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Gli stadi della memoria, Luoghi che raccontano un calcio che non c'è più

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balcan123
view post Posted on 5/11/2010, 12:52 by: balcan123
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Lo stadio di Novara costruito nel 1931, l'impianto conosciuto come Stadio littorio che ha visto i migliori anni della storia Novarese e dove ha giocato l'ineguagliabile Silvio Piola.
Nel pomeriggio dell’11 gennaio 1976, il vecchio stadio di viale Alcarotti di Novara (prima Littorio poi Comunale) chiuse i battenti, lasciando come ricordo i dodici campionati di Serie A disputati dal Novara.

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Curiosità storiche - Stadio di Novara

State lontani dallo stadio” raccomandavano le mamme preoccupate. “Non avvicinatevi per nessun motivo, è pericoloso”.

– La guerra -sono passati più di 60 anni- ha mostrato anche aspetti curiosi, inconsueti, comunque terribili.
Lo stadio comunale di via Alcarotti fu trasformato, per alcuni giorni del 1945, in un campo di concentramento


Per esempio, dal 28 aprile 1945 al 20 maggio dello stesso anno, lo stadio comunale di Novara, dove solitamente si giocava a calcio, venne trasformato di botto in un campo di concentramento!
Il Torneo benefico lombardo, allora in piena attività, era stato opportunamente sospeso, causa l’incalzare degli eventi. La progressiva ineluttabile ritirata delle truppe tedesche, l’avanzata irresistibile delle armate Alleate, le continue scorribande dei partigiani che fra il 25 e 26 aprile 1945 si impadronivano delle principali città del Nord, avevano determinato una situazione nuova, attesa in maniera angosciosa ma anche con tanta speranza dalla popolazione.

Era la Liberazione, che sarà tradizionalmente festeggiata il 25 aprile.

Successe che un folto gruppo di fuggiaschi, 1700 persone circa, si era formato a Vercelli nella giornata del 26 aprile. Guidava questa colonna il prefetto di Vercelli Michele Morsero. La componevano in prevalenza ufficiali e soldati di battaglioni della Repubblica Sociale Italiana, oltre a qualche persona convolta con il fascismo repubblicano, qualche famiglia con donne e bambini (pochi). L’idea era quella di raggiungere il ridotto nella Valtellina dove si vociferava fosse stata organizzata l’ultima resistenza del fascismo morente.

La colonna non attraversò Novara, che era già in mano ai partigiani di Moscatelli. Fece un giro più largo con l’intenzione di passare il Ticino sul ponte di Oleggio. Ma a Castellazzo Novarese, la colonna Morsero fu intercettata e bloccata da gruppi di partigiani che ormai presidiavano tutta la provincia novarese. Era il 27 aprile 1945, e i fuggiaschi furono tenuti sotto controllo nel vetusto castello di Castellazzo, diventato fattoria contadina.

Il giorno dopo, il 28 aprile, fu deciso di trasferire tutta la colonna a Novara, a piedi, lungo la strada della Valsesia. I prigionieri -perchè ormai erano considerati come tali- vennero fermati in largo san Martino e lungo la via Pietro Micca, in attesa di trovare una soluzione che si presentava ardua e non facile. Infatti, le carceri del Castello Sforzesco erano stracolme, e poi il volume della colonna Morsero (1700 uomini circa) era tale da preoccupare.

“Dove la mettiamo tutta ’sta gente?”

Michele Morsero

Michele Morsero, fotografato poco prima di essere fucilato

Alla fine si trovò una soluzione di emergenza ma efficace. La colonna Morsero venne raggruppata nello stadio comunale dove il Novara giocava le sue partite di calcio; le donne e le famiglie invece trovarono rifugio presso l’asilo e le scuole elementari di San Martino. Un altro gruppo di fuggiaschi fu portato alle scuole Ferrandi.

Quello che accade in quei venti giorni di prigionia è narrato in un bel volume scritto dal milanese Pierangelo Pavesi che, a suo tempo, ha intervistato alcuni dei superstiti di quei giorni terribili.
Alcuni prigionieri furono prelevati dallo stadio e portati alla morte, con documenti di prelievo spesso fantomatici; qualche cadavere galleggerà nei giorni successivi nelle acque del canale Cavour.
Un folto gruppo di circa cento persone, con il prefetto Morsero, verrà condotto a Vercelli e condannato a morte nel manicomio di quella città con una tremenda carneficina.
Alcuni prigionieri riuscirono nottetempo a scavalcare le mura di cinta dello stadio.

Accadde di tutto in quei venti giorni post-Liberazione.

Lo stadio di calcio del Novara fu ridotto in condizioni pietose dagli oltre mille prigionieri fascisti, che potevano disporre soltanto di tre gabinetti e di altri servizi molto precari. Mancava anche l’acqua, mentre un po’ di cibo sommario (pane e gorgonzola) fu distribuito ai prigionieri da alcune donne novaresi guidate da Rina Musso che aveva attinto le provviste grazie all’organizzazione del Vescovo Leone Ossola (la cosiddetta “Carità del Vescovo”).

I partigiani vigilavano sui prigionieri con alcune mitragliatrici piazzate sulle tribune e sulle gradinate popolari, mentre l’intera cinta dello stadio era stata attrezzata con robusto filo spinato.

A noi ragazzi, che abitavano nei pressi dello stadio, era stato proibito di avvicinarsi all’impianto sportivo. In ogni caso, guardavano quel che si poteva vedere dall’alto del mercato coperto, dalla parte della via Marconi. E non era certamente un bello spettacolo.

In quei venti giorni di disastro furono distrutti gli archivi cartacei di Novara calcio, Sparta e Pro Novara che avevano le loro sedi sotto le tribune e le gradinate. Anche tutti i servizi e il campo da gioco, dopo l’evacuazione di tutti i prigionieri verso altri campi allestiti dagli Alleati, apparivano in uno stato pietoso.

La prigionia finì il 20 maggio, e ci volle del tempo per ripulire lo stadio comunale di Novara da tutte gli escrementi e i rifiuti che si erano accumulati in quei giorni di internamento.

Quello stadio, inaugurato nel 1931, teatro di gioiosi e appassionati spettacoli sportivi di calcio, ciclismo, atletica leggera, ginnastica, equitazione, aveva subito l’oltraggio di trasformarsi, suo malgrado, in campo di concentramento.

I tempi erano quelli. Dopo il risanamento dello stadio, tutti ci rallegrammo quando il Novara calcio potè concludere il suo torneo lombardo battendo nettamente la squadra del Meda, con tre gol di Silvio Piola. Il calcio, lo sport, erano tornati padroni del campo di calcio. E questa fu una bella notizia. La guerra era veramente finita.
 
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14 replies since 1/11/2010, 11:56   3529 views
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