluidità del sistema. Cfr. D.L. 162/2005 et L. 210/2005.
[4] Cfr. artt. 339 (circostanze aggravanti relativi ai reati ex artt. 336-338 CP) & 583 (circostanze aggravanti relative alla lesione personale, altro settore dell’ordinamento oggetto di frequenti modifiche)CP, in specie art. 583-quater, ulteriormente “rimaneggiato” dalla l. 41/2007 di conversione con modifiche del decreto richiamato.
[5] L’iter argomentativo, pure consolidato, pare apodittico, perché non si discute di astratta ammissibilità dell’intervento della Pubblica Sicurezza, bensì della natura dei suoi provvedimenti. “[…] Il presupposto della eccezionale necessità ed urgenza, richiesto dall’art. 13 della Costituzione, affinché l’autorità di pubblica sicurezza possa temporaneamente adottare provvedimenti incidenti sulla libertà personale, al contrario di quanto ritiene il remittente, è pienamente vigente nell’ordinamento giuridico, rappresentando attualmente sia un presupposto dell’azione amministrativa, sia un criterio per il relativo giudizio di convalida effettuato dall’autorità giudiziaria. Come la Corte ha già avuto modo di affermare con riferimento ad altre misure restrittive della libertà personale emanate da autorità di pubblica sicurezza (sentenza n. 64 del 1977), il fatto stesso che tali misure siano qualificate dalla legge come facoltative – come accade nel caso di specie – obbliga il soggetto titolare del potere a "verificare la ricorrenza in concreto della necessità ed urgenza dell’intervento", consentendo, conseguentemente al giudice della convalida di verificarne l’effettiva esistenza. Il fatto che la legge, in ossequio all’art. 13 della Costituzione, abbia definito tassativamente i casi in cui il questore può imporre l’obbligo di comparizione, implica infatti che la stessa autorità di pubblica sicurezza debba motivare il provvedimento in relazione all’esistenza di situazioni di eccezionale necessità ed urgenza. La non automaticità del provvedimento e, quindi, la necessità di una sua ponderata motivazione e conformazione, richiedono anzitutto che l’autorità amministrativa, in presenza di un soggetto al quale ha irrogato il divieto di accesso, valuti comunque le ragioni di necessità e di urgenza che richiedono anche l’adozione dell’obbligo di comparizione […]”. Cfr. C. Cost. n . 512/2002 (grassetto sottolineato mio).
[6] Non rischia d’esser spropositato l’inquadramento della diffida nell’ambito delle “[…] limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza […]”? E se ragione della diffida fosse il contenuto di uno striscione, tuttavia non inneggiante a forme di odio razziale? È infatti innegabile che alcuna “[…] restrizione può essere determinata da ragioni politiche […]”.
[7] Dato il giorno tendenzialmente deputato alle manifestazioni sportive (quello domenicale), l’obbligo di comparizione potrebbe intralciare la presenza del destinatario ad una funzione religiosa, per quanto siffatta ipotesi possa apparire residuale o comunque facilmente arginabile, anche ove l’interessato alleghi le “gravi e documentate esigenze” che impediscano la comparizione materiale. Quid iuris nel valutare la documentabilità (o documentazione?) delle stesse, e la loro gravità, che induce a circoscriverle ad ambiti ancora più specifici, come le esigenze medico-sanitarie?
[8] Potrebbe prospettarsi, ripetendo certo le avvertenze di mera configurabilità avanzate nella nota precedente, un eventuale conflitto tra la misura irrogata e la qualificazione del voto ex art. 48 Cost, specie in caso di consultazione svolgentesi in un solo giorno settimanale.
[9] Ovviamente non si vuole avanzare una critica di tipo editoriale, anzi, pure singoli episodi possono essere inquadrati in uno studio più generale. Tuttavia, con qualche perplessità, cfr. M. STEFANINI, Ultras. Identità, politica e violenza nel tifo sportivo da Pompei a Raciti e Sandri, Milano, 2009.
[10] Un’analisi ancora più articolata si trova in V. MARCHI, Il derby del bambino morto. Violenza e ordine pubblico nel calcio, Roma, 2005, anche con alcuni profili di politica del diritto. Sul tifo come riscatto partecipativo dello spettatore all’evento, nel contesto d’un rifiuto d’applicazione di termini mercatori, cfr. per tutti C. DIONESALVI, Comunicazione e potere nello spettacolo calcistico, Cosenza, 1997.
[11] Cfr. D.M. (Interni) 15 agosto 2009 (cd “Decreto Maroni”).
[12] Cfr. http://www.altalex.com/index.php?idnot=47267.
[13] Ovviamente si intende avvalorare come l’istituzione e messa a regime della “tessera del tifoso” possa innegabilmente costituire fonte lesiva di diritti costituzionalmente garantiti, ma il rilievo, dal punto di vista giurisdizionale, non è invocato da parte della Corte Costituzionale, la quale non solo -come noto- non estende la propria attività sino ad atti regolamentari, ma addirittura, secondo giurisprudenza recente, neanche ove l’eventuale norma regolamentare (o di provenienza ministeriale) fosse espressamente richiamata in norma di legge o d’atto avente forza di legge. Cfr. ord. N. 389/2004.
[14] “[…]a chiunque la richiederà, contestualmente all’acquisto di un biglietto o all’esibizione dell’abbonamento […]”. Il sottolineato (mio) lascia intendere che, se l’abbonamento va esibito ed esso solitamente è sottoscritto prima dell’inizio della stagione regolare, le società, per ragioni impiantistiche oppure organizzative, non erano pronte a partire con tali “tesseramenti” sin dall’inizio della stagione in corso.
[15] “[…] dovranno essere previste “corsie dedicate” per i possessori della “tessera del tifoso” e dei loro familiari o accompagnatori […]”… E se l’accompagnatore fosse a sua volta un tesserato? O, invece, persona sfornita dei requisiti oggettivi e soggettivi necessari per ottenere il tesseramento?
[16] Cfr. “[…] le società che adotteranno il programma “tessera del tifoso” consentiranno la circolarità della tessera tra le tifoserie (fermo restando il principio della “prevalenza” dei propri fidelizzati), favorendo cosi l’accesso allo stadio ai possessori del titolo, anche se rilasciato da altre società o organismi sportivi del calcio […]”. Si noti incidentalmente che neanche l’organismo emittente sembra individuato sic et simpliciter, non comprendendosi se per “organismi sportivi del calcio” vadano intesi quelli già esistenti o altri in corso di istituzione per secondare l’iter applicativo del decreto.
[17] Cfr. “[…] al fine di garantire elevati standard di sicurezza per tutti gli spettatori i controlli presso i varchi dello stadio riservati ai tifosi sprovvisti della “tessera del tifoso” dovranno essere improntati al massimo rigore, anche prescrivendo alle società sportive l’obbligo di aumentare il numero degli stewards e di avviare campagne di comunicazione tese ad anticipare l’arrivo dei tifosi allo stadio […]”.
[18] Cfr. “[…]a decorrere dal 1 gennaio 2010 le società potranno vendere o cedere a qualsiasi titolo i tagliandi riservati ai settori ospiti esclusivamente ai possessori della “tessera del tifoso” […]”.
[19] La precisazione è meno peregrina delle apparenze, essendo consuetudine nel tifo calcistico che taluni gruppi organizzati seguano occasionalmente squadre diverse dalla propria in quanto “gemellati” (legati da rapporti di amicizia in qualche modo incoraggiati dai vari clubs e gruppi sportivi) coi sostenitori della formazione in trasferta.

