Il Forum dei Tifosi dell'Empoli F.C.

Notizie dalle altre tifoserie

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view post Posted on 22/10/2009, 06:31
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Sciarpa del Lecce. Aggredito
Alla fine della partita di calcio tra Virtus Casarano e Neapolis alcuni fanatici rosso-azzurri hanno picchiato un extracomunitario solo perché indossava una sciarpa del Lecce. Altri tifosi l'hanno difeso

Vergognoso episodio di violenza, l'altro ieri, alla fine della partita di calcio tra la Virtus Casarano e il Neapolis. Un giovane marocchino è stato selvaggiamente aggredito da un gruppo di giovani, tifosi della locale squadra di calcio, solo perché indossava una sciarpa del Lecce, squadra rivale dei casaranesi. Secondo altre versioni, invece, il pestaggio sarebbe stato fatto anche perché si trattava di un extracomunitario. L'aggressione è avvenuta alla fine della partita, vicino all'ingresso della curva nord, quando i tifosi, delusi per il pareggio della squadra, si erano radunati davanti all'ingresso degli spogliatoi per contestare allenatore e giocatori. Oltre all'inqualificabile pestaggio, c'è da registrare però anche la reazione di altri tifosi contro gli aggressori, che sono riusciti a fermare la furia violenta del branco.
Il giovane extracomunitario, 28 anni, se ne stava per i fatti suoi vicino all'ingresso della curva nord, indifferente a ciò che avveniva nei pressi dello stadio. Era seduto per terra e stava mangiando una porzione di riso che aveva in un piatto di plastica. Quando i tifosi, finita la partita, si sono accalcati vicino agli spogliatoi (che sono attigui alla curva) è cominciata la contestazione contro l'allenatore, Salvo Bianchetti, e contro alcuni calciatori, individuati come i responsabili principali della mancata vittoria e della precaria situazione di classifica della Virus Casarano. Ad un certo punto, improvvisa, è iniziata l'aggressione.
Un gruppetto formato da tre-quattro giovani ha notato lo straniero e, inveendo contro di lui per il solo fatto di portare una sciarpa giallo-rossa del Lecce, prima gli hanno fatto volare il piatto che aveva in mano e poi lo hanno colpito con calci e pugni, scaricando la rabbia per la mancata vittoria della loro squadra. Solo l'intervento degli altri tifosi che si trovavano vicino ha scongiurato un epilogo più drammatico. Lo straniero, infatti, se l'è cavata con qualche contusione. Per lui non è stato necessario il ricorso a cure mediche. Uno dei tifosi che si sono prestati a difendere l'extracomunitario è venuto alle mani con gli assalitori ed è stato colpito con un pugno al labbro inferiore.
L'aggressione all'inerme marocchino ha suscitato sdegno e rabbia tra i tifosi e anche tra coloro che non frequentano abitualmente lo stadio. Una donna che ha assistito al pestaggio ha dichiarato che "questi episodi non sono degni di una città e di una tifoseria civile. Ero andata allo stadio per divertirmi ed avevo accompagnato i miei figli che hanno purtroppo visto questa crudeltà: cosa insegniamo ai bambini? A prendere a botte una persona solo perché ha una sciarpa o una maglietta di un'altra squadra? Io alla partita non ci vengo più. Se allo stadio viene questa gente, le famiglie preferiscono rimanere a casa". Bisogna aggiungere che dopo il pestaggio è cominciata una spontanea gara di solidarietà tra i tifosi, quelli veri, che hanno aiutato l'extracomunitario ad rimettersi in piedi e gli hanno comprato qualcosa da mangiare.
 
