| Tifosi in fuga dagli stadi italiani, mentre i Rangers riempiono d'amore IbroxLunedì 03 Settembre 2012 18:30 L a crisi del calcio italiano è senza fine: secondo quanto riporta Panorama c'è stato un calo sostanziale delle presenze allo stadio. Nelle prime due giornate di campionato le presenze sono state complessivamente 443.908, nel 2011 furono 460.573, nel 2010 480.408 e nel 2009 addirittura 527.370. Dati alla mano ogni anno il calo aumenta in maniera preoccupante. Questo è imputabile a un fattore fondamentale: la totale inadeguatezza degli stadi del Bel paese. Se a questo si aggiungono le continue polemiche arbitrali e i campi sempre più indecenti le uniche a sorridere sono le pay-tv. Basti pensare che ad oggi solo sette squadre di serie A risultano in attivo rispetto alla passata stagione: Atalanta, Juventus, Pescara, Roma, Sampdoria, Torino e Udinese. Palermo e Lazio sono in calo vertiginoso, ma anche le due milanesi non se le passano bene. L'Inter si attesta sui 30.722 abbonati con un calo di circa il 16% rispetto all'anno passato, peggio fa il Milan fermo a 22.106, performance peggiore dell'era Berlusconi. Sono due le immagini emblematiche che spiegano meglio il perché degli stadi sempre più vuoti: il campo indecoroso del San Paolo di Napoli dove non era presente un filo d'erba e sembrava si giocasse su un campo da beach soccer; la partita fra Cagliari e Atalanta disputata a Quartu Sant'Elena a porte chiuse, dove sono stati allestiti in fretta e furia dei riflettori per garantire l'illuminazione necessaria al regolare svolgimento della partita. Queste immagini fanno il giro del mondo e il calcio italiano non merita di essere deriso da tutto il resto del panorama calcistico. Rifletta su questa cosa il presidente della Lega Calcio di Serie A, Maurizio Beretta, dimissionario dal marzo del 2011. Per fare un parallelismo impietoso, il Glasgow Rangers che dopo il fallimento milita nel campionato di terza divisione scozzese (corrispondente alla Lega Pro seconda divisione italiana) fa registrare 50.000 presenze ogni partita, questo dovuto ad una grande cultura calcistica (che in Italia latita e non poco) ma anche dall'adeguatezza delle strutture e degli impianti che permettono ai tifosi di recarsi in assoluta sicurezza per vedere i propri beniamini. Questa situazione deve fare riflettere sulla condizione in cui verte il nostro calcio: così facendo l'appeal del campionato italiano colerà a picco e se non si correrà ai ripari al più presto sarà difficile riemergere in tempi brevi.Marco Gentile www.sportpeople.netCagliari, il sostegno degli ultras e "Is Tubieras" Lunedì 03 Settembre 2012 17:30 Nonostante le porte chiuse, gli ultras non hanno mancato di far sentire il proprio sostegno alla squadra durante Cagliari-Atalanta. A margine del piccolo tributo alla costanza della presenza ultras, una riflessione su "Is Arenas", la querelle Cellino-Comune e i tifosi acritici. Cagliari-Atalanta si disputa a porte chiuse, per l'inagibilità delle tribune, non ancora completate, ma all'esterno dell'impianto di Quartu, a pochi chilometri dal capoluogo e dal vecchio Sant'Elia, sono presenti molti curiosi e un folto gruppo di ultras che sta facendo sentire la propria voce con i soliti cori di incitamento alla squadra. Nonostante la gara a porte chiuse, tutta la zona limitrofa allo stadio è stata chiusa al traffico, diventando così una sorta di isola pedonale per moltissima gente che non si è voluta perdere l'arrivo della squadra in questa "prima" di campionato. Nei piani del presidente Cellino, il nuovo stadio di Quartu sarà aperto al pubblico in occasione della prossima gara interna, il 23 settembre contro la Roma. Fonte: Unione Sarda