http://www.diritto.it/art.php?file=/archivio/28365.html
 
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DIBATTITO – RADUNO CONTRO LA TESSERA DEL TIFOSO
La Curva Nord Cosenza Ultras, organizza per giorno 31 ottobre 2009, un Raduno – Dibattito sul tema Tessera del Tifoso, per approfondirne i contenuti e per trovare una linea di protesta comune con i Gruppi Ultras presenti, contro questo strumento incostituzionale e liberticida. ( NOI SIAMO CONTRO LA TESSERA IN TOTO, E NON SOLO PER LA MODIFICA DELL’ART. 9 DELLA LEGGE 41/07 ).
Pertanto, abbiamo chiesto e ottenuto la collaborazione di tre esperti Avvocati in materia, che spiegheranno tecnicamente di cosa si tratta e quali potrebbero essere le conseguenza di questa aberrante Tessera. Noi siamo da sempre sensibili alle problematiche relative al nostro mondo, al nostro modo di essere; ci siamo schierati fermamente contro le disposizioni che prevedevano l’autorizzazione per esporre i propri simboli, ci siamo opposti, nel modo che abbiamo ritenuto più opportuno, ai divieti di trasferta, sia che fossero riferiti a noi, ma anche qualora abbiano riguardato tifoserie a noi avversarie. Oggi riteniamo doveroso, trovare una soluzione per contrastare, nel miglior modo possibile, quella che a nostro avviso segna la fine di Noi Ultras. Cerchiamo di trovarla mediante l’ausilio degli esperti, ma soprattutto col confronto e la dialettica verso chi condivide il nostro modo di pensare e di essere. Le soluzioni forse, sarebbero diverse, ma consideriamo che la più opportuna debba essere energica e decisa, in modo da dare un segnale forte al mondo del calcio nella sua interezza, finanche a chi vive la curva, ma lo fa perseguendo finalità che non ci appartengono.
Gli Avvocati che giorno 31 ottobre interverranno sono: Avv. Contucci di Roma, Avv. Carino di Cosenza, Avv. Spadafora di Catanzaro. Al termine della relazione dei tre esperti confidiamo in un proficuo dibattito in cui tutti i presenti sono invitati a partecipare. Chiediamo solo che, dato l’elevata concentrazione di gruppi presenti, siano partecipi delle rappresentanze, in delegazione di gruppi e che non vengano esposti simboli politici, in modo da evitare intralci al nostro intento.
L’appuntamento è per sabato 31 ottobre alle 11:30 a Joggi (CS).


la locandina (clicca per ingrandire)




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Comunicato_Fly_Curva_Nord_e_locandina.pdf ( Number of downloads: 4 )

 
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Un calcio ai tifosi Lo stadio si trasforma in un centro commerciale
INTERVISTA. Per Lorenzo Contucci: «Gli impianti sportivi del futuro sono concepiti in funzione del dio denaro».

«Si vuole operare una vera e propria sostituzione dei tifosi di calcio, in favore delle categorie più agiate. Una sorta di pulizia etnica di classe». Lorenzo Contucci, avvocato di molti ultras ed esperto del pacchetto antiviolenza, non vuole sentir parlare della nascita di “stadi polifunzionali e produttivi” in Italia: «Non sono contrario agli impianti di proprietà - dice ma con questa legge i criteri di costruzione non terranno presente le passionalità dei supporter. Campo Testaccio era la struttura della Roma ma era scoperto, di legno e con prezzi popolari».

L’intento è quello di far ritornare le famiglie negli impianti e di emarginare il tifo violento?
Detesto l’idea di poter comprare un telefonino in uno stadio, come se non ci fossero abbastanza centri commerciali per la città. La gente comune continuerà ad andare allo stadio solo occasionalmente. Del resto il solo costo dei biglietti per una famiglia di 4 persone si aggira sui 200 euro. Quanti potranno permetterselo? E nessun impatto ci sarà sulla violenza: da diverse decadi gli incidenti avvengono fuori gli stadi e non dentro.

Ma in Inghilterra funziona così da anni.
Innanzitutto lì gli stadi sono sempre stati di proprietà e, a differenza di quanto propone questa legge, non sono stati costruiti in periferia e con i soldi pubblici. Molti club d’Oltremanica hanno adesso i conti in rosso. È il capitalismo esasperato che ha rovinato tutto. L’Emirates, il nuovo impianto dell’Arsenal, è popolata solo da chi può permetterselo. Chi ha un basso salario non può andarci.