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Giustizia per i 38 di Cagliari
Sono passati sei mesi da quel 5 aprile 2009, il giorno della famosa "scolaresca di Messina aggredita dagli Sconvolts". Ed È giusto ritornare su quei fatti...
Quella domenica si giocava Cagliari-Catania, con due tifoserie con rapporti "non molto chiari". Dalla nave proveniente da Civitavecchia, verso le dieci scende un gruppo di ragazzi, una quindicina circa. Vengono fermati all'esterno del porto e affermano con tono provocatorio di essere siciliani. Poco dopo qualcuno di loro, senza che fosse stato intimorito, mostra la carta d'identità per dimostrare di essere di Messina. Parlando tranquillamente con i ragazzi cagliaritani, affermano che stanno facendo il tirocinio nella Grimaldi (non si ricordano neanche che la loro nave è la Tirrenia, dato che a Cagliari non opera la compagnia napoletana) e di volersi recare nella curva cagliaritana, visto il loro forte odio verso la tifoseria catanese. I cagliaritani li invitano a lasciar perdere perché non è proprio il caso, e si allontano senza che nessuno li abbia mai toccati. Il gruppo di messinesi, incuranti dei consigli, gira indisturbato nella zona del porto, ripensando forse al desiderio di vedere la partita dalla curva Nord e finisce che, verso le undici, incontrano qualcuno di sbagliato. C'è una rapidissima colluttazione sinché gli studenti scappano rifugiandosi dentro una libreria di Via Roma. Qui parlano con qualcuno degli inseguitori, viene a galla l'incomprensione, ci si scusa a vicenda e tutto sembra tornato alla normalità.
Più tardi, i tifosi cagliaritani iniziano ad arrivare allo stadio, probabilmente inconsapevoli di quanto successo in città due ore prima. I primi ad arrivare sono trentotto persone che vengono immediatamente circondate da otto camionette, dalle quali scendono un centinaio di uomini tra poliziotti, carabinieri e finanzieri. Parte una specie di rastrellamento. Tutti i presenti (tra i quali anche tifosi non ultras che scendevano dalle macchine appena parcheggiate, che aspettavano il panino nei chioschi, ecc.) vengono spinti in un angolo. I dirigenti della Questura e della Digos prendono i documenti ai presenti e, tutti in tenuta antisommossa con il manganello ben pronto, spingono i trentotto increduli all'interno delle camionette, senza dare nessuna spiegazione.
Sono le ore 13 di domenica e le camionette corrono a sirene spiegate in Questura.
Intorno alle ore 14, nei parcheggi interni di Via Amat, il gruppo di cagliaritani viene fatto schierare davanti al palazzo. Un poliziotto in borghese passa davanti ai ragazzi in fila e chiede il nome a cinque persone. Il tutto risulta quasi comico se non fosse così assurdo: dovrebbe essere un riconoscimento ma il poliziotto non ha né auricolare né cellulare e sorge il sospetto che chieda i nomi a caso in una sorta di strategia del terrore. Qualcuno dei presenti, di nascosto dato che è stato vietato l'uso dei cellulari, chiama l'avvocato. I legali accorsi vengono mandati via dal Vice Questore Vicario, in quanto nessuno dei ragazzi è in stato di fermo ma si sta solo svolgendo un'identificazione.
Intanto, intorno allo stadio continuano a girare le camionette che cercano, con le porte aperte, non si sa bene chi o cosa. Sicuramente non hanno trovato niente, dato che nessun altro è stato portato in Questura.
La polizia sfonda la porta della sede degli Sconvolts e la perquisisce alla ricerca di bombe, catene, spranghe e bastoni. Ovviamente fanno un buco nell'acqua e trovano solo aste di bandiera, oggetto normalissimo per un tifoso.
In Questura, appena finisce la partita, viene effettuato un secondo riconoscimento: i trentotto presenti si trovano di nuovo in fila nel piazzale, con il solito poliziotto in borghese, questa volta munito di cellulare, che passa lentamente davanti al gruppo fermandosi di tanto in tanto a chiedere al malcapitato di turno le generalità. Questa volta ci sono i ragazzi di Messina affacciati alle finestre del terzo piano della Questura, che indicano i ragazzi riconosciuti tra i presenti all'aggressione. Come sia possibile farlo con certezza a circa venti metri di altezza, con i ragazzi cagliaritani a più di cento metri più avanti, resta ancora un mistero. Ogni "riconoscimento" dura una decina di minuti e se ne conteranno altri tre. Poi i trentotto cagliaritani vengono fatti salire cinque alla volta in un ufficio per sottoporsi al famoso rito dello "specchio magico". Tale rito consiste nel far passare dietro un vetro i "presunti" responsabili della aggressione ma, contrariamente a quanto dovrebbe avvenire, non ci sono avvocati della difesa a controllo, non ci sono persone con similitudini fisiche e fisionomiche a quelle degli accusati e ad essi mischiati, in modo da testare l’assoluta certezza del riconoscimento. Il classico "riconoscimento all'italiana" insomma, degno del più tragicomico dei film. Una volta che tutti i trentotto hanno terminato questo folle rito, vengono fatti risalire sulle camionette con direzione ignota. Si pensa che la destinazione sia il carcere di Buoncammino, ma le camionette si fermano poche centinaia di metri prima, negli uffici della Digos di Cagliari.