Benvenuti a Is Tubieras, Is Arenas a porte chiuse: l'ennesimo grande pastrocchio del calcio all'italiana di Carlo Concas Scrivo in queste ore di giubilo per i tifosi del Cagliari. La notizia dell'apertura dello stadio di Is Arenas ha ringalluzzito tutto il popolo rossoblu, che dalla metà di maggio a questa parte ha sposato in maniera cieca e totalmente acritica la battaglia contro i mulini a vento intrapresa dal suo novello Don Chisciotte, ovvero Massimo Cellino. Anche io sono tifoso del Cagliari. Lo sono da una vita e lo sarò per sempre. Ma questa dello stadio di Is Arenas non mi sembra proprio una vittoria da strombazzare ai quattro venti. Anzi, a mio avviso è una grande sconfitta. Per tutti. Mi spiego meglio: l'*esperienza quartese* ha messo a nudo la totale mancanza di consapevolezza civile da parte dei tifosi cagliaritani, che hanno sacrificato sull'altare della fede calcistica il proprio spirito critico da liberi cittadini. E' stato veramente triste e sconfortante constatare come un sindaco che ha mostrato intransigenza nel tutelare l'interesse pubblico (pretendendo il pagamento dei debiti da parte di un privato), sia stato additato a nemico pubblico numero uno, mentre un questore che non ha voluto dare, almeno in un primo momento, il permesso di giocare una gara di serie A in un cantiere aperto, sia stato visto come il cattivone che ha tentato deliberatamente di toglierci il sacrosanto diritto allo svago domenicale. "Il calcio prima di tutto" insomma, secondo un malcostume italico ormai ben consolidato. Lo stadio di Is Arenas è diventata infatti un'autentica ragion di Stato. Niente e nessuno è autorizzato a intralciare il piano di Cellino, nemmeno le leggi e il buon senso. I portatori di sano realismo non sono ammessi, anzi vengono etichettati come *cugurre* o *pseudotifosi, *secondo uno spirito di crociata inarrestabile. La realtà però è che il Don Chisciotte osannato dai tifosi è anche il principale responsabile di una farsa che dura da più di sei mesi. Da quando, cioè, Massimo Zedda si è mostrato poco avvezzo ai ricatti del numero uno di viale la Playa. Il cui obiettivo, nemmeno tanto nascosto, era quello di impossessarsi a cifre stracciate del Sant'Elia. Da quel momento in poi è stato un delirio continuo, culminato con il ridicolo trasferimento (per "scelta aziendale, così come comunicato dal Cagliari agli uffici di via Roma, anche se la stampa locale non ha mai ritenuto opportuno approfondire questo punto...) al Nereo Rocco di Trieste, ovvero lo stadio italiano più lontano dalla Sardegna, con tanti saluti agli abbonati. Poi è arrivata la genialata dello "stadietto più bello d'Italia" a Quartu, costruito con un esborso di denaro che avrebbe potuto essere impiegato (così come stabilito da una convenzione) per garantire, negli anni, la manutenzione ordinaria e straordinaria del Sant'Elia. Quello vero però, senza tubi Innocenti. In queste ore, l'apertura di *Is Tubieras* (ai soli addetti ai lavori) per la partita di oggi ci viene presentata come la vittoria dei giusti contro i tiranni, ma in realtà è soltanto il frutto dell'ennesimo pastrocchio all'italiana. Il sindaco Contini si è infatti mostrato pericolosamente supino ai voleri del presidente del Cagliari, al punto da sobbarcarsi la grandissima responsabilità di far giocare un incontro di Serie A in un impianto ancora privo di un'intera tribuna, oltre che di servizi essenziali quali spogliatoi e sala stampa. Per non parlare poi dell'imponente servizio di ordine pubblico che verrà allestito (a nostre spese) per garantire che nessun tifoso entri nella famosa "zona rossa". Insomma, una forzatura bella e buona, oltre che rischiosa, ma non ditelo alle truppe cammellate del presidente: potrebbero chiedere la vostra crocefissione sulle travi del *Main Stand*.Fonte: Casteddu online
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