La sorprende che la proposta venga da uno schieramento bipartisan?
No. Vedo sempre meno differenze tra centrodestra e centrosinistra su provvedimenti del genere.

Intanto gli ultras vanno all’attacco.
Quel che si teme, a ragione, è che i nuovi stadi tengano conto di tutto tranne che dei veri tifosi. Il rischio è la perdita pressoché totale della passionalità, che ha bisogno del concentrarsi sull’evento e non sulla nuova marca di jeans in vetrina.

Vede similitudini con la tessera del tifoso?
Entrambe le norme hanno alla base il medesimo progetto economico: gli stadi del futuro sono concepiti in funzione del dio denaro. Chi dissente deve esser fatto fuori. Molti ultras sono ormai rassegnati a perdere definitivamente il loro giocattolo.


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A rischio la legge sugli stadi
Euro 2016, meglio rinunciare?

La nuova legge sugli stadi è passata al Senato con voto bipartisan (d'altronde la stessa legge è bipartisan, Butti-Rognoni): ma adesso ecco che stanno nascendo problemi enormi, e chissà se risolvibili, alla Camera. Presto il testo dovrebbe finire alla VII Commissione cultura, scienza e istruzione: la presiede l'onorevole Valentina Aprea (Pdl), ne fanno parte anche Claudio Barbaro, che di sport ne capisce, Gabriella Carlucci, Luciano Ciocchetti, Manuela Di Centa (membro Coni e Cio), Giovanni Lolli (ex sottosegretario, fra i firmatari della legge), Andrea Sarubbi (Pd, esperto di calcio in quanto tifoso juventino...) ed altri.

Ma cresce l'elenco dei politici che sono contrari, o quantomeno perplessi: l'ex ministro Giovanna Melandi (Pd), la senatrice Brugnano (Idv), l'on. Ciocchetti (Udc), l'onorevole Giorgetti (Lega Nord), l'on Realacci (Pd), il senatore Della Seta (Pd), l'on. Granata (Pdl). Lo stesso ex presidente Figc, e membro Cio, Franco Carraro, ha fatto rilievi assai pesanti sul testo. In più durissima è stata Legambiente: "Questa legge non c'entra nulla con lo sport, è la più grande speculazione edilizia del dopoguerra". A Roma intanto il Ministero dei Beni Culturali ha bocciato le zone scelte da Roma e Lazio per "costruire" i nuovi stadi in quanto i siti individuati sono soggetti a vincoli ambientali: una comica. Il sottosgretario, con delega allo sport, Rocco Crimi, ha tentato di spegnere subito il fuoco che vorrebbe bruciare la nuova legge sugli stadi, attesa ormai da tantissimi anni: "Il disegno di legge non deroga al regime vincolistico vigente. Non approveremo un testo che non rispetti l'ambiente e il territorio".

Ma pare proprio che il cammino non sarà per niente agevole: se ci fossero modifiche sostanziali, la legge dovrebbe tornare al Senato ed è chiaro che non verrebbe mai approvata entro fine anno, come sperava Crimi. In questo caso, sarebbe un durissimo colpo alla candidatura italiana per gli Europei del 2016: prima edizione con 24 squadre, servono 9 stadi più tre riserve. Carraro, di recente, è stato lapidario: "Abbiamo tutto tranne gli stadi... E poi ci vuole l'appoggio del governo". Gli stadi non ci sono, e non è certo cosa da poco. E il governo, di questi tempi, ha ben altre grane per occuparsi degli Europei di calcio.

Che fare? La Figc entro il 15 febbraio deve presentare il dossier: si è svegliata in ritardo e ora sta cercando di recuperare terreno. Il project manager, Michele Uva, ha fatto il giro d'Italia parlando con gli enti locali: la situazione, in alcune città, non è per niente rosea. E senza legge, senza appoggio di Berlusconi, come possiamo presentarci davanti all'Uefa? Giancarlo Abete, n.1 del calcio, è persona intelligente e di buon senso: vale la pena portare ancora avanti questa candidatura? Non si rischia una seconda figuraccia? La Francia ha l'appoggio di Sarkozy, in più gli stadi. Noi, come al solito, stiamo a litigare. Peggio, comunque, quello che sta succedendo per l'Olimpiade 2020: lì siamo alla farsa.

Calciopoli: giudice fra ricusazione e Csm
Un giudice sotto tiro: è Maria Casoria, presidente della nona sezione del tribunale di Napoli, che si occupa del maxi-processo a Calciopoli. La Casoria è un giudice scrupoloso, che tiene udienze-fiume e che ha già fissato (22) dibattimenti sino a giugno del prossimo anno con la speranza di poter arrivare a sentenza nel 2010. Ma adesso deve affrontare due ostacoli, impegnativi: i pm Narducci e Capuano (che ha sostituito Beatrice, trasferito a Roma) l'hanno ricusata perché secondo loro, con le sue dichiarazioni, avrebbe anticipato addirittura l'assoluzione degli imputati (Moggi, Lanese, Pairetto, Bergamo, Mazzini, presidenti di club, eccetera). Accusa durissima, e quasi senza precedenti nella storia della giustizia italiana.

Ora deciderà la Corte d'appello che aveva già respinto una ricusazione simile delle parti civili. Non si sa quindi che farà il presidente martedì 27 quando riprenderà il processo: potrebbe anche astenersi. Ma la Casoria deve superare anche un altro ostacolo: il consigliere Ciani, avvocato generale presso la Corte di Cassazione, ha sul suo tavolo da un paio di giorni la pratica e deve decidere se fare aprire un provvedimento disciplinare presso il Csm nei confronti della Casoria ma anche degli altri due giudici della nona sezione. Il motivo? La decisione di escludere le parti civili, decisione che è stata ritenuta "abnorme" dalla Cassazione che poi le riammesse. Insomma, il processo di Napoli va avanti in mezzo ai veleni. E i tempi rischiano di allungarsi.

