| INTERVISTA COL VAMPIRO: SPORT PEOPLE Pubblicato il 26/07/2011 nella categoria: Intervista col Vampiro Sostieni la tua Squadra del cuore Football belongs to us Leggetelo questo bel libro Oggi è con vero piacere che intervistiamo gli amici di Sport Pepole. Tra l'altro è solo il primo passo di questa frequentazione. Restate sintonizzati! - Iniziamo con presentare il progetto Sport People per chi ancora non lo conoscesse. Come è nato e come si è sviluppato? Sport People nasce nel 2003: il web era in espansione e le webzine specializzate (quasi) inesistenti. Circolavano già le prime curatissime gallerie fotografiche, mancava però uno spazio in cui l’argomento ultras fosse trattato in maniera per così dire “professionale”: senza isteria verbale e con una certa onesta equità nelle analisi, che non risultasse però mera e fredda cronaca. La scelta di una rivista “digitale” ci ha permesso di abbattere i costi, lasciandoci così la libertà di scrivere con quanta più dovizia possibile. “In quanti erano gli ospiti?”, “Ci sono stati scontri, cori o striscioni contro?”, “L’altra tifoseria com’è sembrata?”, domande come queste le abbiamo sentite mille volte davanti ad una pinta, dall’amico di un’altra città con la stessa passione per gli ultras, e noi volevamo essere l’amico con quel tipo di risposte. Il fatto che la nostra base provenisse tutta da esperienze di militanza attiva, ci ha permesso un’aderenza all’argomento che altri non avevano o non potevano esplicare per il limite legato al costo della carta. La stessa adesione ideologica ci ha poi spinti a distribuire la rivista gratuitamente, senza voler in alcun modo speculare sugli ultras né mettendoli le mani in tasca né guadagnando su loro con pubblicità o altro. Scelta radicale e sofferta da portare avanti, ma è il prezzo che paghiamo volentieri per dire sempre tutto quello che pensiamo, senza timori di cali di vendite per non esser stati abbastanza ruffiani. Oltre alla rivista settimanale, all’indirizzo www.sportpeople.net, abbiamo poi implementato una quotidiana rassegna stampa, con gli articoli di cronaca ed approfondimento riguardanti tifo e ciò che ruota intorno ad esso. Nell’ultimo biennio abbiamo cominciato a sfruttare anche le potenzialità comunicative dei social network, con facebook prima e twitter poi, per espanderci ulteriormente. - Curiosità: che squadre tifano/seguono i redattori? Le squadre che seguiamo di più sono Livorno, Rimini, Modena, Bari, Benevento, Pagani, Fasano. Poi ci sono altre squadre seguite un po’ meno continuativamente come Taranto, Avellino, Cava de’ Tirreni, Barletta, Chieti per via degli impegni personali e lavorativi dei corrispondenti in loco. Infine ci sono squadre che vengono seguite (più o meno assiduamente) pur se il corrispondente non ne è direttamente un tifoso, come Cesena, Fiorentina, Bologna, Empoli, Parma, Ravenna, Monopoli. Ogni tanto proponiamo anche qualcosa dalla vicina Svizzera, qualche report da nostri amici in viaggio all’estero (questa stagione abbiamo coperto due Derby con la D maiuscola come quelli di Glasgow e Belgrado) e persino un po’ di basket. - Parlaci dell'associazione "Ragazzi di Stadio". Il nome ovviamente è un omaggio al libro-documentario di Daniele Segre. L’associazione è un’appendice della rivista: è stata creata sempre da noi per far da editore senza ricorrere a terzi, per permetterci di poter registrare la testata e avere le credenziali per richiedere accrediti e superare ostacoli burocratici di varia natura. L’associazione è finanziata da noi stessi corrispondenti della rivista, che ogni anno ci autotassiamo per pagare le spese del dominio del sito, le spese telefoniche per richiedere gli accrediti e tutte le altre piccole spese vive che abbiamo. Qualcosina la raccogliamo grazie a qualche vecchio corrispondente, che ancora versa il suo contributo pur non partecipando più alla rivista. Infine, un piccolo ulteriore introito ce lo dà la vendita del Dvd con tutti i numeri della rivista dal 2003 ad oggi: l’unico modo che abbiamo per chiedere ai nostri lettori di sostenere la nostra attività; in verità i Dvd che vendiamo annualmente, si possono contare tranquillamente sulle dita di due mani, ma va bene lo stesso. - Progetti per il futuro? Qualche novità in cantiere? Per il futuro ci dovremmo incontrare a breve, come facciamo ogni estate, per decidere le linee programmatiche per l’anno a venire. Con la situazione attuale del movimento italiano, saremmo ipocriti se non dicessimo che si naviga a vista ma, sicuramente e insolitamente, nelle difficoltà di questo periodo si sono viste parecchie cose buone. Abbiamo dunque ancora qualcosa da raccontare, e speriamo di continuare a farlo fino all’ultimo ultras rimasto sui gradoni. Non è facile farlo, inoltre, con questa filosofia totalmente “copyleft”, e molte volte è proprio la mancanza di risorse economiche a limitare i salti di qualità e i progetti. Proprio in virtù di ciò, vorremmo evitar proclami puntando piuttosto a bissare la quantità e la qualità fin qui