Sono le ore 19. Qui viene cercato un telefono cellulare tra i presenti che, a quanto pare, sarebbe stato rubato a una delle persone aggredite. Negli uffici della Digos inizia una ulteriore procedura di identificazione, ovvero impronte digitali e foto segnaletiche per tutti, due alla volta. Qualcuno, di nascosto, riesce a usare ancora il cellulare per chiamare "fuori" e si scopre così che il Vice Questore Vicario ha già tenuto una conferenza stampa affermando che i responsabili sono stati presi e saranno tutti e trentotto arrestati. Si possono quindi facilmente immaginare gli stati d'animo negli uffici della Digos...
L'identificazione dei trentotto ragazzi finisce alle 22, quando vengono fatti salire sulle camionette. La destinazione non è però il vicino carcere, ma nuovamente la Questura. Alle ore 23.30 i primi ragazzi tornano in libertà . Vengono restituiti a tutti i documenti e consegnato un foglio.
A quanto si legge, erano stati portati in questura perché, ad un normale controllo di ordine pubblico, si erano rifiutati di dare le generalità, oppure queste erano da ritenersi false, quando invece l’unica cosa falsa è proprio tale accusa.
Gli ultimi ragazzi escono quando si sta per arrivare alle ore 01, dopo cioè dodici ore, stremati da quest'incubo infinito.
Intanto alla tv fioccano le "notizie". Si parla di "invasati che danno pugni gratuiti, 40 delinquenti con volti coperti da sciarpe e cappucci, che hanno aggredito una scolaresca in gita in città, con spranghe, catene e bastoni, che hanno cercato di investirli con uno scooter, lasciando a terra un professore con gravi problemi cardiaci e rubando a quest'ultimo pure il telefono cellulare".
Il giorno dopo le notizie si sprecano, con i giornali che titolano a caratteri cubitali "38 arrestati" salvo far retromarcia il giorno seguente, scrivendo in un minuscolo trafiletto "il giudice non ha consentito agli arresti per mancanza di prove e il telefono cellulare, che si pensava rubato, risulta effettivamente di proprietà del ragazzo accusato".
Intanto i ragazzi messinesi, che dopo mezz'ora dall'aggressione si stavano facendo intervistare dalle televisioni sarde senza nessuna lesione apparente (come si può verificare anche in un video messo
subito su Youtube, dal titolo "Aggressione scolaresca siciliana 5 aprile 2009"), riprendono la nave di domenica sera, mentre il professore parte il giorno dopo. Il tutto a dimostrare quanto (davvero poco) gravi fossero le ferite. Quantomeno strano, visto che quindici persone sarebbero state aggredite da quaranta, armate di spranghe, catene e bastoni...
Mercoledì 8 aprile, a ventisette dei trentotto fermati arrivano le diffide, tutte per tre anni. Sono stati tutti riconosciuti con certezza come partecipanti all'aggressione, accusati di lesioni gravi e violenza, e per due di questi anche tentata rapina. Dal venerdì 17 iniziano ad arrivare anche i “Fogli di Via Obbligatori” da Cagliari. Tradotto: per tre anni, questi ragazzi non possono entrare nel Comune di Cagliari, e considerando che quasi tutti sono residenti in paesi nell'arco di 5 chilometri dal capoluogo, o comunque ci lavorano, è una cosa assurda.
Sono passati sei mesi e nessuno ha ancora ricevuto denunce, accuse dirette o comunicazioni varie, oltre a ciò che c'è scritto nella diffida e nel foglio di via.
Secondo delle voci, sia il professore della scolaresca che gli alunni avrebbero sporto denuncia contro ignoti, in quanto gli aggressori (indicati in una decina) avevano i volti coperti da sciarpe e cappucci. Solo un alunno avrebbe fatto denunce precise, riconoscendo ventisette persone. Come sia possibile passare da "una decina" a ventisette, e soprattutto riconoscere con certezza persone coperte resta un mistero.
Qualcuno, credendo nella giustizia, ha fatto ricorso al TAR della Sardegna (con relativa spesa di 500 euro per ogni esposto), ricevendo in cambio una risposta vaga (né ragione né torto, dato che le indagini erano ancora in corso). In effetti risultava un po’ difficile fare ricorso entro 60 giorni per difendersi da un provvedimento amministrativo emanato dal Questore, senza sapere neanche bene di cosa si è accusati...
Da poco quattro persone sono riuscite a farsi scagionare da tutte le accuse (e ci mancherebbe altro).
Durante "l'aggressione" uno di questi stava giocando nel relativo campionato di calcio (e il referto dell'arbitro l'ha dimostrato), gli altri tre (residenti a 90 km da Cagliari) erano in un locale della loro zona (come sono riusciti a dimostrare grazie alle telecamere a circuito chiuso del posto).
Incredibile è la posizione di tre degli accusati: i ragazzi si trovavano all'interno dell'aeroporto di Cagliari-Elmas quando succedevano "i fatti" in Via Roma, eppure non possono dimostrarlo. I filmati a circuito chiuso dell'aeroporto risultano misteriosamente spariti, strano in periodi in cui si parla tanto e quotidianamente di sicurezza, terrorismo, ecc., ecc.
Penso sia finalmente ora di dare un po’ di giustizia a questi ragazzi...