Tessera tifoso: fra convegni e bocciature
Tessera del tifoso: settimana decisiva. Lunedì a Coverciano, in occasione del seminario Ussi, si terrà un dibattito su questo argomento di stretta attualità, che ha provocato (e provoca) infinite polemiche. Interverranno Mario Macalli, vicepresidente Figc e presidente Lega (che è favorevole alla tessera), poi Francesco Tagliente, questore di Firenze, Pietro Ieva, presidente dell'Osservatorio e Roberto Massucci, che dell'Osservatorio è stato da anni un punto di riferimento importante. Tagliente e Massucci sono stati fra i principali ideatori della tessera del tifoso: e l'hanno difesa anche ultimamente.

Ma il problema è che venerdì a Milano si terrà l'assemblea della Lega Calcio e nell'occasione i 42 presidenti di A e B chiederanno al ministro Roberto Maroni di fare slittare l'obbligo della tessera del tifoso alla prossima stagione. Come noto, Maroni vorrebbe (o voleva...) che fosse indispensabile da gennaio, almeno per chi va in trasferta. Respinto, con perdite. Le società non ne vogliono sapere (tranne Inter e Milan, anche se quella rossonera non è a norma) e non fanno alcuno passo avanti, collaborando poco o niente col Viminale. Gli ultrà hanno già contestato. Probabile che il progetto venga rimesso in un cassetto, e chissà per quanto. Maroni si è spinto troppo in avanti e poi non ha avuto la forza di difendere la sua decisione. Un brutta figura che si poteva evitare. In un ambiente, quello dei tifosi, già in ebollizione. O si ha il coraggio, o è meglio lasciar perdere.

Ecco come si scoraggiano i tifosi
Per decisione del Casms, Roma-Livorno di domani è chiusa alla tifoseria amaranto: antiche ruggini, anche politiche, fra i due gruppi. Lo stesso succede con i laziali. Ma il problema, non nuovo, è che i biglietti vengono venduti solo ai residenti nella Regione Lazio. Questo esclude molti tifosi della Roma che vengono da altre Regioni, o anche dall'estero: è stato segnalato il caso di un ragazzo corso che lavora a Gaeta ma ha residenza a Bastia, in Corsica. Niente da fare. Fuori dall'Olimpico anche un tifoso della Roma che vive a Praga ma attualmente si trova a Roma, in vacanza. Ok la battaglia contro la violenza, va fatta senza abbassare la guardia: ma così si fa di tutto per scoraggiare la gente per bene, gli appassionati veri, e non stupiamoci poi se gli stadi restano mezzi vuoti...

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Gli striscioni e la tessera del tifoso sparita...
Venerdì prossimo i 42 presidenti di A e B diranno no alla tessera del tifoso e lo comunicheranno al ministro Roberto Maroni: come noto, il numero 1 del Viminale voleva renderla obbligatoria per le trasferte dal prossimo gennaio. Ma di fronte al no compatto dei club e alle proteste degli ultrà, è pronto a fare slittare tutto all'inizio della stagione 2010-'011. Sempre che il progetto, nel frattempo, non venga definitivamente accantonato. Intanto il senatore e giurista del Pdl, Domenico Benedetto Valentini, si è fatto firmatario di un disegno di legge presentato alla Commissione Affari costituzionali del Senato: nel nuovo articolo 9 della legge 41/2007 si specifica infatti che il Daspo deve essere "in atto". Solo in quel caso non si possono acquistare biglietti e avere la tessera del tifoso. Prima era una norma assurda e troppo penalizzante. Chi ha sbagliato e pagato, non deve essere bollato a vita. "Con le regole attuali-sostengono infatti gli ultrà-un daspato sarebbe privato a vita della tessera del tifoso". Lo stesso Maroni si era accorto che l'articolo 9 (voluto da Amato) era sbagliato, e quindi da cambiare. Detto questo, il progetto tessera del tifoso subirà uno stop, forse definitivo. I tifosi l'hanno capito e difatti non protestano nemmeno più. Altro problema, gli striscioni: la normativa attuale è stata voluta in tempi di emergenza ma sarebbe saggio adesso ridiscuterla. Basta burocrazia, ci vuole buon senso. Negli stadi devono tornare gli striscioni allegri, gli sfottò, l'ironia. Altrimenti è una tristezza che non giova certo all'immagine del nostro calcio. Pare che ci sia un'apertura per quanto riguarda gli impianti sotto i 7500 posti, anche se non tutte le questure si comportano allo stesso modo. Per gli impianti grandi, nessuna novità (positiva) al momento. Anche perché di questa sacrosanta battaglia dovrebbero farsi portatori soprattutto i club. Sono loro che devono andare da Maroni e chiedergli di cambiare la normativa. Ora ci sono gli steward, basterebbe un controllo nell'antistadio e si potrebbe fare passare solo gli striscioni senza insulti, senza violenza. Ci vuole poco, a volte. Quando c'è la volontà. Ma la realtà è che i primi a fregarsene sono proprio i club. A loro vanno bene gli stadi semivuoti e senza folclore: tanto prendono i soldi dalle tv...
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view post Posted on 27/10/2009, 07:20
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Imminente il lancio della tessera del tifoso empolese, sembra che avrà il nome di “EMPOLIFE”, sarà gratuita per il tifoso, sarà una sorta di carta di credito ricaricabile, sarà ad esse legata la possibilità di aprire un conto nella banca di emissione a condizioni favorevoli,sarà legata al territorio, farà base su una banca locale radicata nel territorio, saranno ai possessori riservate delle offerte promozionali negli esercizi della zona, dovrebbe avere funzionalità per il digitale terrestre...
 
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view post Posted on 15/11/2009, 07:32
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Ore 10.18 - Il corteo deve ancora partire: sono tutti radunati in Piazza dell’Esquilino, migliaia di ultras e tifosi provenienti da tutta Italia. Indossano quasi tutti una maglietta bianca con scritta fronte: “No alla tessera del tifoso” e retro: “Se i ragazzi sono uniti, non saranno mai sconfitti”, che è poi lo slogan ufficiale della manifestazione. Si susseguono anche diversi cori intonati dalle migliaia di persone accorse a Roma per la manifestazione.

