| Corsi affida l’Empoli a Sarri «Questione di filosofia» Il presidente spiega la scelta del nuovo allenatore e annuncia tanti cambiamenti L’allenatore non nasconde l’entusiasmo: «Questa è una grande opportunità» Nessun colpo di scena, almeno stavolta. Sarri doveva essere e Sarri è. Maurizio Sarri, per la precisione, nella tarda mattinata di ieri è diventato il nuovo allenatore dell’Empoli.Ha firmato un contratto annuale, direttamente nella pancia del Carlo Castellani, e si è subito messo all’opera con una riunione-fiume (dalla mattinata all’ora di cena) con il direttore sportivo Marcello Carli e, per qualche ora, con il presidente Fabrizio Corsi. Ed è proprio il massimo dirigente - in attesa della presentazione che dovrebbe essere fissata per lunedì prossimo - a spiegare i motivi della decisione. «Abbiamo scelto Sarri – spiega Corsi – per la sua filosofia del lavoro, che è quella che vogliamo riportare a Empoli, e anche per il suo entusiasmo. Dopo una stagione travagliata come quella appena conclusa neavevamodavvero bisogno». Entusiasmo e filosofia, insomma, anche se la parola chiave ora sembra un’altra: rinnovare. «Cambieremo molto – conferma il presidente – a livello di organico. Certo sarà il mercato a dirci come intervenire, ma vogliamo costruire una squadra che corra, che corra tanto, che corra più degli altri. E su questo siamo in assoluta sintonia con il mister. Ora dovremo essere bravi a mettergli a disposizione i giocatori adatti, gente che abbia fame». Discontinuità, dunque, rispetto all’anno scorso. «Nell’ultima stagione gli errori commessi sono stati tanti. E il primo– sottolinea il massimo dirigente – è quello di aver costruitounasquadrache almassimo riusciva a tenere i ritmi degli altri ». Ora, però, il nuovo triumvirato Corsi-Carli-Sarri, vuole voltare pagina. «E dovremo essere bravi - aggiunge il presidente – e ricreare quel modellodi mentalità e di regole che ci aveva portato ai nostri massimi livelli. Nel nuovo gruppo, questo è sicuro, ci saranno almeno una quindicina di elementi fra i 22 e i 23 anni di età e sarà assolutamente necessariocostruire un percorso che favorisca la loro crescita. È una cosa che nel tempo abbiamo un po’ perso, ma ora è necessario tornare a un passato neanche troppo remoto». E, anche per questo, secondo presidente e direttore sportivo serve un tecnico come Sarri. «È una persona che vive di calcio – prosegue Corsi – interpreta il suo ruolo 24 ore su 24 ed è proprio quello che volevamo. Cercavamo una persona disposta ad andare a letto pensando all’Empoli, dopo aver lavorato tutto il giorno per l’Empoli, e che si svegli al mattino pensavo all’Empoli. Pensiamo di averla trovata, anche perché questa è un’opportunità importante per noi, che dobbiamo ricostruire, ma anche per la sua carriera». E, di questo, Sarri sembra essere decisamente consapevole. Il nuovo tecnico azzurro, infatti, ieri ha rilasciato poche dichiarazioni standard. Aspettala presentazione per farsi conoscere e far conoscere le sue idee (comunque i suoi moduli di riferimento sono sempre stati il 4-2-3-1, il 4-4-1-1 o il 4-4-2), ma intanto si lascia sfuggire le consuete frasi d’insediamento. «Ovviamente sono molto felice di essere l’allenatore dell’Empoli – spiega – per me è una grande opportunità ». il tirreno
L’ex bancario che h apreferito la sfida del pallone al posto sicuro Su internet c’è già chi lo ha ribattezzato il Mario Monti azzurro. Un colpo di fantasia, è chiaro, ma che in qualche modo rende l’idea. Anche Maurizio Sarri, nel suo piccolo, proviene proprio dal mondo del banche. E se al primo ministro tocca l’arduo compito di risanare i conti dell’Italia, il tecnico valdarnese (che è nato a Napoli praticamente per caso) ha quello di far tornare quelli dell’Empoli. Il campo, ovviamente, sarà il giudice del suo lavoro. Ma prima di vederlo all’opera non si può che segnalare come il nuovo timoniere sia davverounpersonaggio.Dall’ufficio al pallone. Lo dimostra proprio la scommessa che Sarri ha fatto su stesso all’alba del nuovo millennio. Allenava già da qualche anno, fra i dilettanti, ma dopo Stia, Faellese, Antella, Valdema e Togoleto ecco la grande occasione: la Sansovino. E qui Sarri, molla tutto. Omeglio, lascia il posto da bancario (e pare che fosse qualcosadi più di un semplice impiegato) per sposare la sua sua passione, il calcio, anima e corpo. D’altra parte lo sport ce l’ha nel sangue, visto che il padre è stato un ciclista professionista. E comunque la sua sfida Sarri la vince, perché in 3 anni porta laSansovino dall’Eccellenza all’allora C2 vicendo pure la Coppa Italia di D. Sempre l’inizio di una carriera folgorante. Nel 2003 passa alla Sangiovannese e vince ancora il campionato. Attira le attenzioni di tutti, comprese quelle dei dirigenti azzurri che spediscono alcuni osservatori a seguire i suoi allenamenti per diversi giorni. Diventa uno dei candidati per raccogliere l’eredità di Silvio Baldini, dopo la salvezza in A,mapoi i dirigenti scelgono la soluzione interna promuovendo il vice Daniele Baldini e le strade si separano. Sarri, infatti, assaggia la B a Pescara, 11º con unasquadra ripescata in extremis, poi inizia a girare: Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento. Fortune alterne, anche se forse sonopiùombreche luci. Dedizione totale. Quello che non cambia è l’approccio di Sarri al lavoro. Una dedizioneassoluta. Una delle caratteristiche che sono piaciute all’Empoli, infatti, è il suo impegno extra campo. Sarri, infatti, sfrutta anchela tecnologia eha nel suo pc un file dove raccoglie le caratteristiche - tecniche e non - di migliaia di giocatori. Le scommesse. Sarri è anche uno dei pochi tesserati usciti puliti dal primo processo sulle scommesse. Era stato deferito per una frase rivolta al suo vice in panchina durante una delle gare incriminate nel Grosseto: «ma quando la pareggiamo questa partita?». Un po’ poco, infatti, la Commissione disciplinarelo ha assolto - grazie anche al suo accorato intervento nel corso del processo di poche settimane fa, e l’accusa, ovvero il procuratore federale Palazzi, non ha presentato neanche ricorso (sebbene in precedenza avesse chiesto 1 anno di stop). Storia chiusa, insomma. (d.b.) il tirreno
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