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Scontri allo stadio: denunciati 3 tifosi dell'Ancona
Ancona - Gli uomini della Digos, diretti dal Dott. Nicolli, dopo aver visionato le immagini video del circuito interno allo stadio "Del Conero" realizzate dagli operatori della Polizia Scientifica in occasione dei recenti incontri di calcio Ancona - Salernitana del 29 agosto, Ancona - Empoli del 14 settembre, Ancona - Modena del 29 settembre hanno denunciato all'Autorità Giudiziaria tre tifosi appartenenti ai gruppi ultras della curva Nord, responsabili di aver acceso e successivamente lanciato un artifizio pirotecnico (fumogeno).
I giovani son stati altresì sottoposti al provvedimento di divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive (daspo) emesso dal Questore di Ancona.

www.anconainforma.it
 
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''Grazie meravigliosi fratelli'': l'omaggio di un tifoso giallorosso agli ultras del Frosinone
Antonino Barca si è voluto recare personalmente nella città laziale, in occasione del match tra i giallazzurri ed il Crotone, per ringraziare le persone che stanno offrendo il proprio contributo partecipando ad una raccolta di fondi e generi di prima necessità, denominata "Emergenza Messina", per aiutare gli alluvionati della città dello Stretto.
Il mondo ultras non ha mancato di offrire il proprio sostegno agli alluvionati di Messina. Tra le tante iniziative di solidarietà per aiutare chi sta soffrendo, spicca quella denominata "Emergenza Messina" ed ideata dalla Curva Nord del Frosinone che, insieme alla Pubblicom, all'Associazione Volontari Emergenza Radio ed Agorà, sta procedendo alla raccolta di fondi e generi di prima necessità destinati agli sfollati della città dello Stretto.
Il tifoso messinese Antonino Barca, 30 anni, si è voluto recare personalmente nella città ciociara per ringraziare le persone di Frosinone che stanno offrendo il proprio contributo. Antonino ha assistito lo scorso 12 ottobre al match tra la squadra allenata da Francesco Moriero, attuale capolista del campionato di Serie B, ed il Crotone.
"Appena mi hanno visto con la felpa e la sciarpa giallorossa, i tifosi giallazzurri per strada sono venuti a salutarmi e mi hanno offerto da bere" racconta Antonino. "Grazie all'amico Umberto Messia, tifoso del Frosinone che mi ha presentato in sala stampa, ho avuto modo di chiacchierare con diversi giornalisti". Il giorno seguente il quotidiano locale "La Provincia" ha pubblicato un articolo in proposito corredato dalla foto che ritrae Antonino ed Umberto.
"Nel pre-partita ho posto al centro dello stadio - prosegue nel suo racconto - uno striscione che porta le iniziali delle due città "Grazie MEravigliosi FRatelli" ed in curva nord frusinate quello recitante la scritta "Messina" con bordi giallorossi. Lo speaker ricorda l'iniziativa dei tifosi del Frosinone promotori di "Emergenza Messina", la raccolta di fondi per gli alluvionati. Io mi reco al centro del campo ad applaudire e salutare i quasi 9 mila del "Matusa" e dalla curva ciociara parte un forte coro "Messina, Messina" con tutto lo stadio che mi rivolge un applauso. Entrano le squadre in campo e si svolge un minuto di silenzio in memoria delle vittime del Messinese. Pochi secondi dopo, seguo il capitano Sicignano verso la Curva Nord per deporre un mazzo di fiori. Avevo una sciarpa giallorossa per rendere omaggio al tifoso canarino "Matteone", scomparso qualche giorno prima". Alcuni ragazzi di Frosinone, come testimonia Antonino, saranno prossimamente a Messina per consegnare ciò che è stato raccolto.

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Vincenzo Paparelli: mercoledì saranno 30 anni da quel giorno terribile
Il calcio di oggi è molto diverso da quello che conosceva il padre di Gabriele Paparelli negli anni settanta. Noi allora eravamo bambini, quando era un fenomeno popolare, il clima delle tifoserie organizzate era diverso, i cori dei primi gruppi ultras, i tamburi, i fumogeni, gli striscioni di sfottò adesso autorizzati solo tramite fax. Ora invece l'ambiente calcio sembra pensare solamente al business e l'unica sicurezza che si concepisce nell'accesso agli stadi è quella con la tessera del tifoso tipo carta di credito.
Anche mio padre era allo stadio quel giorno in curva Nord e se ricordo bene dissero alla radio solo l'iniziale del cognome, mia madre come penso tante altre a Roma tremò pensando che si potesse morire per assistere a una partita. Quel giorno tremendo a circa un'ora dal fischio d'inizio, dalla curva giallorossa vennero sparati in sequenza due razzi nautici ad alto potenziale. Attraversarono tutto il rettangolo di gioco. Il secondo razzo colpì mortalmente al volto Vincenzo Paparelli, 33 anni, padre di due bambini. Fu il primo caso in Italia di un tifoso morto in uno stadio di calcio. A trent'anni di distanza dalla tragedia, per la prima volta suo figlio Gabriele racconta insieme alla mamma Vanda come la loro vita sia stata spezzata per sempre da quel gesto sconsiderato. Una domenica di follia, una morte assurda, i tifosi della Lazio in tre decenni diversi hanno ricordato sempre Vincenzo Paparelli, così come da quasi due anni ricordano e chiedono giustizia per Gabriele (l'undici novembre prossimo saranno due anni) in qualche modo un destino comune, un percorso di vita spezzato come ricorda spesso Giorgio Sandri.

Il 28 Ottobre 2009 l'appuntamento è alle ore 17.00 al Circolo Canottieri Lazio, Lungotevere Flaminio 25, ROMA.

Grazie all'interessamento dei presidenti del CCLazio Alfonso Rossi e della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni, verrà presentato in conferenza stampa il saggio di Maurizio Martucci, proprio nel giorno del trentennale della morte di Vincenzo Paparelli.

Tra gli altri hanno aderito gli ex giocatori laziali Massimo Cacciatori, Renzo Garlaschelli, Bruno Giordano e Pino Wilson (tutti in campo in quel maledetto derby), oltre all'attore Pino Insegno che in una lettura appassionata interpreterà un brano di "Cuore Tifoso".

Il saggio apre con la prefazione del Sindaco di Roma Gianni Alemanno e in rappresentanza del Comune di Roma ci sarà il Delegato allo Sport On. Alessandro Cochi. Prevista anche la signora Vanda, che in quella domenica del 1979 era in Curva Nord accanto al marito Vincenzo. Dopo la presentazione, Gabriele Paparelli andrà regolarmente a vedere Lazio-Cagliari: "Come sempre in Curva Nord, nel settore ex distinti, dove sicuramente sarebbe andato anche papà. Con me porterò un fiore: lo deporrò sotto la targa affissa dal Comune di Roma e dai ragazzi della curva a perenne memoria di Vincenzo Paparelli."