Ore 10.55 - Il corteo e’ partito da 15-20′ e ora si trova in Via Cavour. Il clima e’ tutto sommato tranquillo anche se l’aria e’ inevitabilmente un po’ tesa. Davanti c’e’ un furgone dotato di altoparlante che ospita gli organizzatori - appunto - e tifosi che vogliano intervenire e dare il loro contributo e la loro visione al dibattito. “Siamo qui come liberi cittadini, non come Ultras”, si e’ sentito poco fa. Sul camioncino campeggia anche lo slogan della manifestazione: “Se i ragazzi sono uniti non saranno mai sconfitti” e - come si puo’ vedere - anche nello slogan ufficiale non compare la parola Ultras. Il corteo si snoda per le vie del centro di Roma con la polizia in testa, un cordone di sicurezza ai lati che tiene lontani curiosi e stampa.

Ore 11.28 -
Come era prevedebile immaginare numerosi i cori a favore di Gabriele Sandri e contro le forze dell’ordine - l’agente Spaccarotella in particolare - il ministro Maroni e la classe politica. C’e’ anche uno striscione che recita “No alla Tessera del Tifoso, si’ alla Tessera del Parlamentare”. Ci sono rappresentanze da tutta Italia, le magliette bianche con scritto davanti ‘No alla Tessera del Tifoso’ dietro riportano anche la provenienza.

Ore 11.57 - Ci sono partecipanti dalla Sicilia alla Lombardia, tutti uniti per questa causa. Al momento nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni, a fine manifestazione sono previsti interventi da parte dei rappresentanti Ultras, di avvocati e probabilmente delle Istituzioni per offrire la loro visione sul tema e verificare la possibilita’ di trovare un punto d’incontro.

Ore 12.25 - Ecco i primi numeri del corteo: gli ultras provenienti da tutta Italia (ci sono anche tifosi di squadre d’Eccellenza e Serie D) sono stato quantificati fra gli 8.000 e i 10.000. I cori urlati dai tifosi? Soprattutto pro-Gabriele Sandri (”Giustizia per Gabriele”, “Gabriele uno di noi”) ma anche sugli ultras, come “I diffidati con noi”. Nel volantino diffuso ad inizio manifestazione a riguardo poi, veniva indicato esplicitamente di non cantare i cori delle singole squadre ma di ripetere solamente quelli inneggiati e lanciati dalla voce del megafono degli organizzatori. Il gruppo ha attraversato via Cavour, quindi via dei Fori Imperiali.

Ore 12.56 - La manifestazione si è conclusa in questo istante, con il corteo che si è fermato alla Bocca della verità e ora i tifosi stanno smobilitando. Situazione sempre sotto controllo da parte delle forze dell’ordine lungo tutto l’arco della mattinata e tutto è filato liscio. Presente pure l’on. Paolo Cento, sottosegretario al Ministero delle Finanze e dell’Economia, che ha rilasciato queste dichiarazioni: “La mia presenza qui? Spero di far riflettere chi ha proposto questa legge, almeno per gli aspetti meno condivisibili. Non è giusto che se qualcuno ha fatto una sciocchezza quindici anni fa non possa andare in trasferta”

diretta tratta da Goal.com

sulla gazzetta trattano così la cosa, vedi spoiler
SPOILER (click to view)
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dalla gazzetta
 
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Saint Just
view post Posted on 15/11/2009, 14:53




Il resoconto di chi c'era se può interessare ;)





http://www.perugianelcuore.it/noallatesseradeltifoso.htm


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secondo me ha detto delle falsità o imprecisioni facilmente verificabili.
verificherò.
interessante che si senta parlare i radicali...pensavo non esistessero più o fossero sul carrozzone del pdl visto che capezzone parla per il premier....
 
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view post Posted on 18/11/2009, 19:48
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Tessera del tifoso, è polemica
Slitta ancora l'introduzione della "card". I club potranno rilasciare le tessere solamente dietro nulla osta della questura competente.

Tessera del tifoso, un'odissea senza fine. Si fa, non si fa, parte, non parte: l'incertezza regna sovrana. L'Osservatorio sulle manifestazioni sportive l'ha lanciata, il ministro dell'Interno Roberto Maroni l'ha sposata, gli ultrà l'hanno attaccata, la Lega Calcio ha preso tempo. E così, a 45 giorni dal fatidico 1° gennaio 2010, data prevista per l'entrata in vigore della tessera, il progetto è ancora in alto mare: dopo la richiesta ufficiale di rinvio da parte dei club e le manifestazioni di protesta dei tifosi, è sempre più probabile lo slittamento alla prossima stagione. Ma cos'è la tessera del tifoso? «Uno strumento di fidelizzazione adottato dalle società di calcio - si legge sul sito dell'Osservatorio - con l'obiettivo di creare la categoria dei "tifosi ufficiali"». Dicitura che, ovviamente, non piace affatto agli ultrà. Anche perché i club possono rilasciare le tessere soltanto dietro «nulla osta della Questura competente - prosegue l'Osservatorio - che comunica l'eventuale presenza di motivi ostativi», come per esempio un Daspo in corso o una condanna per reati da stadio negli ultimi cinque anni. Niente di nuovo, solo il disposto dell'articolo 9 della legge Amato: le curve naturalmente non sono d'accordo con restrizioni così dure, protestano da tempo e bloccano la tessera.
Ormai sono anni che il progetto sembra sul punto di partire: pensato nel 2005 dall'allora capo dell'Osservatorio - ora questore di Firenze - Francesco Tagliente e dimenticato durante Calciopoli, è tornato d'attualità dopo la morte dell'ispettore Filippo Raciti nel febbraio 2007 ed è stato presentato ufficialmente nella primavera del 2008. Siamo alla fine del 2009 e la situazione non è certo incoraggiante: soltanto le squadre milanesi hanno adottato la tessera. Il Milan ha addirittura precorso i tempi, lanciando la carta «Cuore Rossonero» all'inizio della scorsa stagione: la vecchia tessera non prevedeva la foto, la nuova ha posto rimedio al problema. L'Inter, invece, è partita quest'anno. Le due carte costano 10 euro, altro punto fortemente contestato dai tifosi, ma sono gratuite se si sottoscrive un abbonamento. Ma quali vantaggi porta la tessera? Secondo l'Osservatorio, i possessori della carta non saranno soggetti «a eventuali restrizioni alla vendita dei biglietti», potranno usufruire di accessi facilitati allo stadio «attraverso la creazione di varchi dedicati», godranno di particolari «privilegi e/o benefici da parte delle società (accumulo di punti, diritti di prelazione per i biglietti, convenzioni con altre società private come Ferrovie dello Stato, Autogrill e così via)».
Tutti vantaggi ancora sulla carta, ovviamente. «Nel giugno 2008 - racconta il presidente dell'Associazione centro di coordinamento viola club - avevamo organizzato un convegno per discutere dell'introduzione della tessera. Sembrava dovesse partire, poi tutto è stato rinviato e noi non abbiamo ancora capito quali benefici porterà questo progetto». Quando, e se, i vantaggi annunciati diventerrano reali non è dato sapere. Le dichiarazioni estive del ministro Maroni avevano tratto in inganno qualcuno: «La tessera del tifoso entrerà in vigore il 1° gennaio 2010». La parziale retromarcia d'inizio autunno - «Sono pronto a discutere di un eventuale rinvio solo se ci sarà un impegno scritto da parte di tutte le società di Serie A e B» - avrebbe dovuto mettere in guardia sulle difficoltà d'attuazione del progetto, quanto meno nel corso della stagione.
Anche perché il presidente della nuova Lega Calcio Maurizio Beretta non ha mai dato l'atteso via libera alla tessera. A fine settembre ha mostrato le prime perplessità - «La scadenza del 1° gennaio è obiettivamente complicata» - pochi giorni fa ha chiesto l'annunciata proroga: «Tutti i presidenti di A e B hanno deciso di accogliere la filosofia del progetto e si impegnano a renderlo operativo. Al contempo chiediamo di spostare la sua entrata in vigore». Le dure schermaglie del passato tra ministero e club sembrano lontane, ma il futuro della «tessera del tifoso» è tutt'altro che definito.

