| Lucca e Pisa, futuro incerto Crisi societaria in entrambe le città, tifosi in fibrillazione Due piazze storiche del calcio toscano in ansia: da sempre fiere antagoniste, Lucca e Pisa si trovano a vivere in contemporanea un passaggio difficile della loro storia sportiva. Per entrambe, probabilmente, la prossima settimana sarà decisiva per conoscere il proprio destino. A Lucca, in effetti, l’appuntamento è ravvicinatissimo e già fissato. La cordata ligure che mira a rilevare la grande maggioranza delle quote domani stesso si presenterà ufficialmente alla città e ai tifosi, con una conferenza stampa nella sede rossonera in viale San Concordio. La società immobiliareNice (sede a Genova) in questa circostanza dovrà svelare in dettaglio la nuova compagine societaria e quali sono gli imprenditori “forti” che stanno dietro le sue spalle: la Nice è in predicato di comprare l’80% delle quote della Valore, e dopo la rinuncia da parte del socio di minoranza, l’ex patron Giuliani, i liguri hanno la strada aperta e nessun concorrente all’orizzonte: la prima cosa che dovranno fare è saldare i debiti della Lucchese. I tifosi e la città aspettano questo primo confronto ravvicinato con apprensione, e anche con una certa diffidenza:il ciclo che si chiude aveva riavvicinato molti al calcio e quello che si apre appare - per il momento - denso di incognite. Non a caso, ieri, il Comune ha congelato il progetto di ristrutturazione del Porta Elisa, in attesa di valutare i nuovi proprietari. Nuvole sempre più nere anche sul cielodi Pisa. Dopo l’esternazione del patron di maggioranza Piero Camilli che ha annunciato di voler vendere, ieri era in programma sul “campo neutro” di Chianciano una riunione importante fra i soci, ma l’esito è stato interlocutorio se non negativo. Telefoni staccati, bocche cucite dopo il summit. All’ora di pranzo erano partiti dalla sede il presidente Battini, Palmas, Cava e Sbrana per recarsi all’incontro con Camilli, fissato nel pomeriggio: nessuno ha fatto dichiarazioni. Ma da quello che trapela, Camilli si allontana e il nuovo scenario è tutto da definire. Uno stallo che non può protrarsi, poiché nel giro di quindici giorni premono scadenze inderogabili, come il pagamento degli ultimi stipendi stagionali e l’iscrizione al prossimo campionato. Sempre di più il pallone rotola dove lo tira il padrone, ammesso che costui abbia ancora voglia di tirarlo e gli convenga. Sempre di più i destini di un pezzo importante dell’identità collettiva come la passione calcistica sono decisi fuori dai campi, molto lontano: l’ennesima conferma di questo viene dalle vicende - paradossalmente parallele - di due società storiche e molto importanti della Toscana, la Lucchese e il Pisa. “Fiera appartenenza, incerta permanenza” si potrebbe dire parafrasando un noto motto delle curve. Incerta permanenza a Lucca perché la società in queste ore sta passando di mano, per il momento in modo oscuro e poco rassicurante. Per due anni la Lucchese reduce da crac e gestioni avventurose è stata un modello: cordata locale, gestione sana, due campionati consecutivi vinti, passione che si riaccende. Ma giunto in C1, il giocattolo si è rotto, per il semplice motivo che servono troppi soldi: i proprietari di maggioranza - immobiliaristi e palazzinari - a gennaio hanno annunciato il disimpegno, quello di minoranza da solo non ce la può fare a questi livelli.Via l’allenatore vincente, squadra in caduta libera dopo un altro ottimo avvio di stagione, e già un grosso merito è stato salvarsi più che dignitosamente. Ma ora? Ora subentra una cordata esterna, nella quale figurano personaggi (non tutti) con precedenti inquietanti. Torna a spargersi l’odore di zolfo, torna l’allarme della città e della tifoseria, il Comune blocca subito il piano di ristrutturazione dello stadio. Torna a pesare in modo decisivo il fattore-quattrino: ma non il quattrino da investire direttamente, quello legato ad operazioni collaterali o anche più lontane. Il pallone c’entra poco, nella vicenda lucchese. E forse ancora meno c’entra a Pisa, dove la società da poco risorta dopo il grande splash è in mano al classico padre-padrone che fa e disfa come gli pare a prescindere da tutto e se ne vanta: non a caso Piero Camilli (patron anche del Grosseto, già questo cumulo non impressiona favorevolmente) si fa chiamare “Il Comandante”. Ancora ad aprile il Comandante pareva intenzionato a restare e rilanciare, però a maggio le cose sono cambiate e ora se ne vuole andare. Perché? Non si sa. Camilli è uomo di molteplici incarichi e affari, tutto dipende da dove lo porta il cuore, e soprattutto il portafoglio. Ma probabilmente ci sono di mezzo problemi politici acuiti dall’ultimo esito elettorale, e di sicuro un progetto di “cittadella nerazzurra” a poche centinaia di metri dalla Torre: il pallone rotola lontano, appunto. A Pisa e a Lucca tutti i tifosi toscani devono fare molti e sinceri auguri, indipendentemente dal tifo e dall’eventuale antagonismo. Per il semplice motivo che tutta la Toscana sta sulla stessa barca traballante, ha passato gli stessi brutti momenti, è stata (o tuttora è) in mano agli stessi discutibili personaggi: da Firenze in giù non c’è città - con pochissime eccezioni - che non abbia avuto la sensazione o la certezza che qualcuno gli avesse fregato il pallone. Federico Buti il tirreno
E anche Grosseto non ride: tecnico e ds sono in alto mare GROSSETO. Se Pisa piange, Grosseto non ride. Chiara, per il momento, la strategia di disimpegno di Piero Camilli riguardo alla società nerazzurra, oscura invece quella per la società biancorossa. Non è una novità, a dire il vero, perché da sempre Camilli ama fare e disfare per conto suo e lavorando sottotraccia: ma quest’anno la matassa pare particolarmente imbrogliata. In attesa di una telefonata che tarda parecchio ad arrivare, il tecnico uscente Michele Serena e il ds Antonino Imborgia sembrano sempre più lontani da Grosseto. Una differenza sostanziale fra i due c’è, poiché Imborgia ha comunque un contratto che lo lega al Grifone ancora per un anno, Serena no. Raggiunto ieri telefonicamente, l’allenatore biancorosso ribadisce laconicamente: «Ancora non ho sentito il presidente, non ci sono novità». Commenti e pronostici da parte sua, zero: ma la voce sembra tradire il pessimismo. In effetti il lungo rinvio e i “boatos” fanno scendere sempre più le percentuali di un Serena-bis. Il nome nuovo che emerge è quello di Beppe Scienza, già tecnico del Viareggio che ha portato le Zebre alla salvezza attraverso lo scontro playout col Cosenza (due vittorie): e del resto ancora da Viareggio potrebbe arrivare a Grosseto il prossimo direttore sportivo, Andrea Gazzoli. Perché malgrado il contratto, l’ultima settimana ha disegnato un quadro generale che sembra allontanare in maniera piuttosto netta Imborgia dal Grosseto. E’ certo il fatto che per Scienza siano già arrivate richieste dalla serie B, e fra le società che vorrebbero ingaggiarlo in panchina è forte l’indiscrezione della Reggina. I tifosi biancorossi aspettano, con crescente impazienza, perché il mercato è un’esigenza sempre più vicina. il tirreno
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