L'autore:

Maurizio Martucci (Roma 1973) laureato in Storia Contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", laureato in scienze e tecnologie della comunicazione presso l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza". Giornalista, scrittore, autore di saggi di storia contemporanea. Tra gli altri ha pubblicato "Nobiltà ultras dal 1900" e "11 NOVEMBRE 2007, l'uccisione di Gabriele Sandri una giornata buia della Repubblica". Curatore della postfazione di "Una vita da Lazio". Sta per uscire un suo libro su mostre e musei del calcio nel mondo.

www.lalaziosiamonoi.it



Denunciati 31 ultra' del Viareggio
Avevano preso a sprangate i tifosi della Lucchese il 4 ottobre

(ANSA) - VIAREGGIO, 24 OTT - Trentuno tifosi del Viareggio, di cui due minori, sono stati denunciati per gli incidenti del 4 ottobre con i tifosi della Lucchese. In una piazzola di sosta fra Arezzo e Sansepolcro i tifosi viareggini, armati di spranghe, hanno danneggiato un'auto e un pullman dei sostenitori della Lucchese. Tra le due tifoserie c'e' una storica rivalita', che negli ultimi tempi si e' fatta piu' accesa. Nei confronti di tutti dei 31 tifosi sono state avviate le procedure per il daspo.
 
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view post Posted on 26/10/2009, 12:35




Ma come, col lutto che hanno avuto in città a giugno, ancora covano rancore per altri ultras?
 
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Capello: "Qui in Italia comandano gli ultrà"
Abete: "Non è vero"
Petrucci: "Solo parole"

Lo ha affermato l’attuale ct della nazionale inglese a Coverciano in occasione del seminario ‘Il calcio e chi lo racconta'. E ricorda: "Una volta quando allenavo in Spagna uno spettatore mi tirò una pallina di carta e fu subito buttato fuori". Pronta la risposta del presidente della Figc. In disaccordo ancle Petrucci presidente del Coni
Coverciano, 26 ottobre 2009 - "Qui in Italia comandano gli ultrà". Lo ha affermato l’attuale ct della nazionale inglese Fabio capello a Coverciano in occasione del seminario ‘Il calcio e chi lo racconta'.
"Purtroppo gli ultrà fanno tutto quello che vogliono. Allo stadio si può insultare tutto e tutti", ha insistito Capello, "in Spagna c’è grande rispetto e le famiglie vanno allo stadio con i propri bambini: è un altro mondo".
E ricorda: "Una volta uno spettatore mi tirò una pallina di carta e fu subito buttato fuori. Gli stadi in Spagna sono di proprietà e quindi possono essere strutturati come si vogliono. In Inghilterra gli stadi sono pieni, c’è voglia di andarci, non succede mai niente e gli steward svolgono un ruolo perfetto. Mi rammarico molto di quanto sta succedendo in Italia, il declino sarà sempre più evidente, basterebbe solo applicare la legge. Bisogna prendere una decisione da parte delle autorità e dei club affinchè la gente torni negli stadi e questi siano più accoglienti".
"Cassano? In un certo senso il mio tormentone l’ho anch’io ed è Owen". Così il ct della nazionale inglese Fabio Capello risponde alla domanda sull’eventualità di convocare il talento barese in nazionale azzurra. "Quindi - continua - io mi tengo il mio e Lippi si tenga il suo. La nazionale italiana? Non mi ha mai affascinato come questa avventura in Inghilterra".
Il commissario tecnico della nazionale inglese Fabio Capello è tornato oggi sulla vicenda della sfuriata nei confronti di un giocatore scoperto a inviare un sms. Per la stampa inglese il giocatore in questione era Emile Heskey attaccante dell’Aston Villa.
"Sono entrato in ritardo - spiega - c’era il buffet e c’erano dei coperchi sopra i vassoi. Mi sono girato e ho visto due giocatori che stavano mandando degli sms e gli ho detto ‘vi chiedo tanto di stare un’ora senza telefonini?’. In quel momento mi è caduto il coperchio. Tutto qui".
(AGI/ITALPRESS)


ABETE RISPONDE: "NON E' VERO'
"Non è vero che in Italia comandano gli ultrà". È questa la risposta del presidente della Figc Giancarlo Abete alle dichiarazioni dell’attuale ct della nazionale inglese. "Alcune volte l’immagine che si trasferisce del nostro tifo può essere tale da confondere il comportamento di pochi, col comportamento di tanti. I risultati dimostrano che gli episodi di violenza sono diminuiti. La tessera del tifoso è una opportunità importante per le stesse società, Se colori i quali hanno problemi con la giustizia non sono d’accordo non è un problema".
Abete risponde a Capello anche sulla dichiarazioni che non ha mai pensato di allenare gli azzurri: "Penso che per un allenatore italiano non ci sia maggiore soddisfazione di guidare la nazionale. Era stato contattato Capello? No,non mi risulta, la decisione del dopo Donadoni è stata quella di puntare al tecnico che ci ha fatto vincere i mondiali".
(AGI/ITALPRESS)


PETRUCCI: "FACILE PARLARE DALL'ALTO"
"Comandano gli ultrà? Assolutamente no". È la risposta del presidente del Coni Gianni Petrucci al ct della nazionale inglese Fabio capello.
"Capello ha allenato in Italia, sono un suo amico, e non mi va che quando si è all’estero si danno dei giudizi sul proprio paese. Sono dichiarazioni che non mi entusiasmano e che lasciano il tempo che trovano. È facile parlare dall’alto".
Sul premio Facchetti assegnato a Prandelli dice: "È stato un esempio per tutto lo sport e Prandelli è un erede di Facchetti. L’ho visto nelle sue dichiarazioni. Prandelli merita questo riconoscimento. Come lo vedrei sulla panchina dell’Italia? Oggi non potrei vederlo, tra l’altro c’è Abete e Lippi gode della nostra stima e fiducia. Noi abbiamo i migliori tecnici del mondo".