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Il rovescio della tessera nel nome del business
La tessera del tifoso rischia di trasformarsi in una carta di accesso a servizi, più o meno vantaggiosi, col risultato di creare un mercato parallelo privilegiato.


Come la medaglia anche la tessera del tifoso ha il suo rovescio. E, visto che si parla di calcio, il marchio stampigliato è quello del business. Ben diversa è stata l'ispirazione del questore di Firenze, Francesco Tagliente, dirigente di grande esperienza e di lodevole umanità: basti pensare che da solo, con la forza del dialogo, ha di fatto eliminato il tifo violento a Firenze. E posto le basi per la costruzione di un progetto, la tessera del tifoso per l'appunto, teso a certificare la fedeltà dell'appassionato di calcio non solo alla propria squadra, ma ai valori della civiltà sportiva. Ora, chiariamo subito, la «fidelizzazione» del tifoso non dà fastidio per motivi di schedatura: già adesso, infatti, il biglietto nominativo contiene tutti gli elementi utili per risalire a eventuali trasgressori della legge all'interno degli stadi. Per non parlare del «daspo» (divieto di accesso alle manifestazioni sportive) che tiene lontani i facinorosi già conosciuti. Il problema e un altro: più i tifosi di una squadra sono numerosi, più gli interessi che gravitano all'interno dei rispettivi bacini di utenza sono cospicui.
Così, la tessera del tifoso rischia di trasformarsi in una carta di accesso a servizi, più o meno vantaggiosi, col risultato di creare un mercato parallelo privilegiato. Inevitabile che gli interessi vadano da un lato a cozzare con lo spirito primigenio dell'idea, e dall'altro, per una serie di querelle più o meno mascherate, a ritardi nella realizzazione, sotto forma di emissione. Nonostante tutto, a Firenze i passi compiuti da Tagliente sono stati straordinari: infatti, nella propria giurisdizione il questore raccoglie tre realtà di categoria diversa: dalla serie A della Fiorentina, alla cadetteria dell'Empoli (serie B) fino alla Lega Pro del Figline (la vecchia serie C). E partiamo proprio da quest'ultima squadra. Il Figline è la prima società ad aver già le tessere del tifoso, 700 in tutto.
«Non abbiamo ancora lo stadio a norma - ci spiega il rappresentante legale, Claudio Rossetti, che è anche delegato alla sicurezza - e teoricamente avremnmo dovuto giocare a porte chiuse. In realtà, la nostra non è una scappatoia, bensì l'adempimento di una determinazione della nostra Lega di concerto col Ministero dell'Interno. Infatti, quando il nostro stadio avrà i requisiti per aprire ufficialmente, manterremo assolutamente in vita il sistema della tessera del tifoso che per noi non sarà mai un business, incarnando alla perfezione lo spirito originario dell'iniziativa del questore Tagliente». Iniziativa alla quale, nella prossima partita casalinga, in programma il 28 novembre, aderirà anche l'Empoli: la società è pronta a rilasciare 2.200 tessere. Diverso il discorso della Fiorentina alle prese con la definizione di una laboriosa serie di dettagli.