garantita. Sulle cronache del tifo, modestia a parte, ci sentiamo imbattibili. C’è da lavorare laddove ci sono margini di crescita: nell’allargamento dei campi coperti, nel basket, negli editoriali, negli approfondimenti, nelle interviste. Daremo fondo ai nostri sforzi in queste direzioni: più di riuscirci è per noi importante provarci. - I gruppi ultras come hanno visto questa vostra iniziativa? Vi hanno supportato? Avete avuto anche qualche problema? Nota è la refrattarietà del mondo ultras alle “intrusioni”, ma dopo la diffidenza iniziale hanno capito che eravamo non “intrusi” ma gente come loro, che dal basso e con onestà voleva creare una spinta contro-informativa uguale e contraria a quella meschina dei media cosiddetti “mainstream”. Ovviamente non sono mancati i problemi, spesso legati a equivoci su un nostro giudizio o commento sul tifo, ma abbiamo sempre risposto ad ogni richiesta di chiarimento, ci abbiamo sempre messo – come si dice – la faccia, e questo gli ultras l’hanno apprezzato. Molte volte, paradossalmente, da un malinteso è poi nato uno stupendo rapporto personale. Siamo apprezzati perché siamo sempre stati al fianco degli ultras, dentro gli stadi e fuori, dalla manifestazione per Paolo a Brescia fino all’ultima a Roma contro la tessera. Abbiamo dato spazio senza preclusioni e preconcetti a tifoserie di destra e di sinistra, di Serie A come dei Dilettanti. Soprattutto non lo abbiamo mai fatto per soldi, e questo alla lunga pesa parecchio, perché nessuno ti può mai imputare la cattiva fede o la strumentalità. - Ed ora, poichè siamo amici, ne approffitto per fare una domanda un po' cattiva: leggendo la vostra pagina Facebook spesso tocca leggere tanti commenti oltre il limite dell'idiozia, scritti da persone che parlano solo per slogan... Immagino che deve essere un po' frustrante sapere che magari riflessioni più profonde che vengono poste sono ignorate, mentre la gente preferisce ridursi a scannarsi virtualmente... la vecchia "Sindrome di Radio Radicale", quando anni fa lasciò i microfoni aperti tutto il giorno in segreteria telefonica ed il 90% degli interventi erano insulti a sfondo calcistico/campanilistico. Dice già abbastanza la domanda stessa. Sì, vero, è frustrante, ma è anche un effetto collaterale statisticamente prevedibile: per la maggiore, il movimento ultras appartiene alla verde età dell’impulsività, dell’azione più che della riflessione. Abbiamo posto in essere tutte le misure in nostro potere, dal blocco agli under 18 ad una costante moderazione, ma salta e salterà sempre fuori il ragazzino esaltato che straparla come se avesse 20 anni di curva sulle spalle. Se continuiamo a crederci e ancora non chiudiamo la pagina, è perché tra le righe, rimestando in mezzo a ovvietà e frasi fatte, troviamo ancora materiale “pesante”: su due piedi possiamo citare una testimonianza sulla morte di Giancarlo di Cagliari che era veramente notevole e che rimbalzò parecchio per la rete. Quando non ne varrà più la pena, quando il male della banalità avrà soverchiato completamente l’intelligenza, tireremo giù le serrande. - Cosa ne pensi del futuro del mondo ultras? Non ti nego che sono pessimista. Partendo dal presupposto che il pessimismo ci accomuna, a parte ciò, in quest’anno in giro per gli stadi e a veder tifoserie, mi sono fatto l’idea (che forse è un’illusione, forse una speranza) che l’ultras non morirà. È di materia resistente: potrà mutare forma per sopravvivere, diventare completamente diverso da come lo eravamo noi da ragazzini, dietro il nostro striscione, sciarpa al collo e torcia alla mano. Non ci rispecchieremo per niente in loro e magari li troveremo persino detestabili in certi atteggiamenti così distanti dai nostri, eppure saranno sempre lì: (permetti la licenza) il cordiale dito nel culo del Sistema, proprio come lo eravamo noi. Repressione, tessere e quant’altro possono servire per nascondere la polvere sotto il tappeto ma, dopo un po’ di tempo di latenza, il morbo prima o poi riesplode in tutta la sua virulenza. Lo dimostrano chiaramente, giusto per citare gli ultimi, gli scontri di Darlington-Newcastle, alla faccia dei soloni del “modello inglese” come Capello e chi gli dà credito. - Conclusione a te: microfono aperto! Dì pure quello che vuoi. Il microfono aperto mette un certo imbarazzo, porta involontariamente a deragliare verso una chiusura ad effetto, e da vittima dello slogan facile, non vorrei correre il rischio di diventare carnefice. Posso sicuramente concludere ringraziandovi per lo spazio, le argute riflessioni poste e la piacevolissima chiacchierata. Posso ringraziare voi e la gente come voi che pur se passano gli anni, pur se cambiano i contesti, resta vera ed onesta. La gente che mi ha dato (e ci ha dato) la spinta e il piacere di scrivere di ultras, la gente che spero di ritrovare davanti all’obiettivo della mia macchina fotografica per trovare la voglia di andare avanti in quello che faccio.terraceslife.it
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