(AGI/ITALPRESS)
 
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Derby salentino all’insegna dell’amicizia e della correttezza, complimenti ai tifosi
I supporters delle due squadre hanno offerto un bell’esempio di sportività dal Salento in un contesto nazionale. La Curva Sud gallipolina ha incitato fino alla fine, mentre la Nord continua il silenzio a oltranza.

A fine partita tifosi ionici delusi dal risultato e dall’andamento dell’incontro, mentre i sostenitori del Lecce fanno comunque i complimenti agli avversari. Il prossimo derby del Salento si giocherà a marzo
E’ stato il derby della correttezza. Fuori dallo stadio tifoserie amiche, dentro ognuno a tifare assiduamente per la propria squadra, con il coro “ci nu zumpa è ‘nu barese” che ha accomunato un po’ tutti all’inizio. Davvero un bell’esempio di sportività dimostrato dal Salento in un contesto importante e nazionale.
Ci si aspettava una discreta cornice di pubblico, ma di questi tempi ci si deve accontentare di vedere un Via Del Mare con due curve comunque abbastanza piene, bassissima l’affluenza nelle tribune. In Curva Sud i supporters gallipolini hanno incitato la propria squadra dall’inizio alla fine, mentre in Curva Nord i tifosi del Lecce continuano a rimanere in silenzio in segno di protesta dopo i fatti giudiziari che negli anni hanno interessato molti di loro, gli “Ultrà Lecce” ritengono che sia in atto una repressione mirata nei loro confronti. Indubbiamente a Lecce c’è una tolleranza di gran lunga minore che in altre città, che ha prodotto conseguenze davvero molto discutibili nel corso degli anni, come quella di vietare di entrare delle bandiere oltre determinate misure in centimetri, sequestrandole addirittura ai bambini. Ma questa è già una vecchia storia, ormai la gente si è adeguata a questo tipo di restrizioni, rinunciando del tutto ad andare al “Via Dell’Alcatraz”, come in tanti lo hanno ribattezzato, e rimanendo a casa. Il problema è che se questa partita si fosse giocata qualche anno fa, avremmo avuto sicuramente più spettatori presenti e un maggiore spettacolo sugli spalti. Oggi è diventato complicato anche solo portare colore al Via Del Mare, come se fosse quello il problema della sicurezza negli stadi.
Tornando a ieri, in campo si è visto un primo tempo abbastanza equilibrato, poi nella ripresa è arrivato il gol del Lecce e, nonostante l’immediata reazione da parte del Gallipoli, nell’ultima parte di gara la formazione ionica è parsa stanca e un po’ sfiduciata. A quel punto il Lecce è andato a segno altre due volte ed ha chiuso definitivamente il discorso.
A fine gara i tifosi gallipolini esternano in internet tutta la loro delusione per la prestazione offerta dalla loro squadra. Nei forum dei tifosi molti commenti di critica verso i calciatori, accusati di non aver giocato con il giusto carattere, e c’è anche chi consiglia a Giannini di abbandonare il modulo con tre difensori e di schierare un assetto tattico più offensivo. Neanche l’arbitro ha convinto più di tanto, in effetti al Gallipoli doveva essere assegnata una punizione dal limite con sanzione per il giocatore del Lecce autore del fallo, ma Brighi ha lasciato correre e per giunta ha ammonito il capitano del Gallipoli protagonista dell’azione.
Sull’altra sponda giallorossa c’è naturalmente entusiasmo per la vittoria del Lecce e messaggi di incoraggiamento anche per il Gallipoli per il proseguio del campionato. C’è anche chi invita a non esaltarsi troppo, perché il vero Lecce sarebbe quello del primo tempo e non quello del secondo. Per il derby del Salento ci si rivede il 27 marzo 2010, per il ritorno.

www.ilpaesenuovo.it

 
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Curva Nord Pisa
Homeless, l’«Sds» ringrazia

«UN GRAZIE di cuore, sentito e tutt’altro che formale, alla Curva Nord ‘Maurizio Alberti’ che ha promosso la campagna a supporto di progetto “Homeless”, e ai tanti tifosi del Pisa che vi hanno aderito». Così Maria Paola Ciccone, presidente della Società della Salute, prende carta e penna per esprimere gratitudine alla tifoseria nerazzurra che, domenica scorsa, ha promosso una raccolta destinata all’acquisto di coperte e sacchi a pelo per le persone senza dimora, materiale che andrà ad aggiungersi a quelli solitamente messi a disposizione dal Comune di Pisa e dalle realtà del terzo settore e dall’associazionismo. «I quasi duemila euro raccolti sono certamente una cifra significativa — continua la presidente —, ma non sono affatto stupita perché i tifosi nerazzurri non sono nuovi a iniziative del genere: ancora una volta hanno dimostrato che lo sport, e il calcio in particolare, possono essere anche veicolo d’importanti gesti di solidarietà».
la nazione

una gran bella cosa!
visto che in inverno i posti letti nelle strutture di accoglienza non bastano mai...bravi!
 