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view post Posted on 19/11/2009, 17:09
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UNA PROPOSTA DI RIFORMA ALLA LEGGE AMATO
Violenza stadi: «No ai diffidati a vita»

di Fabio M. Splendore
ROMA - Una modifica alla legge Amato sulle norme contro la violenza negli stadi. L’hanno presentata gli onorevoli del Popolo della Libertà (ramo An) Claudio Barbaro e Paola Frassinetti. Mozzafiato la cornice, la Caffetteria Capitolina che domina Roma e a colpo d’occhio ti consegna la sua storia in un giro d’orizzonte molto stretto. Ieri mattina i due parlamentari hanno spiegato la filosofia di fondo e l’intervento pratico da mettere in opra sul testo della legge, nella parte che poi tocca anche la tessera del tifoso così come viene determinata secondo il regolamento Maroni.
Barbaro e l’avvocato Frassinetti, che sono rispettivamente membro e vice presidente della Commissione cultura della camera dei deputati, puntano un passaggio chiave della legge 41 del 2007 (emanazione del precedente decreto Pisanu e sollecitata dalla morte dell’ispettore di Polizia Raciti prima di Catania-Palermo): il comma dell’art. 9 laddove è scritto: «E' fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli di accesso, di cui al decreto ministeriale 6 giugno 2005 del Ministro dell'interno, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005, di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401, ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive» .
«E’ su quel doppio participio passato, quel “siano stati”, che si concentrano le nostre attenzioni - dicono i due parlamentari -non possono esserci diffidati a vita, persone che per un reato da stadio o per un daspo non abbiano diritto al riscatto, che in altri casi, anche più gravi, viene riconosciuto. Inoltre nella legge non è previsto che il periodo di interdizione dagli stadi subito per ordine del Prefetto durante il processo, sia sottratto dal periodo definitivo di allontanamento in ragione della condannia subita». La modifica nella sostanza sarebbe questa: «E’ fatto divieto (....) di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso o tessere del tifoso a soggetti che siano in atto destinatari di provvedimenti (...) ovvero a soggetti che siano stati comunque condannati anche con sentenza non definitiva per reati commessi commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive, fino al completamente dei cinque anni successivi alal data della condanna e che abbiano già scontato, anche parzialmente, per lo stesso episodio la misura inflitta con provvedimenti di cui al citato art. 6 della legge 401/1989» .

corriere dello sport
 
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view post Posted on 21/11/2009, 06:57
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CITAZIONE (Zeman! @ 16/11/2009, 09:25)
(FILE:https://www.youtube.com/v/F6uk0Km88fA&hl=it...color2=0x54abd6)


secondo me ha detto delle falsità o imprecisioni facilmente verificabili.
verificherò.
interessante che si senta parlare i radicali...pensavo non esistessero più o fossero sul carrozzone del pdl visto che capezzone parla per il premier....

nelle stagioni asteriscate son state giocate alcune partite a stadi chiusi o settori chiusi per stadi nona norma e per divieti vari.
i dati sono ripresi da quello comunicato dalle società alla stampa locale o nazionale.
i cagliari non comunica dati ufficiali sulle presenze nel suo stadio.
le cifre seguenti si commentano da sole
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oppure
http://www.lega-calcio.it/rest/site/defaul...&_TV_231109.pdf
http://www.lega-calcio.it/rest/site/defaul...&_TV_100609.pdf

Edited by Zeman! - 25/11/2009, 20:33
 
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Tessera del tifoso : fra marketing e attenuazione dei diritti
di Biagio Rizzo*

La tessera del tifoso è una card dedicata a tutti i tifosi di calcio e rappresenta una modalità di fidelizzazione messa in atto dai club calcistici al fine di creare la categoria degli “spettatori ufficiali”. I possessori della tessera possono godere di una serie di vantaggi: percorsi preferenziali e con controlli limitati negli impianti sportivi, ottenimento di sconti su altre manifestazioni organizzate dalle società, sconti su enti convenzionati (es. ferrovie dello Stato, Autogrill) ed agevolazioni commerciali nei punti vendita (raccolta punti, sconti negli store ufficiali delle società), diritto di prelazione e possibilità di poter acquistare altri tagliandi oltre al proprio.

In sostanza, si tratta di una tessera multi-servizi con lo scopo di rendere il supporter sempre più legato alla società, in un’ottica di commercializzazione e consolidamento del rapporto società-tifoso. La tessera, che inizialmente sarebbe dovuta entrare in vigore obbligatoriamente il 31 dicembre di quest’anno, è stata contestata aspramente da tutte le tifoserie organizzate, ma anche da molti addetti ai lavori, che ne hanno sottolineato gli aspetti ambigui. Vediamo perché.

La tessera del tifoso unisce all’aspetto commerciale un risvolto legato alla sicurezza ed al controllo (forse sarebbe meglio dire “schedatura”) del tifoso che, a detta di molti, risulterebbe tra l’altro inutile(perché duplica altri provvedimenti in vigore), fino a sfiorare importanti profili di costituzionalità. Secondo gli ideatori invece, la tessera è un utile strumento che contribuirà ad aumentare gli standard di sicurezza all’interno degli stadi. Per ottenere la tessera è necessario ottenere il nulla osta dalla Questura, che autorizza le società a rilasciare la carta. La questura rilascia l’autorizzazione solo dopo una serie di verifiche: è necessario non essere destinatari di DASPO ( divieto di accedere a manifestazioni sportive) in corso o non aver subito condanne per “reati da stadio” negli ultimi cinque anni.

Secondo il disegno originario, dal 31 dicembre la tessera sarebbe dovuta essere obbligatoria per accedere al settore ospiti degli impianti sportivi e quindi, di fatto vietava le trasferte ad i non possessori della card. Questo è stato uno degli spunti che ha provocato più di tutti l’ira degli ultras, che hanno fatto sentire la loro voce organizzando una serie di manifestazioni, scioperi e sit-in contro l’ennesimo provvedimento repressivo nei loro confronti.

Procedendo con ordine, risulta vantaggioso riferire un po’ di storia della tessera, e capire da dove essa prenda le mosse: ovviamente l’idea nasce in Inghilterra, la nazione che forse più di tutte dovette affrontare il problema della violenza ultras e che, prima di tutte, adottò strumenti (a volte discutibili) per risolverla. Uno dei provvedimenti adottati dalle autorità per combattere il fenomeno degli hooligans fu, per l’appunto, la tessera del tifoso (membership card). Il Chelsea FC fece da società pilota al progetto, creando una fidelizzazione del tifoso al marchio della società. Trattandosi di una sorta di contratto normato dalla disciplina civilistica britannica, la società Chelsea FC poteva rifiutarsi di concedere la “membership card” a singoli tifosi che risultavano non graditi, ad esempio per pregresse intemperanze o comportamenti connotati da violenza o ubriachezza.

Veniamo ora all’analisi dei fondamenti normativi della tessera. L’articolo che, di fatto, la istituisce è contenuto all’interno della Legge Amato n. 41/2007 ( quella emanata all’indomani della morte dell’ispettore Raciti a Catania), precisamente all’articolo 9: “E' fatto divieto alle società organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili dell'emissione, distribuzione, vendita e cessione del titolo di accesso […], di mettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all'art. 6 della legge 13 dicembre 1989 n. 401[DASPO] ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per i reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive”.

E’ utile ricordare che il Daspo è provvedimento amministrativo, immediatamente efficace, che vieta l’accesso ad una manifestazione sportiva, per un periodo di tempo. Dalla lettera dell’articolo sembrerebbe che il tifoso, che in passato è stato raggiunto da DASPO o che è stato condannato per reati “da stadio” anche con una sentenza non definitiva, non potrà mai più acquistare la Tessera del Tifoso e di conseguenza non potrà accedere allo stadio, in trasferta.

La norma è oscura e quanto meno ambigua. E’ giusto che un tifoso, raggiunto da DASPO regolarmente scontato, o che magari abbia vinto il ricorso al Tar con conseguente annullamento del provvedimento non possa, oggi, acquistare la Tessera del Tifoso? Possono comprare la tessera coloro i quali hanno avuto una sentenza di condanna di primo grado ma poi sono stati assolti in appello o chi, invece, ha patteggiato la pena? Può acquistare la tessera chi ha avuto un Daspo di tre mesi tra un campionato e l’altro e non ha fatto ricorso solo per poter riprendere ad andare allo stadio la stagione successiva?

Le intenzioni del legislatore, dunque, non risultano chiare e proprio per questo è intervenuto l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive che, attraverso un documento, ha attenuato la portata repressiva della legge, indicando che risultano esclusi dalla possibilità di acquistare la Tessera del Tifoso solo coloro che hanno, al momento dell'acquisto, un DASPO in corso. Non puntualizzano nulla, invece, riguardo le sentenze di condanna per reati da stadio, anche non definitive. E’ chiaro che occorrerebbe una correzione alla norma, sostituendo il “siano stati destinatari” con un più congruo “siano destinatari” di provvedimenti. In ogni caso, per quanto riguarda le condanne ai reati da stadio la norma è chiara e non ammetterebbe deroghe: chi è stato condannato, anche nel solo primo grado non potrà più acquistare la Tessera del Tifoso. Risulta palese la violazione dell’articolo 27 della Costituzione che sancisce la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

Il problema maggiore si verifica nei confronti di chi non è mai stato condannato o nemmeno raggiunto da DASPO, ma subisce la notifica di una diffida (c.d. “preventiva”) basata sull'ultimo capoverso dell’art. 6 c. 1 l. 401/89 (legge che introdusse il DASPO) come introdotto dalla Novella Amato: “Il divieto di cui al presente comma può essere, altresì, disposto nei confronti di chi, sulla base di elementi oggettivi [es. semplice frequentazione di un gruppo ultras, frequentazione contemporanea di un gruppo politico e ultras assieme, frequentazione di un settore della curva ritenuto non pacifico ecc.] risulta avere tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva ad episodi di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive o tale da porre in pericolo la sicurezza pubblica in occasione o a causa delle manifestazioni stesse”. Queste persone non avranno diritto alla tessera, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un regolare processo.

Ecco perché il movimento ultras è in fibrillazione. Vede nel provvedimento un subdolo tentativo di eliminare le tifoserie organizzate a vantaggio del semplice tifoso consumatore e, dal punto di vista giuridico, teme la reintroduzione della c.d. “pericolosità presunta”, da tempo eliminata nel nostro ordinamento e l’aggiramento di ogni dimensione temporale data dalla legge stessa al DASPO. Anche dal punto di vista culturale il provvedimento in esame risulta discutibile, perché è il frutto di quel concetto di “animalizzazione” del tifoso, privato di alcuni diritti, perché imprevedibile e pericoloso. In questo senso il tifoso va ad inserirsi nella tipica legislazione settoriale che tende a normare, ma forse anche a ghettizzare alcune categorie di soggetti ritenute pericolose per l’ordine sociale: si pensi all’extracomunitario, al bullo, al guidatore del sabato sera.

In conclusione, è proprio l’ambiguità del provvedimento a renderlo criticabile. La tessera del tifoso è progetto di fidelizzazione del tifoso in ottica commerciale da un lato e strumento per contrastare la violenza negli stadi dall’altro. Una doppia valenza che non lascia intravedere la vera ratio della norma. E’ sacrosanto, benché inquietante, per le società di calcio proseguire sulla strada del consumismo estremo (d’altronde sono delle aziende ed in quanto tali adottano una logica di profitto) e, in quest’ottica, la tessera del tifoso si inserisce perfettamente nel meccanismo turbo-capitalista in atto nel calcio-business moderno. Ma perché legare a questo progetto un fine statale, collettivo come quello della pubblica sicurezza? Forse il progetto del tifoso-consumatore passa strategicamente dal controllo e dalla selezione dei tifosi?

Questo interrogativo aleggia, purtroppo, attorno a questo contestato provvedimento. E’ notizia di pochi giorni fa che l’entrata in vigore della tessera è stata fissata per la prossima stagione calcistica. I motivi dello slittamento risiedono probabilmente nelle proteste di molte tifoserie, ma più realisticamente dalla pressione di alcune società, contrarie alla tessera e dalle dichiarazioni scettiche di alcuni esponenti di rilievo del mondo calcistico. Il pericolo, per il momento, è scampato.

Rimane, comunque, il vulnus giuridico dell’articolo 9, non certamente colmabile dai comunicati riparatori del ministero. L’impressione è che, a ridosso dell’entrata in vigore della tessera, le polemiche divamperanno più forti di adesso, con i tifosi organizzati nuovamente sul piede di guerra per non vedere calpestati i loro diritti.


* giurista, componente del Comitato tecnico-giuridico dell'Osservatorio
http://www.osservatoriosullalegalita.org/0...0rizzosport.htm
 
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