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SPORT, CALCIO: CHE VERGOGNA VARESE!
(ma. ser. 2/11) - Parole d'ordine in queste annate: "fair play, rispetto dell'avversario, repressione della violenza negli stadi". Bah. Sarà che quello che vediamo la domenica non è esattamente ciò che ci viene detto, ma di questi termini sui campi di calcio almeno per ora se ne fa un uso che definire quantomeno discutibile è oltremodo riduttivo. O almeno, per essere più chiari, dipende dalle coordinate geografiche del campo in cui ci troviamo.
Ad Alessandria per rendere agibile uno stadio ci sono voluti mesi di litigi, polemiche, scaricabarile tra Comune, Società, Istituzioni varie per ottenere il risultato di un Moccagatta con una media spettatori quasi più bassa della serie D 2007/2008, in una città che l'anno scorso ha toccato picchi di 6000 persone in Seconda Divisione. A Varese la media spettatori non è mai stata più alta rispetto a quella di casa nostra, neanche lo scorso anno, dove una squadra che ha vinto la Seconda Divisione ha passato quota 5000 spettatori solo quando i biglietti sono stati posti a prezzi simbolici, al contrario di Alessandria, dove di pubblico ce n'è sempre stato e sempre ce ne sarà.
Ma la cosa che fa più arrabbiare (e non ci andiamo pesante per ovvi motivi), è che in certi posti le leggi non sono uguali per tutti.
Ad esempio viene lecito chiedersi perchè Alessandria debba avere le aree di prefiltraggio, in aggiunta ad un assedio di steward che controllano come un aeroporto i varchi d'accesso dello stadio Moccagatta. A Varese in tribuna di steward ce n'erano? Noi ne abbiamo visti pochini. Per non dire quasi zero. E nessuno di questi signori, che a detta di Istituzioni e Federazioni varie dovrebbero garantire la sicurezza negli stadi si è degnato di intervenire per cercare di calmare gli animi sugli spalti nei confronti di qualche spettatore che in maniera poco ortodossa non ha fatto altro che insultare tutto e tutti, inclusi dirigenti e giocatori avversari per tutta la partita. Facile fare così quando a giungere dal capoluogo alessandrino sono ben 2 tifosi nel settore ospiti (a proposito, la tanto acclamata "Tessera del Tifoso" continua ad essere un flop, visto che una città con un potenziale di pubblico di 6-7000 persone come Alessandria ne vanta ben 120..). Evviva il rispetto dell'avversario. Quello che in tribuna stampa lo speaker dello stadio Ossola ci riserva al 93° quando Pisano segna il gol del vantaggio. Gestacci che per chi segue la squadra sia per lavoro che per passione (e in tribuna stampa dalle nostre parti gente tifosa dei Grigi ce n'è tanta) dà anche un "tantinello" fastidio. Perchè ci sta l'esultanza, la goduria per la vittoria che arriva in un modo quantomeno rocambolesco, ma i gestacci, il sentirci dire che siamo abituati a frequentare delle stalle, eh no, questo ci pare francamente troppo. Specialmente se pensiamo che un anno fa qualche signore ebbe il coraggio di dirci che Bolla aveva simulato la caduta che gli è costata 9 mesi di infortunio.
Se poi consideriamo che questo atteggiamento arriva dopo una vittoria discutibile, in una tribuna stampa dove c'è stato solo qualche mugugno per la direzione arbitrale da parte di qualche collega alessandrino (che ne aveva ben donde...), viene lecito chiedersi dove si stia giocando: a Varese o in una terra lontana dall'Italia, che gode di qualche privilegio "strano" a noi oscuro? Si parla tanto di eliminare la violenza negli stadi, di sicurezza. Ma qui è ben diverso il concetto: manca la cultura di chi rispetta l'avversario, perchè lo ripetiamo, anche il sottoscritto quando l'Alessandria vince gioisce, ma di sicuro non riserva gestacci di ogni tipo e natura al primo malcapitato avversario che passa in tribuna stampa al Moccagatta. E' un po' da dilettanti fare così. Forse è per questo che ci è stato chiesto "Che giornalisti siete?".
E se abbiamo fatto visita alle stalle, beh, vorrà dire che ieri ne abbiamo vista una davvero bruttina considerati gli inquilini che la frequentano.

http://www.agenfax.it/content/view/26575/47/


p.s. nell'alessandria gioca fabio artico, approdato ad alessandria nel 2007, con l'alessandria in D, ha contribuito in modo importante portarla in c1, poteva essere il nostro mancini, mi è sempre piaciuto questo atipico.
nel varese gioca buba buzzegoli, chi è? basta ricordare empoli pisa....
 
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view post Posted on 10/11/2009, 19:03
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Bologna, Il tifo si divide La curva contro il resto dello stadio
Accuse di brutture passate al mondo del calcio, aperta polemica con i Menarini e “l’altro pubblico dello stadio”. Domenica di ordinaria contestazione per la curva Bulgarelli che durante il minuto di silenzio per la scomparsa di Stefano Chiodi ha esposto lo striscione che recitava: “Con l’abuso di farmaci e trasfusioni avete avvelenato i nostri campioni. Ciao Stefano”. Dopo il fischio d’inizio arrivano i cori contro la proprietà: l’ormai classico “Noi non siamo amici di Moggi”, poi “Chi non salta Menarini è”, “Menarini v…”, e “ci avete rotto…” mutuati dalla gara casalinga col Siena, quando la contestazione era cominciata.
Poi qualche mugugno per Lanna e soprattutto i cori contro il resto dello stadio: “Canta con noi pubblico di m…”. E’ la vendetta della curva, che contro il Siena era stata contestata dalla tribuna per i fischi a Mudingayi e Lanna e i cori alla proprietà. La gara di ieri ha quindi sancito una spaccatura tra i tifosi rossoblu. O meglio tra i reparti: la curva e il resto dello stadio. Unite dal Bologna ma separate dalla visione sull’operato della società.

Il Resto del Carlino
 
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view post Posted on 12/11/2009, 20:31
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VENT'ANNI FA LA MORTE DI NAZARENO FILIPPINI
18 Ottobre 2009

Prima di Ascoli-Torino, la tifoseria bianco-nera ha ricordato Nazareno Filippini, tifoso ascolano morto vent'anni or sono dopo gli scontri con la tifoseria interista. Molto bello questo servizio tratto da "SFIDE", che ci fa ricordare quel triste episodio.
 
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view post Posted on 14/11/2009, 06:51
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NON C’E’ LIMITE ALL’IDIOZIA: DALLA CURVA GROSSETANA CORI CONTRO DE LUCA
La storia non si può cambiare e ancora una volta il Grosseto ha dovuto chinare la testa davanti ai colori bianconeri. Questo dice la storia, questo conferma l’attualità.
Sognavano San Siro i baldi tifosi che hanno seguito i torelli nella trasferta di Siena, si dovranno accontentare di vederlo in televisione. Come hanno fatto fino ad oggi.
Non gli è stato sufficiente incontrare, al gran completo, una squadra falcidiata da infortuni, convocazioni in nazionale e influenza. Hanno retto un tempo e poi sono crollati sotto i colpi della Robur. E la storia si ripete.
L’avevano definita la partita del secolo, la madre di tutte le battaglie e altre amenità che appartengono a chi, nonostante gli sforzi, non riesce a staccarsi di dosso l’etichetta di parvenu nel calcio di un certo livello.
Si erano messo il vestito bono, ma le ginestre alle scarpe hanno tradito, ancora una volta, la mentalità di una tifoseria che vive e subisce giornalmente il complesso “Siena”.
Il vestito bono era rappresentato dal buon numero di maremmani presente al Rastrello, le ginestre alle scarpe quei cori idioti a cui la curva bianconera, ancora una volta superiore, non ha minimamente risposto.
Cori scontati, che non sentivamo dai tempi della serie C2, ad eccezione di uno che merita un discorso a parte.
Intonare e più di una volta un coro contro chi non c’è più, Paolo De Luca, è la dimostrazione che non solo stiamo parlando di una tifoseria risibile –almeno una parte di essa - ma, sicuramente, idiota.
Con quel coro non si è mancato di rispetto verso il Siena o i suoi tifosi, si è offesa la memoria di un grande dirigente, un eccellente uomo, che merita il rispetto di tutti, anche delle tifoserie avversarie, quanto meno perché non è più tra noi.
Non tutti i presenti nel settore ospiti si sono accodati al coro lanciato da quel gruppetto che si è distinto anche per il lancio di fumogeni e petardi, evidentemente anche tra i tifosi del Grosseto ce ne sono molti che la pensano come noi e che giudicano “idioti in libera uscita” questi campioni di civiltà.
Erano 1206 i maremmani presenti, più o meno quanti erano a Livorno nella partita decisiva dei play-off della passata stagione e questa la dice tutta su come sia insuperabile, per loro, lo storico complesso di inferiorità verso il Siena.
A Livorno si sono giocati e hanno perso la promozione in serie A, questa sera hanno perso il tanto agognato (da loro) San Siro e la faccia. Ma questa non è che la storia che si ripete. (nn)

http://www.sienaclubfedelissimi.it
 
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silviobaldini
view post Posted on 15/11/2009, 18:59




CITAZIONE (Zeman! @ 14/11/2009, 06:51)
appartengono a chi, nonostante gli sforzi, non riesce a staccarsi di dosso l’etichetta di parvenu nel calcio di un certo livello.

Ma proprio loro parlano ? essere da qualche anno in serie A dopo una vita in C o peggio gli permette di dire questo ? Neanche fossero il Real Madrid.

CITAZIONE (Zeman! @ 14/11/2009, 06:51)

Con quel coro non si è mancato di rispetto verso il Siena o i suoi tifosi, si è offesa la memoria di un grande dirigente, un eccellente uomo, che merita il rispetto di tutti, anche delle tifoserie avversarie, quanto meno perché non è più tra noi.

Mi sbaglio o contro De Rossi hanno fatto la stessa cosa insultando il suocero morto ?

La coerenza, questa sconosciuta.

A me mi stanno sulle palle pochissime squadre, ma spero proprio che quest'anno retrocedano (se poi insieme a loro va di sotto il Catania allora è stappo lo spumante, che è di già in fresco).
 
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view post Posted on 16/11/2009, 09:33
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l'autocritica è una cosa sconosciuta ai più.
più semplice accusare gli altri, più comodo minimizzare quando si deve guardare in casa propria.
 
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99 replies since 22/10/2009, 06:31   2224 views
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